Fonte: Comunicato stampa

In questi ultimi mesi uno dei temi caldi del dibattito politico in città è l’investimento che la Baker Huges intende realizzare nel nostro porto, investimento che può segnare il futuro dello stesso. Una tematica come questa, quindi, non può essere uno scontro tra tifosi. Insediamento si, insediamento no, insediamento sulla banchina, insediamento nel retroporto, insediamento nella zona industriale.

Così facendo, ancora una volta,  dimostreremmo un approccio approssimativo e l’atavica incapacità di affrontare complessivamente le questioni. Il tema porto può riguardare solo il comune di Corigliano Rossano? Oppure deve interessare, non solo questa parte di territorio, ma l’intera Calabria? Abbiamo una visione ampia delle problematiche e una politica di sviluppo socio-economico, in particolar modo per l’area vasta della Sibaritide? Crediamo veramente che la città unica deve essere il punto da cui ri-partire, la forza centrale e unificante che ci permetta di guardare con speranza al futuro? Oggi non è più il momento, se mai lo è stato, di pensare alla città normale. Corigliano Rossano deve farsi città, deve andare verso un grande progetto, deve esercitare il suo ruolo di leadership, programmare e disegnare, in sinergia con gli enti sovracomunali, UN PROGETTO COMPLESSIVO DI SVILUPPO SOSTENIBILE E DUREVOLE PER LA VASTA AREA DELLA SIBARITIDE. Progetto all’interno del quale per il porto, considerando le funzioni per le quali è stato pensato, venga trovata una soluzione razionale, sostenibile e economicamente conveniente per tutti gli attori in campo, volta a creare nuovi posti di lavoro e dare impulso all’economia, nel rispetto delle vocazioni territoriali. Per affrontare, infatti, in maniera seria la questione, bisogna partire dal ruolo del porto e lo stato dell’arte in cui versa, considerando la vocazione del territorio e il progetto proposto da Baker Huges, e capire se, quest’ultimo, va con questo in contrasto. Il nostro porto è classificato di categoria II e classe III con funzioni: commerciali, industriali, petrolifera, peschereccia, turistica e da diporto. E’ una delle poche infrastrutture realizzata nel nostro territorio, una grande opera che da oltre quarant’anni è ferma, vuota, fatta salva la modesta funzione commerciale di minerali e cereali nella darsena 1 e l’attività di pesca e diportistica nella darsena 2. Una infrastruttura con deficienze macroscopiche come la mancanza di collegamento alla rete ferroviaria, alla zona industriale nonché le carenze di dotazioni impiantistiche. Le risorse principali del nostro territorio sono indubbiamente: l’agricoltura, i beni paesaggistici e quelli storico-culturali che, di per sé, dovrebbero portare sviluppo e turismo ma, purtroppo, stentano a produrre benessere per la sostanziale incapacità di valorizzarle. Ovviamente da sole non bastano, in una società tecnologicamente avanzata e sempre più competitiva, per garantire lo sviluppo del territorio. Ad esempio, una delle evidenti mancanze che scontiamo, a proposito di agricoltura, è l’assenza del ciclo di trasformazione dei prodotti agricoli locali che, venduti come materia prima, ci ritornano come prodotti finiti, lasciando ad altri il valore aggiunto dalla trasformazione. Per non parlare della inadeguatezza dell’intero sistema e delle politiche finora adottate, per rendere l’attività turistica diversificata fra le varie tipologie di interesse: balneare, montano, paesaggistico, enogastronomico, religioso, storico e culturale. In fin dei conti, motivare i turisti a venire nel nostro territorio nell’arco dell’intero anno. La nostra economia risente di questo e di altro. Come non vedere che il locale sistema produttivo è relegato nell’ambito delle piccole imprese, incapace di generare ricchezza diffusa e occupazione, con la conseguenza di tenere il territorio, nonostante le sue enormi potenzialità, nel suo cronico sottosviluppo, costringendo tanti giovani a lasciare la nostra terra? Nel merito la Baker Huges propone un progetto di assemblaggio di semilavorati, non vi è alcuna produzione, in sostanza arrivano i pezzi da assemblare, che vengono poi sabbiati e verniciati e, infine, per la loro grande dimensione, trasportati via mare. Le lavorazioni previste emettono fumi all’interno dell’ambiente lavorativo, nella fase di saldatura e verniciatura, neutralizzati attraverso un sistema di aspirazione, ventilazione e filtraggio, capace di mantenere condizioni ottimali di lavoro e impedirne la dispersione nell’ambiente esterno. È evidente che l’intervento proposto, in termini di impatto e inquinamento è compatibile, risultando davvero bassi i rischi, per i quali sarà, comunque, necessario attivare i dovuti controlli. Ricapitolando: abbiamo un porto dalle grandi potenzialità inespresse, una società che ha interesse a investire, un territorio economicamente depresso e, soprattutto, tante risorse naturali da valorizzare. Spetta a noi ora guidare un percorso e un processo capace di riempire e rafforzare le funzioni e il ruolo del porto, come volano di sviluppo per questa parte di Calabria, in maniera tale da dargli l’importanza che merita, maggiore attrattività e interesse, consentendo altri possibili investimenti. Si può ignorare tutto questo? Il vero nodo da sciogliere è riuscire a rendere compatibili, come sopra chiarito, le varie funzioni del porto con le vocazioni del territorio, il rispetto dell’ambiente e uno sviluppo economico-occupazionale. Al fine di risolvere i problemi burocratici Regione, Comune e Autorità Portuale si siedano attorno ad un tavolo e, nello spirito della leale collaborazione fra Istituzioni, stabiliscano le scelte strategiche di assetto e di sviluppo complessivo, spaziale e funzionale, del porto. Ne disegnino le funzioni, partendo da quelle esistenti e previste aggiungendo altre possibili attività come, per esempio, quella di semplice assemblaggio di semilavorati proposta dalla Baker Huges. Le autorità facciano osservare alla Baker Huges, attraverso un protocollo d’intesa, scrupoloso e attento, nel perseguimento di questo ambizioso progetto di rilancio del porto, infrastruttura imponente e poco utilizzata, i criteri di sostenibilità energetica ed ambientale, in coerenza con le leggi nazionali e europee. Impegnandola altresì ad attuare i dovuti controlli, a partire da quello ambientale, nonché a realizzare eventuali opere compensative in favore della collettività e, in caso di chiusura dell’attività, allo smantellamento a suo carico. In questa concertazione tra istituzioni e Baker Huges venga discusso il problema delle banchine, si trovi il giusto equilibrio, come quello, ad esempio, che le parti potrebbero raggiungere, spostando quanto più possibile le attività dell’azienda nel retroporto o nella zona industriale, pensando, eventualmente, di collegare in maniera funzionale il porto alla zona ASI per favorirne una coerente sinergia. Come PD, quindi, riteniamo che l’investimento proposto dalla Baker Huges sia un’occasione. Ovviamente, occorre tenere in considerazione tutti gli aspetti, perché questo avvenga realizzandolo compatibilmente con le vocazioni del nostro territorio e le altre attività previste nel porto e, se necessario, anche in deroga agli strumenti urbanistici generali. A nostro avviso non bisogna più seguire la scia del passato, restare isolati e non avere una visione complessiva delle cose che hanno determinato l’impoverimento di questo territorio. Riprendiamoci  il FUTURO, a partire dal rilancio del porto, ma principalmente portiamo avanti tutti insieme UN PROGETTO COMPLESSIVO DI SVILUPPO SOSTENIBILE E DUREVOLE per questa parte di territorio .

Il Segretario Cittadino PD  Francesco Madeo - Il Consigliere Comunale PD Giuseppe Candreva

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