di Mario Gallina

Alla luce della conclusione del primo ciclo amministrativo del comune fuso, possiamo provare a trarre un primo consuntivo a caldo su cause ed effetti di questo tormentato istituto amministrativo.


LA POLITICA:

Tutti quei politici locali che hanno sponsorizzato ed inneggiato la fusione nella speranza di potersi ricostruire, complice l’estensione del bacino elettorale, una nuova immagine e verginità, riproponendo sé stessi in territori nei quali essendo sconosciuti ai più, speravano di annacquare la propria vecchia figura ormai sdrucita, hanno visto fallire, alla luce dei fatti, il loro malizioso disegno.  Disegno fallito miseramente, dunque, perché alla scelta di regole di ingaggio accentratrici per la gestione della cosa pubblica fatta dal Sindaco, essi non hanno saputo, nell’arco dei 5 anni, per incapacità o impreparazione, mettere in campo la benché minima presenza politica, né di minoranza né particolarmente di maggioranza, per cui “l’arte del possibile” di Otto von Bismarck memoria, ne esce completamente distrutta ma particolarmente, corre l’obbligo di rimarcare, quella espressa dai Partiti che nel consesso comunale hanno fatto la figura, volendo esser magnanimi, del muto convitato di pietra se non addirittura dell’analfabeta in una discussione all’Accademia della Crusca! Abbiamo assistito a cambi di campo, casacche ed acronimi, nelle migliori delle ipotesi ingiustificabili se non addirittura smaccatamente interessati, silenzi fragorosissimi su problematiche scottanti, messe in campo di equilibri improbabili con appartenenze apparenti o apparentate, maggioranze e minoranze fluttuanti perfino liquide, come le onde del mare in tempesta. Insomma in questi 5 anni più che scene di politica abbiamo assistito allo spettacolo di un circo Barnum, con l’esito finale sempre scontato di non disturbare mai il manovratore che ha dimostrato di avere tuttavia una naturale propensione per gli esercizi di equilibrismo, nei quali ha saputo ben esibirsi in più occasioni sul filo della rovinosa caduta con ombrellino e senza, ritrovandosi per sua somma fortuna a rapportarsi con una politica inconcludente ma ossequiosa, ad essere il classico re orbo in terra di ciechi! Si può mai pensare, quindi, che il cittadino comune, visti i tempi difficili, impegnato nel risolvere problemi giornalieri di vera e propria sopravvivenza legata all’emergenza lavorativa, economica e sociale abbia potuto sviluppare alcun interesse a seguire questa telenovela sudamericana? Si è ottenuto semplicemente l’esito, forse voluto, di rafforzare l’idea qualunquista della “politica-affare” che da una parte sta lì ad esaudire come prebende diritti e bisogni collettivi mentre gratifica per inseguire il consenso quelli più esteriori e volatili, ma resta un’attività alla quale ci si avvicina se hai qualche obiettivo personale da raggiungere ma complessivamente dalla quale è meglio stare lontani, tanto è uguale da qualsiasi lato la guardi o la prendi, essendo un esercizio fine a sé stesso, fatta da chi e per chi pensa solo ai casi suoi! Sono troppo severo nella valutazione? E no, non credo proprio! Perché se vogliamo avere un riscontro a quanto sopra basta andare a dare un’occhiata alla evoluzione che in questi cinque anni questo Consiglio ed in particolare la maggioranza, ha politicamente e partiticamente prodotto per la città ovvero alle compagini che da essa sono scaturite. Gettando uno sguardo a posteriori, tutto diventa più chiaro e leggibile, di come, ad esempio, in quell’arena politica niente è come sembrava in questi 5 anni, la coerenza è stata merce veramente rara, e gli equilibri, le priorità, le alleanze sono state dettate da interessi astrusi assolutamente oscuri che hanno risposto certamente a complicati ed intricati criteri e fini anche di affermazione politica personali ma non certamente a quelli della città e dei cittadini che invece devono essere sempre e comunque in bella vista, trasparenti, chiari e perfettamente leggibili! Quindi i partiti e la politica, ovvero quegli strumenti che dovrebbero condurre i cittadini al voto dal dopo fusione, ne escono con le ossa rotte, ma purtroppo di fatto con le ossa rotte ne esce la democrazia e la collettività! E sì perché alla fine della fiera oggi i cittadini di Corigliano e Rossano se vogliono esprimere un voto sono costretti a scegliere, come si fa nel più piccolo paese di qualche sperduta montagna, tra solo due candidati, o come è d’uso fare nelle peggiori “democrature”, laddove le sfumature che la democrazia richiede per essere rappresentativa delle variegate idee politiche di appartenenza del Popolo non esistono più! Questo è, piaccia o meno, il risultato della nostra fusione che ha drasticamente appiattito la politica riducendola ad un inutile orpello e dove a causa della pretesa e perennemente invocata “emergenza”- alla luce di:  < la città è grande e le esigenze arretrate sono tante > le decisioni vengono prese nelle stanze delle sagrestie del potere tra un aperitivo, un selfie e una telefonata di conferma dell’ultimo momento, dove la trasparenza, la partecipazione, il dialogo con la gente e perché no, con l’opposizione non hanno luogo né diritto di rappresentanza! Oggi tutto questo ha condotto ad una falsa democrazia rappresentata sui social, dove semplicemente esprimere un parere contrario o sollevare una critica, che è il sale della democrazia, diventa lesa maestà e classificata come parere preconcetto contro il Governo locale, per dirla con Umberto Eco: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli». E quindi, la politica allora che fine ha fatto? La politica come esercizio di gestione delle risorse e del bene pubblico, finalizzato al miglioramento della qualità della vita e non come merce di scambio per ora qui nella città post fusione è morta e l’unica idea che la fa da padrone è l’obiettivo del saldo mantenimento o raggiungimento del potere, conquistato come traguardo primario a medio e lungo termine. Questa è la condizione della politica nella città fusa, se tanto mi dà tanto, meglio tornare ad essere quello che eravamo prima, più piccoli ma più partecipi!

Arch. Mario Gallina

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