Fonte: www.corrieredellacalabria.it

Sì agli aumenti. Il Consiglio regionale della Calabria ha approvato pochi minuti fa la proposta di legge numero 88, recante “Modifica all’articolo 65 della legge regionale del 12 giugno 2009”, che ha abrogato la riduzione del 20% del trattamento economico dei vertici di Asp e Aziende ospedaliere, stabilita nel 2009 con una norma del Collegato alla manovra finanziaria della Regione.

L’ok del consiglio è arrivato a maggioranza, intorno alle 17.30, dopo un dibattito acceso (ma non eccessivo) consumatosi tra minoranza e maggioranza. L’entrata in vigore dell’aumento degli stipendi sarà quindi disposto già a partire da questo agosto con un costo aggiuntivo di oltre 400mila euro per il 2022 e di circa un milione per il 2023-2024. Il fabbisogno è “coperto” con le risorse del Fondo sanitario regionale. Sul piano pratico, il costo lordo attuale di un direttore generale (oggi pari a 167.555,18 euro) con la nuova norma passerà a 209.443,93 euro.

Occhiuto: «Evitiamo la demagogia»

«Se vogliamo davvero affrontare i temi della Sanità con serietà e con rigore concentratevi giustamente su tutte le cose che vale la pena di attenzionare, però evitiamo la demagogia», aveva detto in apertura di discussione il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. La proposta di legge era stata depositata lunedì scorso dai capigruppo della maggioranza di centrodestra alla Regione Giovanni Arruzzolo (Forza Italia), Giuseppe Neri (FdI), Simona Loizzo (Lega), Giacomo Crinò (Forza Azzurri), Francesco De Nisi (Coraggio Italia) e Giuseppe Graziano (Udc). Sebbene fosse l’ultimo dei 13 punti all’ordine del giorno della seduta in corso, il punto è stato discusso in apertura a seguito della richiesta d’inversione accordata a uno dei consiglieri proponenti (Giovanni Arruzzolo). In apertura di discussione, era stato il consigliere Antonio Lo Schiavo a criticare la sottoposizione prematura al vaglio del consiglio del ddl che, benché lui stesso ritenga «tecnicamente ineccepibile», secondo il consigliere di “De Magistris presidente” «non può trovare collocazione davanti a una situazione così drammatica della sanità calabrese». «Come possiamo approvare un aumento degli stipendi alle figure apicali – ha chiesto Lo Schiavo – se la situazione è questa?». È stato allora il presidente Occhiuto a replicare al consigliere di minoranza, anche e soprattutto, in veste di commissario alla Sanità. «È legittimo rinviare ciò che merita di essere approfondito – ha esordito il commissario – perché è giusto che sia così. Ma chiedere di rinviare ciò che invece è tecnicamente ineccepibile, e questo lo ha riconosciuto anche il consigliere Lo Schiavo, è sintomo di una sorta di pavidità da parte delle istituzioni che non se la sentono di fare ciò che è tecnicamente giusto».

«Il commissario, da solo, non può risolvere tutti i problemi della Sanità»

Il commissario Occhiuto ha quindi riassunto i termini della vicenda, partendo dal fatto che «la Calabria ha da parecchi anni una sanità commissariata» e che «il commissariamento è stato oggetto anche di una sentenza della Corte costituzionale che ha più volte detto come il commissario, da solo, non basti. Anzi, la Corte ha chiaramente detto che per risolvere i problemi della sanità calabrese, il governo, dovrebbe mettere a disposizione dei commissari i migliori in assoluto vista la gravità dei problemi della Calabria». «Noi abbiamo chiesto più volte dei provvedimenti al governo – ha ricordato Occhiuto – proprio per darci la possibilità di utilizzare consulenti esperti di altissimo livello e che arrivassero qui a dare una mano al commissario. Il governo – ha rivelato Occhiuto – ha fatto qualcosa, ma è stato insufficiente: ci ha dato la possibilità di prendere 5 esperti che complessivamente dovrebbero costare 500mila euro, ma a patto che siano a carico del bilancio regionale. Per inciso – ha reso noto Occhiuto – vorrei evidenziare che di questi soldi non ho fatto toccare un euro alla Regione. Nel senso che non abbiamo ancora preso alcuno di questi 5 esperti perché voglio che le risorse le metta il governo e non che esse siano sottratte ai livelli essenziali di assistenza dei calabresi. È una battaglia che continuerò a fare anche col prossimo governo», ha assicurato Occhiuto.

«Se non agivamo, sarebbero stati i meno pagati del Paese»

Il presidente è quindi tornato sui contenuti del ddl. «Succede che i direttori generali, così come i commissari delle aziende sanitarie che vengono in Calabria – ha detto senza mezzi termini il commissario alla Sanità –, e non mi riferisco a quelli attuali, ma a quelli che dovranno venire da novembre in poi, sono quelli che, per una legge del 2009, dovrebbero essere i peggio pagati in Italia. Come se governare la sanità in Calabria – ha commentato amaro Occhiuto – non fosse più difficile che governarla in altre regioni come l’Emilia, il Lazio, la Lombardia… Questa legge del 2009 – ha ricordato Occhiuto –, che fu fatta quando fu introdotto il ticket, è stata oggetto di discussione anche in Parlamento. Poi però è stato fatto il decreto 150 – ha proseguito Occhiuto – che ha stabilito come l’indennità dei commissari fosse parametrata a quella dei direttori generali che, in Calabria, corrisponde all’80% di quella nazionale». Secondo l’opinione del presidente Occhiuto «in Calabria ci vorrebbe una norma del governo che consenta di pagare ancora di più i commissari per far venire i migliori». «E invece che accade – ha chiosato Occhiuto –? I direttori sanitari delle Aziende sanitarie ospedaliere, che hanno la loro indennità parametrata quella del commissario, guadagnano molto meno. Non solo molto meno di un consigliere regionale, ma molto meno anche di un responsabile di un’Unità operativa complessa, molto meno di un primario!».

«Norma ineccepibile»

Alla luce di questo scenario, il presidente ha contestato: «Chi ci viene a fare il direttore sanitario per esempio nell’Asp di Reggio Calabria, che ha problemi giganteschi, per guadagnare meno del primario? Siccome l’indennità dei direttori sanitari e dei direttori amministrativi – ha ribadito il presidente – è parametrata a quella dei commissari, noi subiamo l’effetto contrario: cioè non riusciamo ad attrarre nel nostro sistema sanitario nessun professionista e, quei pochissimi di livello che decidono di venire, magari lo fanno perché hanno qualche origine calabrese». Quindi il presidente Occhiuto è passato al punto cruciale della discussione. «Se vogliamo davvero affrontare i temi della sanità con serietà e con rigore – ha detto rivolgendosi alla minoranza – concentratevi giustamente su tutte le cose che vale la pena di attenzionare, però evitiamo la demagogia perché le istituzioni, quando sono forti, sono impermeabili alla democrazia, quando sono deboli si fanno invece travolgere da essa».
«Come sapete – ha ancora incalzato Occhiuto –, mi sono impegnato in più riunioni col Mef e col capo della Ragioneria generale dello Stato per avere una norma che consenta ai medici che vengono in Calabria di essere pagati di più e di avere dei vantaggi in termini di carriera. Devo dire che avevo trovato anche grande disponibilità… purtroppo la crisi di governo ha di fatto sospeso questa discussione». «Credo che chi viene a lavorare nella sanità calabrese – ha ribadito Occhiuto –, che sia un medico, o un manager, dovrebbe essere considerato alla stregua del poliziotto, del carabiniere, o del magistrato che, quando decide di prendere servizio in questa regione, in quanto zona disagiata, ottiene un beneficio economico e di carriera. Non ho capito – si è interrogato Occhiuto nel merito – perché questo deve valere per i magistrati, per i poliziotti, per i dipendenti dell’Enel, per i Carabinieri e non deve valere invece per i medici e per i manager della sanità». «Se c’è un’area di maggior disagio in Calabria – ha sottolineato il presidente – è proprio la sanità. Allora io credo che questa norma sia del tutto ineccepibile perché i commissari delle Asl ci raccontano la loro difficoltà a selezionare dei direttori amministrativi e sanitari. Non è una norma che non ho suggerito io – ha evidenziato il commissario –, ma che ritengo profondamente giusta e ineccepibile». «E allora – ha concluso Occhiuto –, siccome sono abituato non solo a metterci la faccia, ma a fare le cose giuste anche quando sono impopolari, mi aspetto dal Consiglio regionale la stessa capacità e lo stesso coraggio. Se ritenete che la norma sia ingiusta allora possiamo rinviarla, se ritenute la norma giusta allora rinviarla non serve». Contro la proposta di legge si sono espressi i consiglieri regionali di opposizione Davide Tavernise (M5S), Antonio Lo Schiavo e Ferdinando Laghi (DeMa), Amalia Bruni (Misto), Ernesto Alecci e Domenico Bevacqua (Pd) che hanno contestato la normativa perché prevede un incremento della spesa per gli stipendi dei manager della sanità nel contesto di un settore ancora in piano di rientro a causa degli sprechi e dei disavanzi del passato. Alla fine la proposta di legge è stata approvata con i voti favorevoli della sola maggioranza di centrodestra.

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