«Una forzatura giuridica, oltre che politica, alla base delle nomine dei commissari di aziende sanitarie ed ospedaliere disposte dalla giunta regionale».

La pensa così il consigliere regionale Gianluca Gallo, riportando l’attenzione sulla discussa infornata di nomine decisa ad inizio settimana dalla giunta presieduta, sia pur a distanza, da Mario Oliverio. «Che quelle designazioni fossero politicamente inopportune – osserva il capogruppo della Cdl – è ormai chiaro ed evidente a tutti: con un colpo di mano si è riusciti ad innescare uno scontro anche col Governo in carica, riaprendo la stagione dei contrasti che aveva già caratterizzato la precedente stagione commissariale, con Oliverio in grado di entrare in rotta persino con l’esecutivo guidato dal suo Pd». Tuttavia, secondo l’esponente della Cdl, «questa volta c’è di più: la nomina ha avuto luogo secondo una legge regionale del 2002, la numero 29, che all’articolo 20 consente alla giunta di procedere alla nomina di commissari nelle aziende sanitarie ed in quelle ospedaliere per esigenze di carattere straordinario».  «Non si discute la facoltà formale della Giunta regionale di procedere a nomine di commissari, anche se la Corte Costituzionale, pochi mesi fa, ha dichiarato illegittima un’analoga previsione normativa racchiusa in una legge varata dalla Regione Puglia. Quel che stride ancor più è la giustificazione addotta: far passare come esigenze di carattere straordinario la riapertura dei termini per la nomina dei nuovi direttori generali attraverso un bando aperto agli iscritti all’albo nazionale dei direttori generali. A parte il fatto che tale decisione conferma solo il grave ritardo col quale la Giunta si è mossa, dal momento che la procedura avrebbe potuto e dovuto essere attivata con largo anticipo, con ciò smentendo la straordinarietà ed imprevedibilità delle ragioni sottese alle nomine commissariali, il dato che emerge è un altro». Ed è di carattere squisitamente giuridico, ma con chiare e pesanti ripercussioni di ordine politico: «Secondo la normativa nazionale, e per come recentemente chiarito dalla Corte Costituzionale, in caso di vacanza, per qualunque motivo, dell’ufficio di direttore generale, le relative funzioni possono essere affidate al direttore amministrativo o al direttore sanitario. Solo una volta decorsi sei mesi, in caso di protrarsi del vuoto, si può attivare la procedura commissariale, condividendola peraltro con il Ministero della Salute e previa consultazione con la Conferenza permanente Stato-Regioni». Dubbi e perplessità che portano Gallo a chiedere alla Giunta «un chiarimento in ordine alle questioni sollevate, per evitare che le scelte assunte, oltre a frenare ulteriormente il funzionamento della sanità in Calabria e aprire nuovi fronti di scontro col Governo, conducano anche alla beffa di sopportare spese non dovute, con grave danno per la comunità e con profili di danno erariale rispetto ai quali potrebbe essere investita la Corte dei Conti. Confidiamo che la giunta ed i tecnici che ne fanno parte, e con loro i colleghi consiglieri di maggioranza dimostratisi più sensibili alla questione, decidano di fornire delucidazioni e soprattutto di abbandonare la strategia del conflitto istituzionale e di ritornare sui propri passi: l’opposizione, che da tempo chiede le dimissioni del governatore per manifesta incapacità, farà fino in fondo la sua parte».

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