Il Crati è il fiume più grande della Calabria ed il terzo fiume più grande del meridione, con il suo percorso di 91km. Parte dal Comune di Apriliano, tra Timpone Serra e Timpone Bruno, alle pendici della Sila, con il nome di Craticello, sfociando al confine tra la Città di Corigliano – Rossano e la Città di Cassano.
Fiume, che conserva un grande valore naturalistico e turistico, la Sua foce infatti è una zona SIC (Sito di Interesse Comunitario), abbandonato ormai da tempo. Il Crati è caratterizzato da un grande trasporto di materiale sabbioso che bloccandosi sull’alveo crea delle isole fluviali. Le isole presenti nell’alveo del fiume deviano il naturale percorso dell’acqua addossando, nei tratti non rettilinei, tutta la potenza sugli argini fatiscenti. La forza dell’acqua crea dei fenomeni di erosione degli argini che possono portare alla totale distruzione degli stessi, come è avvenuto durante l'evento di piena del 28/11/2018. I danni avuti dall’abbattimento dell’argine potevano e dovevano essere evitati con dei “semplici” interventi di prevenzione. Ma di che tipo di intervento parliamo? Noi, con l’aiuto di alcuni tecnici, ne abbiamo individuati due. Analizzando il tratto interessato dal cedimento dell'argine, si è pensato ad un possibile intervento consistente nella risagomatura dell'alveo, volto ad eliminare le isole fluviali presenti, così da aumentare l'area della sezione di deflusso. Successivamente, la messa in opera di pennelli in gabbioni andrebbe a favorire, attraverso il deposito del materiale solido trasportato dalle acque nei punti a ridosso dell'argine in oggetto, "l'addolcimento" del cambio di direzione del moto e, quindi, la riduzione del fenomeno di erosione spondale. Una seconda ipotesi di intervento, facilmente percepibile dalle immagini, consiste nel riportare il materiale solido ricavato dalla risagomatura dell'alveo suddetta sulla sponda in destra idraulica e proteggere la sponda mediante la realizzazione di opere di difesa spondali costituite da gabbioni in pietrame. La scelta di utilizzare in entrambe le ipotesi di intervento i gabbioni in pietrame, è dettata dalla economicità degli interventi rispetto ad altre tecniche, tempi di realizzazione più brevi e basso impatto ambientale. Il riporto di materiale solido sulla sponda, effettuato al fine di ripristinare la configurazione dell'argine, può essere considerato come un intervento di messa in sicurezza provvisorio, ma non rappresenta la soluzione definitiva al problema. L'intervento deve mirare a ridurre il fenomeno di erosione spondale intervenendo sulla direzione dell'alveo e, quindi, del deflusso idrico. La risagomatura dell'alveo, per i non addetti ai lavori, consiste nell'effettuare movimenti terra nel fiume in modo da agevolare il passaggio dell’acqua. Attraverso queste operazioni si sagoma il corso del fiume in modo da ridurre al minimo i rischi di inondazione nelle zone latistanti il fiume stesso. Come Gruppo ARIA NUOVA – Riferimento Popolare insistiamo affinché la riduzione dei fenomeni di erosione degli argini fluviali e la “pulizia” degli alvei e dei canali di scolo, diventino una priorità per la nostra Regione e per la nostra Comunità. Facciamo accenno ad altre problematiche, che riguardano direttamente l’esondazione dei fiumi, dei torrenti e dei canali di scolo, e sono la gestione puntuale del patrimonio boschivo ed agricolo di proprietà pubblica ed il controllo delle aziende agricole all’interno del letto del fiume. Troppi danni, parte dei quali non ricevono risarcimenti o ricevono risarcimenti tardivi, sono creati da questa problematica non più rimandabile alle generazioni future.
Francesco Madeo - Gruppo ARIA NUOVA – Riferimento Popolare