La situazione delle famiglie di Thurio travolte dalla fuoriuscita del Crati, a ben sei giorni dal disastro rimane critica. Case distrutte, storie di famiglie spazzate via, aziende agricole e zootecniche di profondissime tradizioni familiari messe in ginocchio, centinaia di capi di bestiame persi, donne, uomini e bambini sfiniti e avviliti che sono ancora costretti a vivere in condizioni indicibili.

Si badi: non si è trattato di una esondazione dovuta ad una piena ma più “semplicemente” della rottura dell’argine in un punto già ben noto e conosciuto alle autorità e ai responsabili del bacino fluviale. Con l’aggravante che in quelle drammatiche ore, pure in presenza di una situazione meteorologica difficile e di un’alta pericolosità del fiume in quel tratto, non è stata avviata alcuna attività di monitoraggio del flusso delle acque. Confidiamo quindi, anche questa volta, nell’azione della magistratura per accertare ogni responsabilità e rendere giustizia di quanto accaduto, frutto di un noto problema sull’indebolimento dell’argine che da anni veniva denunciato e che solo per alcune fortunate circostanze non ha fatto vittime tra le centinaia di cittadini ignari di ritrovarsi improvvisamente sott’acqua.  Ieri è venuto sul posto il presidente Mario Oliverio che finalmente si è reso conto di persona del dramma che si è consumato ed ha annunciato iniziative che dobbiamo sperare possano recuperare le gestione a dir poco approssimativa della vicenda. Intanto sul fronte della urgente messa in sicurezza dell’argine del Crati, saltato per ora in un punto, ma che anche in altri tratti a valle presenta notevoli rischi e tiene sotto la sua minaccia decine di famiglie. Per questo diciamo con forza che i lavori di ripristino appena avviati siano portati avanti e completati senza sosta. Non possiamo restare inermi di fronte alle domande dei cittadini colpiti e al loro grido di dolore.

  1. perché non si dichiara lo stato di emergenza almeno negli aiuti alle famiglie, coinvolgendo pienamente la Protezione Civile che finora è stata pressoché assente?

  2. perché non si dispone l’utilizzo con urgenza del personale di Calabria Verde negli aiuti alle famiglie e alle aziende agro zootecniche?

  3. perché il Commissario del comune, che pure è la prima autorità a cui è affidata la salute e la sicurezza dei cittadini, ha permesso che decine di persone oltre agli enormi danni dovessero soffrire questo inumano stato di abbandono e letteralmente lasciate con i piedi nel fango?

  4. perché non si dispone un intervento di sorveglianza idraulica straordinario atto ad individuare i punti critici nell’alveo del Crati programmando definitivamente interventi per come è stato per il lato nord verso il parco archeologico di Sibari?

Di fronte al diritto delle famiglie colpite di poter tornare prima possibile alla serenità della loro vita e alla normale attività delle loro aziende non si può presentare ora la lista delle situazioni critiche dell’intera regione e la scarsità delle risorse disponibili. Bene che la Regione e gli enti con competenze e responsabilità, come hanno annunciato, individuino canali di finanziamento futuro e presentino finalmente piani di interventi a medio e lungo periodo per il Crati e per tutti gli alvei a rischio. Bene che si lavori per evitare che si accumulino ulteriori ritardi a quelli atavici della nostra regione ma per favore non si perda altro tempo per giustificare l’impotenza attuale e si lavori senza altro indugio a gestire adeguatamente l’emergenza dando ristoro e tranquillità alle famiglie così duramente colpite.

 Pino Le Fosse (Direzione Regionale PD)

 

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