di Francesco Forciniti - deputato M5S -
Ho votato sì al referendum sulla fusione tra gli ex Comuni di Corigliano Calabro e Rossano, e non rinnego tale scelta, né rimpiango il mio voto.
L’ho fatto convinto che un processo così importante dovesse avere ricadute positive sulla nostra comunità da un punto di vista culturale prima ancora che economico o politico. Credo, infatti, che l’obiettivo non dovesse essere quello di fare una fusione per poter prendere quattro spiccioli di finanziamento statale, ma piuttosto di sfruttare questa occasione per imparare a camminare uniti e gestire meglio il nostro territorio, con una nuova cabina di regia in grado di superare i miseri interessi particolari di chi ha pensato a curare solo il proprio orticello, cambiando direzione di marcia rispetto ad un passato in cui gli strumenti urbanistici sono finiti in mano a costruttori e affaristi senza scrupoli, i servizi sono stati affidati a società private costose e spesso inefficienti, e i beni comuni sono stati svenduti o esternalizzati. Chi oggi, come l’ex assessore al bilancio dell’ex Comune di Rossano, ci sollecita ad adoperarci per rivedere il tetto massimo di due milioni di euro previsto dalla legge, in modo da alzarlo per poterne percepire due, tre o quattro in più, manifesta con candore e ingenuità tutta la miopia della vecchia classe politica del passato, che ha pensato alla fusione non come possibilità di riscatto per due popoli abbandonati e malgovernati, ma piuttosto come ad uno strumento per mettere le mani su qualche spicciolo in più, per continuare a vivacchiare come e peggio di prima. Ecco perché io la fusione l’avrei fatta anche senza quei due milioni di incentivo statale, ed ecco perché oggi la mia priorità non è quella di cambiare in corsa la legge sulle fusioni. Il mio obiettivo oggi è far capire ai miei concittadini che quella classe politica che ha fallito, e che oggi è incapace di proporre soluzioni progettuali di lungo periodo per rilanciare il nostro territorio, limitandosi a chiedere un pugno di dollari in più, non merita di amministrare il nuovo Comune. Dopo aver cambiato Comune, l’unica cosa che dobbiamo avere il coraggio di cambiare è la classe dirigente, non certo la legge sulle fusioni!