“Per uscire dal grave momento di empasse e spoliazione in corso dell’ospedale Spoke di Corigliano-Rossano, ridotto a brandelli, e ritornare a chiedere, questa volta con forza ed in modo deciso, la fine del commissariamento della Sanità calabrese è necessario attuare subito le prescrizioni previste dal Decreto commissariale 64/2016.

Oltre dieci anni di gestione extra partes di questo settore hanno solo provocato danni ulteriori alle casse pubbliche e una disorganizzazione inumana che ha messo in ginocchio il diritto alla salute. Non ci sono più ragioni o giustificazioni che tengano rispetto alle condizione limite a in cui è stata trascinata la popolazione della Sibaritide e dell’Alto Jonio calabrese. La misura è colma, ora basta“. È quanto dichiara Giuseppe Antoniotti, massimo esponente del movimento civico “Corigliano-Rossano Prima di Tutto” e già sindaco di Rossano, intervenendo nella polemica in atto riguardo alla riorganizzazione delle unità operative dello Spoke di Corigliano-Rossano. “Quanto denunciato nei giorni scorsi dal presidente del movimento Il Coraggio di Cambiare l’Italia,Giuseppe Graziano – dice Antoniotti – e quindi la mancanza di ben 54 posti letto nel nostro ospedale Spoke è uno spettro che si materializza e che ci dà conferma che le preoccupazioni che palesai da allora Sindaco di Rossano al commissario Scura erano fondate. La riorganizzazione dei due ospedali suddivisi in area medica e area chirurgica era e rimane una buona intuizione se attuata, però, con discernimento e coraggio. Così non è stato ed il sospetto che il commissario sia stato tirato, ancora una volta, dalla giacca è quanto mai palese. Mentre nel nostro territorio il servizio sanitario ha raggiunto la fase più critica della storia”.“Stanno portando avanti – aggiunge l’ex Sindaco di Rossano – un piano senza capo né coda dove gli stessi manager non sanno nemmeno leggere quello che c’è scritto nelle carte. Nonostante ci sia da mesi al protocollo dell’Asp di Cosenza una sottoscrizioni di oltre 100 medici che “suggeriscono” ed indicano al Governatore Oliverio, al Commissario Scura e al direttore generale Mauro la strada da intraprendere per riorganizzare al meglio, in una situazione altamente critica, i due ospedali. Stanno facendo tutti orecchie da mercanti probabilmente perché a loro interessa di più l’interesse dei singoli rispetto a quello della collettività”. “Il piano di riordino prevede l’area Medica presso l’ospedale Compagna e l’area Chirurgica presso l’ospedale Giannettasio. Quali sono – si chiede Antoniotti – i motivi ostativi che ormai da più di due anni non permettono di attuare questa direttiva? Lo vorremmo proprio sapere, perché Oliverio cincischia e si nasconde dietro alle malefatte di un Commissario che ha dimostrato palesi lacune nella gestione del comparto sanitario, ma le scelte e le decisioni, alla fine, vengono sempre e comunque assunte dalla politica. Quindi, così come è stato completato, giustamente, il trasferimento dell’area medica a Corigliano, per un maggiore comfort degli utenti, è necessario ora che il polo chirurgico venga trasferito nell’immediato al Giannettasio. Solo così avrebbe un senso il Dca 64/2016, che comunque continua a fare acqua da tutte le parti. Altrimenti che si lasci in funzione un solo ospedale con sede a Corigliano o con sede a Rossano ma che abbia tutti i requisiti per poter fare lavorare i medici con serenità e salvaguardare le vite umane“. “Purtroppo – conclude Antoniotti – la sanità calabrese è lo specchio del fallimento dei partiti, di destra e di sinistra. Così come è il fallimento di ben noti rappresentanti politici del nostro territorio che in tempi passati hanno scaldato la sedia in regione e non hanno saputo difendere, quando si poteva difendere e prima dell’avvento dell’apocalisse Scura, i diritti di noi cittadini. Ecco perché è opportuno avere una classe politica coesa, che riparta dalle vere istanze della gente e che, in questo territorio, faccia più che mai leva sulla forza dei numeri che ci ha restituito il processo di fusione di Corigliano-Rossano. Affinché quella che per anni è stata una guerra di campanile, tra poveri, oggi diventi una lotta contro quel sistema partitocratico e di potere che ci vuole isolare nella nostra terra lasciandoci senza servizi”.

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