Quali siano le ragioni, se di ragioni si tratta, che hanno portato ad unire le due città Corigliano Calabro e Rossano Calabro, è difficile da comprendere.
Ma alcune questioni andrebbero chiarite onde evitare che da questo processo, che i nostri legislatori hanno inteso volgarmente definire “fusione per incorporazione”(quasi fosse un’attività fisiologica e corporale), possa scaturire una debacle amministrativa senza precedenti che di certo arrecherebbe un grave danno al nostro territorio. In sostanza: a chi giova realizzare questa nuova città denominata Corigliano-Rossano? La questione comporta due aspetti, il primo relativo alla futura Città ovvero alla sua geografia e confini e, quindi, al riassetto del territorio attraverso nuovi strumenti adeguati di pianificazione e programmazione. Il secondo riguarda la ricostituzione, attraverso scelte di personale adeguato, di un organigramma amministrativo e dirigenziale in grado di gestire una Città di cui, ad ora, conosciamo solo il nome: Corigliano-Rossano. La futura Città. Una città moderna, disposta ad un’attenta riqualificazione urbana, un’attuata tutela, salvaguardia e conservazione del paesaggio e dei beni culturali, un’aperta economia green, bio e una riconversione energetica con principi rinnovabili, gioverebbe a tutti, ma soprattutto all’ambiente ed alle future generazioni. Non vi è alcun dubbio! Eppure di questa visione non si ha, ad oggi, alcun progetto o bozza. È il commissario dr. Bagnato con i suoi collaboratori a dover preparare il terreno per meglio definire e progettare una Città futura di tal guisa. Vi è l’urgenza quindi di istituire dei tavoli di indirizzo ed invogliare alla partecipazione quanti più cittadini, associazioni e portatori d’interesse possibili. Tale compito deve essere assunto con atti trasparenti ed in completa autonomia d’azione. La nuova classe amministrativa e dirigenziale. Per quel che riguarda il futuro organigramma amministrativo della nuova Città, una domanda bisognerà pur farsela: chi ha interesse a restaurare o a ri-formare la “nuova” classe dirigente amministrativa? Sicuramente ha interesse il politico che ora crede di detenere in futuro il potere e, quindi, auspica di creare aree ed uffici, pro domo sua, per facilitare politiche o interessi di lobby. La burocrazia, difatti, è il motore dell’amministrazione ma parimenti può esserlo anche della corruzione comunale. Quindi, ci auguriamo che ogni scelta dirigenziale fatta ora dal Commissario Bagnato rifletta su una tale non remota circostanza. Si avverte a pelle la necessità, quindi, di dare una svolta al metodo politico-amministrativo finora assunto e che ha prodotto disastri. Irresponsabilità che devono essere assegnate a chi fino a qualche mese fa ha preferito tenere a galla un sistema criminogeno fatto d’ imbrogli e spiccioli interessi personali. Salvo poi rivestire i panni del buon padre di famiglia. Questi metodi non potranno più prevalere, poiché si rischia di veder fallire amaramente un progetto che potenzialmente offre una ed una sola speranza alle future generazioni. Diviene impellente, quindi, emancipare la cittadinanza odierna e futura, attraverso incontri e discussioni aperte, soprattutto vi è l’urgenza di rendere il cittadino consapevole che si è di fronte ad un cambiamento epocale, un dato oggettivo risultante dalle storie, culture ed economie diverse delle due ex Città. È in questo contrasto “socio-ontologico”, identitario, che svia lo sguardo dalla realtà oggettiva e dal bisogno di dare risposte concrete alla popolazione, che s’insinua la più veloce pratica della corruzione morale e materiale. Un male apparentemente organico alla società civile, ed è qui l’equivoco, la corruzione riguarda tutt’altro: l’avidità e la volgarità dell’uomo. Se la magistratura ha da qualche tempo posto sotto stretta sorveglianza tali fenomeni criminali sul nostro territorio, significa che si è oltrepassato il limite consentito dal buon senso, ovvero che la corruzione amministrativa non è più sanabile attraverso un processo di rinnovamento politico o amministrativo di facciata, quale potrebbe essere una fusione realizzata disordinatamente, poiché in tali termini la futura amministrazione può divenire facile veicolo per rimettere in sella uomini senza alcuna qualità morale ed intellettuale. Si è ancora in tempo per avviare un radicale processo di buone pratiche culturali e civiche. Non vi è altra soluzione che ritornare ad investire su tali aspetti di civiltà e non vi è dubbio che tale esigenza non può essere subalterna a pianificazioni territoriali o a programmazioni finanziarie, tantomeno a posizioni di privilegio in seno alle dirigenze comunali. Se non si avvierà un nuovo processo culturale ogni battaglia di legalità e giustizia sociale non troverà alcun campo su cui poter lottare per difendere e difenderci da una spaventosa agonia civile che si radicherà nelle nuove generazioni e che da qualche tempo produce i suoi velenosi frutti. Se questa Città deve nascere nuova, ogni suo mattone dovrà garantirne la solidità. In qualità di Comitato civico Coriliani daremo un nostro puntuale contributo ritenendo che informare e documentare tale momento della nostra storia sia di fondamentale importanza. È un dovere che sentiamo di onorare.
Alfonso Pietro Caravetta (Comitato Civico Coriliani)