Sotto il cielo della Fusione vi è con-Fusione, in misura maggiore del prevedibile.
Vi è una grande voglia di partecipare, ma mancano luoghi e tempi della sintesi. Se non regole, occorrerebbe almeno un po' di buon senso. Le forze politiche, sociali e culturali, rispettose dei propri spazi, dovrebbero coltivare l’ambizione di confrontarsi sull’idea di Città unica: sulle proposte alternative giudicheranno i cittadini; all’attuazione penseranno gli organi democraticamente eletti. La dialettica interna all’inedita Comunità deve preservare l’unità di intenti, per rivendicare che gli “altri” facciano quel che debbono. Le differenze sono una ricchezza; le divisioni indeboliscono. La Fusione tra Comuni è momento essenziale del processo di riforma dell’articolazione delle Istituzioni di Governo del territorio. Ciò impone ad ognuno, Stato e Regione, di fare la propria parte. Si dice: la Fusione Corigliano Rossano è un evento straordinario, per le dimensioni dei due Enti e la strategicità territoriale dell’operazione. Ma gli strumenti apprestati sono adeguati? Occupiamoci della Regione Calabria. In mancanza del riordino della materia, essa opera ancora con una normativa datata nel tempo e peraltro la disapplica nei suoi pochi aspetti positivi. La Legge n. 2/2018 istitutiva del Comune unico, nella forma, non è certo un modello da imitare: assolutamente ipertrofico e ridondante e, soprattutto, inutilmente ripetitivo delle disposizioni della legislazione nazionale, suscettibili di un mero rinvio. E con qualche dubbio di invasione di competenze. Nella sostanza è ancora peggio. L’aspetto più grave e stupefacente è l’art. 11 - clausola di neutralità finanziaria : “dall’attuazione della presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale” . Una vera follia! Una chiara violazione dell’art. 20 L.R. n. 15/2006 e dell’art. 15/II comma del T.U. degli Enti Locali che obbliga la Regione ad erogare un contributo una tantum ed incentivi pluriennali, adeguati alle dimensioni dei Comuni in fusione. Un esempio: la Regione Emilia Romagna, al Comune di Ventasso istituito per fusione nel 2015, 4.000 abitanti, ha garantito negli anni copertura finanziaria per circa 4 milioni e mezzo di euro di contributi. Quanti milioni, in proporzione, dovrebbero arrivare alla nostra fusione? Poi l’autosmentita cinque minuti dopo aver licenziato la legge, con una foglia di fico: l’Ordine del giorno approvato dal Consiglio Regionale, con impegno perchè “siano celermente stanziati in misura adeguata i fondi per l’erogazione dei contributi per la fusione di cui all’art. 5 L.r. n. 15/2006”. E addio neutralità finanziaria! Ma l’ordine del giorno prevede anche altro, mutuato per lo più dalle richieste avanzate dai due Comuni nelle sede ufficiali: l’aggiornamento del Piano di riordino territoriale; l’accesso ai Fondi Por Asse 13 – Capacità Istituzionale; la messa a disposizione degli ex stagisti residenti nel territorio; un piano di sostegno per l’aggiornamento del personale del nuovo Ente; un’azione Istituzionale per il ripristino del Tribunale di Rossano; l’estensione della Zes all’area portuale di Corigliano; la stipula di un Accordo di Programma con il nuovo Comune capo-fila per la realizzazione di interventi individuati nel Patto per lo Sviluppo della Calabria, rinviato di un anno e mezzo a dopo l’insediamento del nuovo Consiglio Comunale. Dopo cinque mesi, nulla di tutto ciò; la celerità è in naftalina e dei fondi neanche l’ombra. Nemmeno la capacità di scrivere un dispositivo per il distacco degli ex stagisti, una cosa semplice ma essenziale per la provvisoria macchina organizzativa. Incredibile! E noi? Vogliamo continuare a guardarci l’ombelico?