L’obbiettivo è quello di dare continuità alle esperienze della sinistra. Mai più con Renzi, Gentiloni, i cosiddetti veterani e tutti gli inquisiti.
La sfida vera non è sommare sigle e leader, non è assemblare pezzi di partiti. E’ costruire un partito politico aperto. E’ calare ponti alla società civile. E’ mostrare apertura, attenzioni a forze giovani che diano credibilità, aria nuova al partito, un partito che tra le sue fila annovera parte di classe politica inquisita, o sotto la lente di ingrandimento della magistratura per non contare il clima ostile al proprio interno. A dimostrazione di ciò è il secondo atto dopo il 4 Marzo tenutosi il 26 Marzo presso il centro agroalimentare di Lametta Terme, divenuto un’ulteriore occasione di un infuocato confronto e discussione altamente pretestuosa ed infruttuosa per il partito. Infatti il 23 Giugno, sarà l’atto finale di una resa dei conti tra le varie correnti, tra i vari “boss” del partito iniziata subito dopo la disfatta delle elezioni politiche e proseguita nella successiva assemblea regionale che ha sancito l’ennesimo scontro senza esclusione di colpi tra le varie correnti messe a dura prova dal voto popolare. Sul banco degli imputati non poteva non mancare anche la figura del governatore Mario Oliverio ed i suoi fedelissimi. E’da 10 anni oramai che si parla di analisi del voto dopo ogni disfatta del Partito Democratico, evidentemente, non hanno capito che è tempo perso, non c’è più tempo discutere sempre delle stesse cose, sarebbe ora di discutere seriamente sulle qualità morali della classe dirigente del partito e di cosa e perché il partito è diventato quello che è oggi. Questo è quello che vuole sapere l’elettorato e il popolo della sinistra! Per primo, trovare un degno successore al dimissionario Ernesto Magorno. Nel frattempo in vista del prossimo appuntamento cruciale, bisognerebbe affidare la fase precongressuale ad un numero ristrettissimo di dirigenti che annoverano tra i propri curriculum una specchiata moralità ed una indiscussa neutralità rispetto alle camarille interne al partito, con il solo compito di definire un “nuovo” regolamento in prossimità del congresso regionale, mettere in campo una serie di nozioni che abbiano un valore preparatorio per un discorso serio, costruttivo che dia disciplina, tempi e regole precise ai dirigenti del partito. Il Pd. dopo avere abbandonato la questione morale, il problema mafia(divenuta retorica per fare carriera politica anche nella commissione antimafia) lotta alla evasione fiscale, i problemi delle periferie, le dovute ricadute sul problema della sicurezza dei cittadini, continua tuttavia, ad essere diviso in fazioni come un tempo”guelfi e ghibellini”. Nel frattempo, si rimane sordi alla inesauribile richiesta di novità che viene dalla base. E’ mai possibile, che non si riesca a capire che il partito per poter ottenere in un futuro molto prossimo dei risultati elettorali soddisfacenti deve passare per forza di cosa anche dalla non ricandidatura di Mario Oliverio, di Carlo Guccione, di Nicola Adamo, di Marco Ambrogio, di Demetrio Battaglia ecc. ecc. poiché tutti divisivi appartenenti a correnti diverse e con tendenze ad alzare la temperatura dentro il partito per quanto riguarda le modalità di scelta del futuro segretario e del futuro del partito stesso. Possono convivere dentro il Pd. regionale e non solo, aree, anime diverse, interessi personali variegati in perenne conflitto? Certamente non è facile, anzi impossibile! Lo dimostra il fatto che non sono abituati a convivere con una figura unitaria che vada a coniugare nella propria persona le varie posizioni interne al partito, più difficile ancora è convivere con un’altra area che invece punta sulle primarie aperte a tutti ed oramai inflazionate, più difficile ancora risulta essere il rapporto con quella parte, il cosiddetto gruppo di minoranza del pd. che chiede un rinnovamento delle regole del partito. Tutte queste alchimie personali interne al partito che la gente non comprende sono la causa di un ulteriore allontanamento del partito dalla società, con il rischio certo che il Pd. alle prossime elezioni non superi nemmeno il 10% . E’ cosi impossibile sotterrare l’ascia di guerra è riconciliarsi, riconoscersi in un’unica persona e rincominciare tutti insieme a lavorare per il bene della Calabria, dei Calabresi, della sinistra, questo è quello che pretende la gente e se questo non avviene , la responsabilità è tutta vostra. Esercitatela fino in fondo, nel rispetto delle vostre funzioni ed a nome del partito!!!!
Giorgio Luzzi per il Movimento Centro Storico