«L’assemblea dei titolari dei laboratori accreditati ha deciso di non subire l’imposizione di sottoscrizione di contratti (validi per l’esercizio 2017, ormai concluso) contenenti tetti di spesa decurtati a consuntivo e clausola di rinuncia alle azioni giudiziarie intraprese e/o future».
Anisap Calabria e Federlab sono sul piede di guerra. E al termine dell’assemblea del 14 febbraio scorso a Lamezia affidano a una lettera la loro rabbia. La comunicazione (inviata al commissario al Piano di rientro Massimo Scura, al governatore Mario Oliverio e ai direttori generali delle Asp calabresi) parte proprio dalla richiesta di rinunciare alle cause intraprese. Un’anomalia, secondo i proprietari dei laboratori, perché segnalerebbe che «la pubblica amministrazione non è certa di procedere nella piena legalità. Perché se così fosse, non dovrebbe temere in alcun modo il vaglio dei giudici. Invece – scrivono Anisap e Federlab – con ultimatum perentori e privi di ogni volontà collaborativa (anzi nella convinzione che collaborare significa adeguarsi alle vostre decisioni), avete ritenuto di trattarci da sudditi, o peggio da cittadini nei confronti dei quali non avere neanche il riguardo di una consultazione e ai quali negare il compenso per attività già svolte». Il clima è caldissimo, al punto che le associazioni si dicono pronte a depositare «presso le competenti sedi della Procura della Repubblica le denunce nei confronti dei responsabili di atti che – secondo noi – configurano gli esterni dei reati di abuso e tentata estorsione». Ai propositi di denuncia è stato dato seguito giovedì: esposti sono stati presentati alla Guardia di Finanza di Reggio e Catanzaro contro il commissario Scura e i dg delle Asp (Reggio Calabria e Catanzaro) che hanno avviato le convocazioni per la firma dei contratti. I titolari dei laboratori hanno anche chiesto il sequestro preventivo del contratto proposto. Con queste premesse, nessuno dei rappresentanti delle associazioni di categoria «si recherà nelle Asp a sottoscrivere contratti per adesione ben consapevoli che la minacciata sospensione dell’accreditamento, in presenza di giusti motivi per rifiutare la stipula (nel nostro caso sussistenti), non avrebbe nessun fondamento giuridico e si presenterebbe come una gravissima ritorsione e un atto politico di aggressione a un intera categoria e a centinaia di lavoratori». La chiosa è un’apertura («confidiamo che il buon senso prevalga») e si augura «che il presidente della giunta regionale intervenga in modo deciso a favore dei cittadini, privati dei Livelli minimi di assistenza a causa di decreti commissariali immotivati e illegittimi, dei lavoratori che rischiano ingiustamente il posto di lavoro, delle aziende che hanno continuato a garantire il servizio nonostante non ricevano pagamenti da oltre sei mesi».