di Salvatore Martino
Nonostante l’incredibile folla, i cori di acclamazione, la ressa, quello di Gerusalemme sembra un ingresso trionfale, ma Gesù lo vive con la consapevolezza di chi sa di essere, a breve, abbandonato da tutta quella gente che ora corre entusiasta dietro di lui.
E questo, fa pensare a quello che sta accadendo nel cuore di quell’Europa cristiana e in quelle località della Palestina, dove Gesù visse e dove portò a compimento la sua missione. In questi luoghi, dove sembrava trionfasse la fede in Dio e la fiducia negli uomini, tutto si sta trasformando in una immane tragedia.
Il percorso è simile a quello di Cristo a Gerusalemme: grande fede in Dio, grande esaltazione per il grado di civiltà raggiunto, grande fiducia nel progresso e nel futuro e, poi, alla prima occasione di conflitto si è preferito rispondere alla guerra con la guerra. Ancora una volta, tra Barabba e Gesù ha avuto la meglio Barabba.
E così, tutto ad un tratto, la UE sembra avere ingoiato secoli di civiltà, di cultura, dimenticato la tragedia delle guerre, i milioni di morti e le distruzioni, e senza tentennamenti, ha reagito, alla violenza sostenendo la violenza. Un percorso pericoloso, che portò Gesù sulla croce e rischia di portare il mondo verso la distruzione.
In questa settimana di passione che inizia, appunto, con la domenica delle palme, dovremmo riflettere sulla scelleratezza dell’uomo, che potrebbe portare alla rovina, e Dio che, invece, non esita, nonostante tutto, a sacrificare suo Figlio per salvare questo mondo diventato inaffidabile.