di Salvatore Martino
Antichi ricordi affiorano alla mente in questo giorno dedicato a san Biagio: il rito delle candele celebrato nella chiesetta intitolata al santo, nel centro storico di Rossano, nel tardo pomeriggio del tre febbraio, di tantissimi anni fa.
Sull’altare don Filiberto Ferro, parroco del tempo, con due candele tenute a forma di croce intinte nell’olio benedetto, noi, bambini goffamente vestiti da chierichetti, con abiti talari adattati alla meglio alle nostre taglie e fermati alla vita con delle cordicelle, e i parrocchiani che sfilavano uno ad uno davanti all’altare, mentre don Filiberto pronunciava la formula sacra: “Per intercessione di san Biagio, vescovo e martire, il Signore ti liberi dal mal di gola e da ogni altro male, in nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo”. Antichi ricordi di un mondo che amava i suoi riti e celebrava la sua fede in maniera semplice e sincera, sicuro della protezione che da lì a poco il santo avrebbe esercitato su ciascuno di noi e sulla piccola comunità parrocchiale.