Fonte: www.lacittanuova.org
Dell’arch. Cosimo Montera
Credo che si possa affermare che il potere politico, nel tempo, è stato esercitato anche da dopo la nascita delle Regioni, in Provincia, producendo colpevolmente negli anni di espansione, il mancato incremento di ogni servizio, specie lì ove l’emigrazione è stata ininterrotta, privandoci di quelle figure che altrove hanno dato vita alle PMI, così come ora, ci priva di quelle professionali dando vita in altre Regioni e Nazioni a ricerca e startup.
Il tutto ha prodotto la diminuzione della nostra stessa autorevolezza e capacità territoriale. Condizione peggiorata dal sopraggiungere delle politiche economiche restrittive che non hanno ridotto sprechi e abusi ma solo tagliato risorse necessarie oltre il sopportabile, sino ad annullare la classe media. Disegno politico giustificato sempre dalla contingenza, globalizzazione e da ogni imposizione esterna, con il risultato palese della distruzione del nostro sistema produttivo e visione culturale.
SIAMO IL SISTEMA TERRITORIO-REGIONE ULTIMO TRA GLI ULTIMI DELLA CE PER REDDITO ALLA PERSONA.
Politiche finanziarie quelle del WTO e Banca Europea che hanno spinto gli Stati in legislazioni che hanno disautorato il parlamento e portato i territori depauperati in una forsennata competizione, anche i nostri, a garanzia della gerarchia territoriale.
Norme che hanno premiato subalternità e concentrazioni (scippo): Sedi ASL, Tribunali, Mobilità e Ruolo dei Porti attraverso istituite “Autorità” estranee. Comportamenti questi destinati ad ampliarsi, conclusa la ristrutturazione normativa tra regioni, specie ora che il Potere Finanziario, resosi assoluto e palese, nega, la stessa giustificazione ideologia e sociale che ha retto il sistema Capitalistico. Condizione, che a riprova, si è riverberata, ancor prima, nel settore dei collegamenti ferroviari ed aerei, non più da considerare Servizio Pubblico da dare al cittadino, divenendo di fatto privati, da offrire all’Utente-Consumatore-Massa per ricavarne profitto.
IL “COSENTINUISMO” DA NOI ANDÒ PIÙ A FONDO ATTRIBUENDOSI ANCHE IL RUOLO DI DISTRIBUTORE DI SERVIZI E RISORSE, DA “BANCO”.
Oltre che scippato ha messo i Comuni della provincia in contrasto, sottraendo servizi ai più dotati sul piano imprenditoriale-abitativo, per trasferirli altrove, affinché nessuno dei rappresentanti di questi potesse vantare pretese verso il proprio stesso territorio. Tra le aggressioni ultime ricordo la più sofisticata, retta dai Sindacati, al tempo del Governo Monti, con Ministro della Coesione Territoriale Fabrizio Barca che “inserì” nel suo “Progetto Luoghi Ideali” la vecchia ipotesi agognata da Cosenza a riguardo della rottura delle realtà aggregate sul territorio della nostra Piana Thurina: Sanità, Giustizia, Percorrenze, per trasferirle a un preferito Asse più di prossimità e controllabile, come Castrovillari-Cassano, nulla proferendo sulla questione Porto, a suo tempo attribuitasi, data alla a noi estranea Autorità di Gioia. Solo capace di realizzare un errato impianto illuminotecnico, anziché preoccuparsi del Retro Porto per il funzionamento dello stesso: movimentazione delle merci e distribuzione sui territori del Quadrante per lavorazione, assembramento o semilavorati. Sottraendo al nostro ogni possibile partecipazione al ruolo di attività reale primaria, ciò confermato anche nel rifacimento ferroviario Gioia-TA. Colpevole di ciò la Provincia, il vecchio e nuovo Comune, oltre le singole case politiche. Ora si inizia ad avvertire il problema a riguardo della ipotesi scarico e montaggio Pale Eoliche sulle sue banchine. Concludendo è stato reso solo una “rimessa” succursale, per Gioia. Disegno quello dei “Luoghi Ideali” al quale non furono interessate le stesse Comunità poste a nord di Sibari che “guardavano” alla Regione confinate. Sguardo quello, può darsi, contenuto dalla politica fusionista che si era sviluppata tra le genti dei nostri due ex Comuni.
TUTTORA AI NOSTRI CONFINI C’È CHI NON SMETTE DI REGGERE IL GIOCO E ACCUSA DI PERDERE RESIDENTI PER COLPA DEL PSA NON APPROVATO.
Davanti alla sua illogicità per non chiedersi quanti ne ha perso la Regione (Legga Fondazione Migrantes) e quale sia divenuto il livello occupazionale giovanile in Calabria, dovrebbe solo dimettersi. In effetti persegue le politiche materiali di chi favorisce e vuole il controllo dello Jonio. Aspirazione di dominio presente a chiare lettere sin dal Piano Regolatore di Cosenza del 1994, coordinato dal capacissimo Marcello Vittorini. È da lì che Cosenza iniziò ad agognare al ruolo di “Capitale” della Calabria. Erano ancora i tempi del partito di Giacomino, Cecchino, Riccardo, cioè del “qui decidiamo noi”, continuata con altri assembramenti e uomini.
A QUESTA PRETESA OCCORREVA SOPPERIRE, INTRODUCENDO NEL PENSIERO POLITICO TERRITORIALE DIFFERENZE E DISCONTINUITÀ SOSTANZIALI.
Lo si iniziò a fare dal 2000, rendendo evidente l’urgenza di una “Città sullo Ionio”, tanto da poterne meritare anche il nome: “Jonia”. Le relazioni storiche tra Corigliano e Rossano lo consentiva. Il suo nuovo Sindaco si sarebbe seduto tra gli scranni dei primi 100 d’Italia per popolazione e tra i primissimi in Regione, anche grazie al rapporto territorio-cittadinanza che sarebbe rimasto costante. Il progetto di una Città sullo Jonio ebbe consenso, oltre e senza i partiti, tanto che l’Ente intermedio (Gestione M. Oliverio) rispose inizialmente con l’offerta delle “Aree Urbane”, per sviare e sedare l’idea-programma che sempre più cresceva tra la gente: intellettuali, cittadini, ex amministratori, imprenditori. Poi, a seguito delle Norme Del Rio, l’idea-forza sostenuta dai pochi iniziali si strutturò in Comitato libero, sempre aperto a nuove voci, ottenendo, ancor prima della vittoria referendaria, ascolto in Parlamento nel da farsi per la formazione dei Collegi Elettorali. Confermando la tanta adesione la validità della intelligente discontinuità immessa nel dibattito politico Il da farsi e scopi furono enunciati puntualmente attraverso i fondatori e partecipi del C100A. L’avvio della ristrutturazione territoriale materiale, della formazione della Città e il suo progredire, ci si augurò e lo si pubblicizzò, sarebbe toccato al primo Sindaco, alla sua Giunta, al Consiglio tutto.
SI È SPERATO SOPRATTUTTO NELLA VITTORIA DI UN “GATTO CHE ACCHIAPPASSE IL TOPO”.
Capace di dialogare con gli altri e strutturare le due primarie cose, ovvero le infrastrutture a rete e il disegno dei servizi puntuali necessitanti come l’aria e l’acqua alla Nuova Città e all’intero “Quadrante Thurino”. Si è sperato in un Sindaco che dal suo insediamento pretendesse la rivisitazione di ogni strumento della Pianificazione normata da altri, per consentirci Piani Strategici da perseguire, non quelli già puntualmente redatti, del bla, bla, bla, ma per ottenere i giusti proporzionali introiti dalla ripartizione dei fondi della progettazione regionale. All’interno del Comune, avrebbe dovuto muoversi con attenzione a riguardo delle relazioni esistenti, specie sulle due Strutture, Ospedali e Uffici Comunali, per non creare, come avvenuto, ostilità. Come avrebbe dovuto perseguire ogni trasparenza a riguardo della più banale spesa. Al contrario gli Amministratori, gli Eletti, rispetto al compito assegnato loro dal Referendum si sono solo dileguati, ritornando alle personalissime logiche di sempre. Al contrario la politica corrente ha esacerbato le rivalità, divenendo tutto peggio e duale, dalla raccolta dei rifiuti, alla manutenzione delle strade, alla gestione privatistica della riscossione comunale e tassazione come all’assenza di ogni giustificazione di spesa, compreso l’impiego degli 81,5milioni di euro convenuti al Comune dalla solo Fusione. Il primo Sindaco multi sostenuto (Sindacato, PD, Compagine amministrativa uscente, M5S cosentinuista, Rifondazione, ecc.), come è chiaro, si è posto contro gli obiettivi del C100A per la Città. Tanto che le critiche al suo operato, da qualche anno, lo spingono, con piaggeria, a politiche pubblicistiche di stile “neroniane&social”. Parafrasando Chomsky mi viene da dire: “Non vuoi la Nuova Città? Assicurati che nulla funzioni, la gente si arrabbia e tu consegni la Città all’avversario, al Cosentinuismo”.
DI OPPOSITORI AL TERRITORIO NE ABBIAMO SEMPRE AVUTI.
Non serve nemmeno ricordare le sparate della Nesci e Morra sull’Ospedale di Insiti, con a seguito l’Interrogazione Parlamentare contro i Deliberati di nostri Consigli Comunali, anziché porsi, come la natura di quel movimento prometteva, da liberatore delle energie represse nei territori. Scandalosa la subalternità dei tanti Eletti locali, con minaccia di espulsione, se non aderenti alla linea dettata in Cosenza. Come i tempi e le giravolte cosentinuiste perseguite dal Sindaco Geraci, associato ai tanti della sedicente area liberal e radicale. Altri, muovono corretta critica, benché confondono la responsabilità del fare del Sindaco e Consiglio con l’esistenza della Città, che resta da strutturare, da far vivere. A specchio, di contro e guarda caso, Cosenza, nella sua Variante al PRG, si propone l’obiettivo della Fusione tra i Comuni viciniori. Chissà perché? Solo invidia? Inutile dire che aver interrotto le due macchine amministrative ha causato dissapori e anche giuste critiche. Lo stato delle cose non consente a nessuno, nemmeno ai fusionisti, di trincerarsi e non ascoltare quanto di critico si solleva sulla Nuova Città. L’obiettivo comune resta quello di sempre, alleviare le necessità delle Comunità del nostro Quadrante Territorio, far crescere un più avanzato livello urbano di coscienza e socialità, rendere forti i nostri Rappresentanti nelle varie assise. Il compito è recuperare il tempo perso e creare il definitivo assetto del territorio di Jonia, valido per almeno un lustro.
LA CITTÀ.
Abbiamo intravisto per la Nuova Città l’allocazione di ogni funzione amministrativa su un asse baricentrico mare/collina posto tra gli antichi siti e i percorsi jonici: la Traianea (raddoppio SS. 106) e la ex SS. 106, ora provinciale, che definisco Ippodamea, in omaggio alla Thuri di Pericle che ne è percorsa nonché alla dimenticata “attorcigliata” Murattiana, sulla quale sorsero gli insediamenti rurali promossi dalla borghesia agricola (all’incirca la ex Chiubica tra i due Scali con la ricucitura delle trasversali), in un organico intreccio tra vecchi e nuovi tragitti “amministrata” dalla ex quattro corsie TA-RC, affinché il luogo baricentrico del “Nuovo Polo Urbano” potesse raggiungersi, con qualsiasi mezzo, da quanti su di esso debbano gravitare.
Ed è proprio nella parallela realizzazione del “Polo Urbano” deve trovare soluzione la rivitalizzazione dei Siti Antichi. È volontà che, in reciprocità, la “Cittadella dei Servizi e Decisioni”, sede della Casa Comunale, promuova i luoghi antichi e riqualifichi quelli post anni ’50 attraverso due semplici parole d’ordine: riorganizzazione dei volumi (rioni e quartieri) e rigenerazione urbana. Cosa che consente una efficiente ristrutturazione e bonifica urbana, capace di correggere l’insensata struttura subita, in particolare dalle aree residenziali marine e di quelli chiamati Scali, spinte da impropri PRG e, ancor peggio, loro gestione. La qualità dei precedenti Piani di Fabbricazione, anche di quello “fatto in una notte”, stanno a comprovarlo. Ancora, nel “Polo Urbano”, visto il realizzando Ospedale Spoke, è necessario considerare la specializzazione di quel luogo prevedendovi un “Polo Sanitario”, al quale vanno garantite aree di crescita capaci di strutturarlo sino al raggiungimento, almeno, del numero dei posti letto in origine attribuitogli. Nel Polo Urbano va allocato ogni servizio generale, compreso la previsione di quanto necessiti al Palazzo di Giustizia che è da venire. Ritengo, debba proporsi a gruppi, movimenti, partiti e cittadinanza, la necessità di una ridiscussione che consideri l’obiettivo di armonizzare l’esistente in un condiviso, partecipato, “Atto Costituente di Jonia” da divenire Programma Elettorale. È attraverso questo processo che passa la condivisione di un PSA, che non va rinnegato nella misura in cui si predefiniscono le traiettorie della Rete Europea gommata e di quella in ferro e le allocazioni dei Servizi di interesse strategico territoriale. La questione è sul tavolo delle cose, per questo va ribadito, è interesse di tutti che venga condotta un’avveduta campagna di pressione su Regione-Anas e Autorità Portuale di Gioia, affinché smettano di pensare di estrometterci dai collegamenti della rete Ten-T a riguardo di Porto e Città. Ci si deve attivare per la cantierizzazione degli snodi e traiettorie cancellate dalle delibere CIPE che ci hanno emarginato. Deve rendersi necessaria la realizzazione del “Terminale Intermodale”, a tutela del Quadrante Geografico e intera Provincia, dentro una strategica visione della mobilità, rispettosa dei dati archeologici-storici e ambientali. Come si deve pretendere un nuovo corso, dalla Sovrintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Cosenza e dal Parco Archeologico di Sibari, a riguardo dell’interruzione delle conosciute gestioni che mai hanno pubblicizzato i reperti e i luoghi dei ritrovamenti nel nostro Quadrante e mai chiesto, al di là della conduzione per lotti della progettazione delle reti, di sottomettere il tutto alla valutazione di impatto ambientale (VIA), tenuto conto delle innumerevoli evidenze ceramiche attiche a livello arale nei campi delle nostre contrade, in particolare di Cantinella. Ciò va fatto coralmente, chiamando la gente a partecipare e a dibattere, così come fece a suo tempo il Sindaco Genova contro il Rigassificatore che si voleva al Porto o il Movimento Cittadino Contro la Centrale a Carbone Pretesa dall’ENEL.
È PALESE, JONIA DEVE PROTEGGERSI DAGLI INTERVENTI CHE LA SFREGIANO, NON SOLO VOLERLI.
Qui la partita attesa e accettata, rischia di condizionare in negativo il nostro assetto urbano. Vanno utilizzate le 2+2 corsie a corollario della nuova tensione urbana necessitante al Quadrante, affinché la Rete Locale interna e di relazione, per la fruizione del disegno della Città e Paesaggio, sia il più economicamente compatibile con il livello della nostra capacità e gerarchia territoriale. Non possiamo condividere le diverse ipotesi dell’ultimo lustro che ci vuole propinare, tra le aree antropizzate, l’Anas così come va progettando, nemmeno considerando il processo dei prevedibili mutamenti climatici e l’idrografia sotterranea, a riguardo della ipotesi peregrina delle tratte interrate oltre che mal poste. Questa deve essere lineare e non una gimkana come prospettato, che rallenta la velocità di percorrenza e sicurezza, creando nella città un imbuto dopo l’altro; un ostacolo alla percorribilità urbana o, in altro caso, un’ammazza paesaggio con i suoi rilevati tra i “Poli Urbani” considerati essenziali, da realizzare. Gli Organi provinciali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo battano un colpo. Dobbiamo pretendere che la 2+2 corsie debba potersi offrire ai viaggatori provenienti da nord o sud, come alternativa di percorrenza alla Autostrada per Reggio, soprattutto per ragioni di sviluppo turistico e commercializzazione del mercato agricolo. Questa deve il più possibile transitare fuori e a sud dagli abitati, per rendere fruibile e vitale la vita nei Siti Antichi, non il loro de profundis.
È SU QUESTO CHE NECESSITA IL CONFRONTO.
È convinzione che il suo ingresso nel nostro territorio debba partire dal nodo realizzando di Doria, già indicato all’ANAS dal Prefetto Bagnato, in continuità dell’innesto della Roseto, sulla SS. 534. Il suo asse-tragitto deve salvaguardare i siti su cui sono state evidenziate presenze archeologiche e storiche, come ad esempio San Nico e Favella della Corte, per innestarsi sulla SSP 177, strada dell’Arberia, per Acri-Sila, quindi superstrada Crotone-Cosenza, facendo nodo a circa 3 km dal bivio di Cantinella, oltre Casachelle. Un Nodo da cui poter raggiungere il Porto e la sua Area Intermodale da farsi e, ancor prima, un Nodo che prefiguri un futuro nostro innesto su Ferramonti-Cosenza, così per la ferrata. Quindi la prosecuzione della 2+2 alle spalle di Palazzo San Severino di Valle Giosafatte, per servire i nostri vari luoghi urbani detti orrendamente “Scali”, il Nuovo Polo e i Siti Antichi, quindi il territorio di Crosia e Mandatoriccio, in una traiettoria capace di raggiungere il più rapidamente Catanzaro. La 2+2 non può essere pensata come un parallelo lungomare per diligenza, deve seguire i canoni autostradali, analizzando nuovi passi e possibilità di tracciato a dorso delle fenditure del tratto appenninico. Tema questo su cui i Sindaci dello Jonio da tempo avrebbero dovuto disquisire e deliberare. Queste e altre esigenze, se ben condotte, fondono le basi di una politica collettiva unitaria e territoriale vincente non considerata ma in grado di alleviare i bisogni oltre i nostri. L’obiettivo è far valere, su ogni questione, le nostre corali ragioni territoriali, sino a ottenere la ridefinizione della Programmazione Provinciale e Regionale. Poco importa il vanto aleatorio di annoveraci Terza Città della Regione, l’importante è l’Idea-Forza, il peso economico-politico-culturale che saremo in grado di consolidare e disvelare, ancora una volta. Questo obiettivo è possibile se il Governo della Città diviene “servizio materiale e culturale” dell’intero territorio e se porrà le sue realtà fisiche puntuali in aree facilmente raggiungibili da ogni contrada del quadrante, come sin dal tempo dell’Impero Romano è stato praticato. Abbiamo una Legge regionale sulla città da cui partire, grazie al colloquio sinergico tra Movimento e Politica, nella quale, tra gli obiettivi è definito appunto il “Nuovo Polo Urbano ove ha sede la casa del Comune”, da intendersi alla stregua di una “macro infrastruttura” puntuale a saldatura del territorio antropizzato esistente.
IN QUESTA “LEGGE GRAZIANO” È STATA PREVISTA L’ISTITUZIONE DI SETTE MUNICIPI D’AREA.
Privi di personalità giuridica perché non intesi, sin dalla loro formulazione, quale strumento di riduzione dei poteri del Consiglio Comunale, che si vuole forte e decisivo, perché ciò ora necessità al Governo del nostro territorio. Questi sono palestre educative e di Azione Attiva per la promozione-formazione del soggetto “Uomo Città”. I Municipi d’Area avranno forme di partecipazione sulle deliberazioni che li riguardano, garantita dagli Organi Amministrativi del Comune e dalle iniziative di coesione assunte tra gli stessi. L’espressione “sperimentazione” data in legge non è mai stata intesa per “saggiarli” e estinguerli se mal “funzionanti” ma per tararli via, via al compito affermato; questi devono pensarsi come luoghi di ascolto e discussione delle istanze dei cittadini. Anche di questo si deve trattare nell’Atto proposto di Jonia, per meglio fissare più alte regole del vivere civile, iniziando dalla ridiscussione nei Municipi dello Statuto testé accettato, al fine di rafforzare la coesione sociale e la condivisione. Non mancherà nell’Atto Costituente di aggiungersi e valutare i restanti servizi puntuali di interesse strategico, come le Sedi Societarie, Finanziarie e Assicurativi, la rappresentanza degli Enti Sovra Territoriale, Parchi, Giardini, accessi e uso della costa non inquinanti e quanto altro emergerà dal confronto del settore marinaro sui bisogni della città, come la/e Sedi dei Sistemi Culturali, Storici e Archeologici. Temi questi mai affrontati con raziocinio e interesse nei nostri Comuni, dal Crati, al Nicà, alla Sila Greca. La visione e riprogrammazione del territorio dovrà essere ampia guardando al prossimo lustro, alle minacce climatiche e alla condizione naturale dei luoghi.
NON È TUTTO.
La Città per essere tale, nella sua aspirazione di freno alla contrazione economica della Calabria, ha bisogno come l’aria, oltre che del Polo Direzionale e Sanitario anche di un vasto avanzato “Polo di Ricerca e Studi Particolari”, da allocare nella ex Centrale Enel, al fine di istigare processi innovativi singolari nel campo delle ricerche dentro i vari aspetti del nostro essere territorio. Ricerche, ad esempio nel campo agricolo, avendo ad oggetto la protezione, rilancio e trasformazione “industriale” delle nostre antiche cultivar, distrutte da politiche regionali fagocitate da “ragioni di mercato”, facendone il marchio distintivo della biodiversità territoriale convinti della necessità di recuperare questo settore dentro le regole avvedute e sempre più accettate della qualità, che il globalismo ha annientato, spacciandocene altre. Polo questo, che ancor di più dovrà interessarsi, formando professionisti, dell’accoglienza turistica; delle tecnologie energetiche marine e di quanto altro si riscontri dalle cose reali qui esistenti e necessitanti. Sempre e solo collegandosi ai più esclusivi Laboratori di Ricerca. Polo di ricerca entro il quale dovranno sostenersi spazi per le Startup non quotate, rivolte all’innovazione delle PMI e settori d’interesse, organizzando Contenitori di Società di Investimento Semplice (venture capital) entro cui far veicolare l’interesse degli investitori, con vantaggio fiscale dell’imposizione sui redditi di capitale.
QUESTA È UN’OPPORTUNITÀ POSSIBILE CHE JONIA DEVE COGLIERE
Quello che si chiede a tutti, fusionisti o meno, è concretizzare il patto che abbiamo definito “Atto Costituente di Jonia” da perseguire alla luce del compito assegnato, attraverso un Piano dedicato, in armonia con il territorio, riformulando le zone ex ASI-Commerciali, la Portuale mai protetta dal PRG e in ogni ipotesi di Variante e Piano Strategico pensato. Si dovrà perseguire una innovata saldatura interna a protezione della Città e del “Quadrante Thurino”, in una corale Area che non consentirà più il gioco delle tre carte agli Uffici Programmazione della Regione a riguardo della ripartizione economica-progettuale dei fondi, come avvenuto circa un quinquennio fa. È su questo obiettivo che può avere senso la prossima costituzione degli schieramenti politici a confronto e non sull’inesistente gridata, quasi antropologica, diversità.
Jonia vuole essere una risposta alla decadente pretesa di considerarci territorio periferico insufficiente. Un modello che libera risorse non solo a livello locale.
Qualunquistico? No. Siamo solo sul piano amministrativo, non mi importa il colore del gatto. Importa che acchiappi il topo!