di Francesco Caputo
La vicenda del sedicenne rapinatore di Napoli deve invitarci ad una profonda riflessione. E’ paradossale che proprio in questi giorni, Papa Francesco, ha dato il via libera alla beatificazione di Carlo Acutis, morto anche lui a quindici anni ma per una fulminante leucemia.
Carlo nei suoi appunti scriveva così: “Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita”. Ugo, il ragazzo di Napoli, aveva un programma di vita diverso fatto di pistole e rapine. Carlo è morto da eroe, vivendo la sua vita a servizio del prossimo, seppur provato dalla sofferenza e della malattia. Ugo non è morto da eroe, non ha dato la sua vita per salvarne altre, aveva intenzione di derubare un giovane e quest’ultimo si è difeso. Ci saranno ancora purtroppo tanti Ugo e pochi Carlo, spinti da una mania di proselitismo ed imitazione verso degli idoli malavitosi, fatti di cattiveria e morte. Come se non bastasse qualcuno ha pensato di andare a sfasciare il pronto soccorso dell’ospedale, dove medici ed infermieri avevano fatto di tutto per salvarlo. No questo non è possibile e questo in un Paese civile non può e non deve accadere. Gli ospedali sono un luogo “sacro” simbolo di sollievo, aiuto e conforto e non possiamo permettere a nessuno simili atti. Pensiamo a tanti ragazzini che anche nel nostro territorio, nella nostra Corigliano Rossano vanno ad infastidire i loro coetanei, persone che non possono difendersi, che vanno a “scassinare” le cassette delle offerte in Chiesa, che danno fastidio agli anziani. Non bisogna andare lontano e non possiamo permettere che accada anche qui qualcosa di grave e violento. Abbiamo già tanti giovani da piangere, morti per una “strada” maledetta o per un male incurabile. A 15 anni si va a scuola, è il tempo delle prime “cotte” d’amore, si commette qualche “sciocchezza”, ma tutto nei limiti. Sempre dalla parte della giustizia e della legalità senza dimenticare che c’è un'altra vittima, in questa vicenda, il giovane carabiniere. La sua vita sarà provata per sempre. I genitori tornino a fare i genitori, la scuola torni a fare la scuola e mandate i ragazzi negli oratori, nei luoghi di “sana” vita sociale. Chi vi scrive è cresciuto con un pallone nei piedi e con il Vangelo tra le mani, come tanti altri. Purtroppo tantissimi ragazzi crescono con il sogno di una pistola e tanti soldi. Non è difficile capire e scegliere da che parte stare.