di Giuseppe Franzè

Il progetto andava avanti da almeno tre anni, ma solo nel 1882 prese corpo ed il laboratorio per la produzione di pasta fresca, ed in prevalenza di maccaroni, nell'androne  di via Roma, sotto via dei Cinquecento, dove ora c'è il fioraio.

L'inaugurazione fu celebrata in una domenica di aprile alla presenza del Sindaco, Avv. Francesco Meligeni e di molti invitati, tra cui il neo proprietario  de “Il Popolano”, Francesco Dragosei,  l'ing. Antonio Palma,  Ruggiero Graziani, Luigi  Lettieri, l'Avv. Francesco De Rosis,  Luigi Garetti, Giuseppe Amato (autore della Cronistoria di Corigliano), Francesco De Vulcanis e Pasquale Garetti. Dopo il breve  discorso augurale del Sindaco, con la colonna  sonora interpretata dalla Banda Musicale diretta dal Maestro Luigi Ferrari,  furono offerte squisite ciambelline con marmellata di more selvatiche ed orecchiette di ricotta alla padella con abbondante rosolio fatto in casa. Dopo due mesi le vendite subirono una forte flessione  e fu deciso di chiudere dal lunedì al venerdì, visto che le vendite più attive si verificavano proprio nei due giorni di sabato e di domenica. La neo Banca Nazionale di Cosenza, con sede in via Castelluccio (Via P. Umberto), che aveva concesso un prestito di 1.500 lire con l'interesse annuo del  14%, si allertò quando seppe  della chiusura del piccolo pastificio per diversi giorni della settimana e reclamò il puntuale versamento delle rate mensili. Si rese necessaria l'intercessione dell'Avv.  Francesco De Rosis per allentare la morsa delle scadenze. A fine gennaio 1883, fu licenziato  uno dei due dipendenti e, quando nel mese di marzo si ruppe il cilindro di bronzo per la produzione di maccaroni, la pasta più venduta, il pastificio chiuse i battenti con un deficit di circa 1.720 lire.  Nel 1884, le  piccole attrezzature furono acquistate da un certo Spizzirri, che, nello stesso locale, installò la "Caffetteria di Via Roma" col programma ambizioso di produrre biscotteria con grano duro ed orzo. L'iniziativa si concluse ingloriosamente  l'anno dopo e la Caffetteria si trasformò in Osteria specializzata nella vendita di vino bianco  di Rocca Imperiale. Quando, lo Spizzirri, nel 1887, si rese  conto che nemmeno l'osteria tirava, fu folgorato da una "brillante" idea e, detto fatto, trasformò il locale in una " stalla a noleggio" . E fece affari d'oro incassando ben 10 lire al mese per ogni cavallo ospite, a  cui assicurava il fieno notturno e la sua consegna la mattina sotto il portone del proprietario (nel 1886 risultarono scomparsi per sempre ben sette cavalli). Con la "stalla a noleggio" non ci furono più furti di cavalli e qualcuno non rinunciò a pensare che lo Spizzirri , che vantava certe frequentazioni ai Pignatari, qualcosa doveva saperla.

 

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