di Salvatore Martino
Nonostante gli scandali e le situazioni imbarazzanti che, non di rado, mettono in luce una immagine di Chiesa poco coerente con lo spirito del Vangelo, la sua capacità di leggere i segni dei tempi e di diventare essa stessa segno di speranza e di salvezza per questo mondo, oramai, adagiato su un crinale apocalittico e di autodistruzione, diventa elemento di assoluta novità anche rispetto al ruolo della politica che, invece di risolvere i problemi e calmierare la situazione internazionale, non fa altro che mettere continuamente a rischio il futuro del pianeta e la stessa convivenza umana.
Il recente viaggio di Papa Francesco negli Emirati Arabi, in un momento di gravi tensioni e incomprensioni tra Occidente e mondo islamico, alla luce dei colloqui e del clima di grande amicizia in cui si sono svolti, può dirsi pienamente riuscito. La firma di importanti protocolli e la presenza delle massime autorità religiose e politiche del mondo islamico hanno certificato la volontà di una maggiore cooperazione e di un più marcato impegno a favore della pace e del dialogo tra i popoli. Il viaggio di Papa Francesco, come quello realizzato da san Francesco nel 1219, quando incontrò, a Damietta, nei pressi del Cairo, il Sultano d’Egitto, Malik al-Kamil, ha avuto come obiettivo il rafforzamento del dialogo interreligioso e la necessità di adoperarsi per rimuovere ogni tipo di ostacolo che potrebbe compromettere il cammino vero una pace mondiale. Questo viaggio, da alcuni guardato con perplessità e sospetto, ha ulteriormente dimostrato ciò che Papa Francesco va sostenendo dall’inizio del suo pontificato, e, cioè, che la pace è un bene vitale e irrinunciabile che per essere realizzato ha bisogno di essere condiviso prima dal cuore dell’uomo e poi dai complicati e non sempre limpidi uffici della politica. In un tempo così incerto e pericolosamente legato al piccolo cabotaggio quotidiano, ai cristiani viene chiesto di esprimere, più che distinguo ed eccezioni, un impegno chiaro e coerente a favore del rinsavimento dell’uomo e del rafforzamento della pace. A parte il terrorismo che, purtroppo, rimane per tutti un pericolo incombente, le tanto temute minacce all’Occidente, di cui spesso impropriamente si parla, più che venire dal mondo islamico, derivano dalla sua incapacità di ritrovarsi attorno ai principi e ai valori cristiani, e questa Europa, che dovrebbe costituire una postazione avanzata di civiltà e di progresso nel mondo, dimenticando le sue radici e perdendo la sua identità, si sta trasformando in un vero e proprio mercato di potere e di interessi che non genera vantaggi per la collettività ma affari solo per pochi.