di Salvatore Martino
L’Epifania è l’ultima festa del ciclo natalizio, e liturgicamente cade dodici giorni dopo la celebrazione del Natale.
Il 6 di gennaio, infatti, si fa memoria della adorazione dei Magi che, partiti dal lontano e misterioso oriente, seguendo le indicazioni della stella cometa, dopo un viaggio difficile e complicato, giungono alla grotta di Betlemme per rendere onore al Re dei giudei, omaggiandolo con doni di oro, di incenso e di mirra. La visita dei Magi avviene qualche tempo dopo quella dei pastori, i quali, avendo ricevuto l’annuncio festoso e prodigioso della nascita del Bambino da parte degli angeli, erano accorsi per primi, durante la notte, al chiarore delle stelle, ad adorare il nascituro in quella povera e fredda mangiatoia. L’Epifania è uno dei momenti liturgici più importanti per il mondo cristiano, perché scandisce in maniera definitiva l’irruzione di Dio nella storia degli uomini. Un atto di amore profondo col quale Dio Padre decide di intervenire in soccorso degli uomini, consegnando loro la speranza e la promessa della salvezza. I Magi, figure regali e misteriose, hanno sempre esercitato un grande fascino e una grande suggestione soprattutto nell’immaginario dei bambini, e costituiscono nel presepe, dopo quella della natività, la scena più bella e più amata. Secondo la tradizione, essi avevano dalla loro non solo il potere e la ricchezza, ma anche la sapienza, e per questo, trovatisi dinanzi al Bambino, non esitarono a mettersi in ginocchio e a riconoscerlo come Figlio di Dio. Una grande prova di fede e di umiltà compiuta da uomini autorevoli e prestigiosi che, non lasciandosi confondere e suggestionare dal potere e dalla supponenza, in ginocchio, riconoscono in Gesù, lo Spirito di Verità che si è incarnato per salvare il mondo. Un atteggiamento che vorremmo fosse emulato dai potenti di oggi che, invece, in nome del dio denaro, preferiscono con ogni mezzo, lecito e illecito, decidere il destino del mondo e sostituirsi, persino, a Dio.