di Salvatore Martino

Lo spettacolo che sta offrendo l’Europa nel suo insieme sul tema della immigrazione è davvero sconcertante. Non esiste una strategia comune per affrontare la questione, esistono solo variegate e mutevoli prese di posizioni di singoli leader che, quotidianamente, anziché dialogare con i colleghi degli altri stati nelle sedi istituzionali, preferiscono rilasciare interviste e comunicati nei quali si cimentano nell’esercizio della retorica, dell’ipocrisia e dell’invettiva.

Non è possibile assistere a questo sommovimento di popoli senza che l’Europa cerchi di affrontarne le cause che lo determinano. Litigare sull’accoglienza di questi sventurati significa affrontare il problema nella parte terminale, senza tentare di risolverlo definitivamente. Non si è capaci di costruire un ragionamento politico o cos’altro?

Non si può continuare a guardare dall’alto e con indifferenza al destino di queste popolazioni condannate alla fame e alla miseria senza intervenire. Dov’è finito il ruolo centrale che l’Europa, negli anni passati, rivendicava guardando a questa parte di mondo?

Bisogna smetterla definitivamente con la politica degli interessi, dello sfruttamento e della guerra in casa d’altri. Il mar Mediterraneo, come diceva qualche illuminato del passato, deve tornare ad essere il mare della pace e della civiltà.

C’è bisogno di politiche coraggiose, capaci di guardare oltre il momento presente per disegnare scenari futuri positivi non solo per noi che stiamo da questa parte ma anche per gli altri. Il futuro bisogna costruirlo insieme o non ci sarà!

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