di Salvatore Martino
Il 25 aprile è una data importante per la storia della Repubblica italiana perché ricorda la liberazione dal nazifascismo e l’inaugurazione di un nuovo regime basato sui valori della libertà e della democrazia. Da allora, il nostro Paese ha conosciuto un periodo di crescita e di sviluppo durante il quale si è cercato di dare attuazione al dettame costituzionale.
A più di settant’anni di distanza, e tenendo conto di quanto sta accadendo in Italia e nel mondo, si ha la sensazione che, al di là delle celebrazioni e del solito rituale che caratterizzano questa giornata, poco sia rimasto di quello spirito e di quei valori che accesero nel cuore degli italiani l’amore per la libertà.
A livello internazionale, è ancora più preoccupante il clima che si è creato tra gli stati, non più fondato sulla cooperazione e il rispetto, ma sulla ritorsione e la minaccia. Sembra che il mondo si stia posizionando su un pericoloso crinale dal quale la guerra appare non più un pericolo da scongiurare ma una possibile opzione per risolvere ogni tipo di conflitto. È evidente che rinunciando al dialogo e alla pace si corra il pericolo di un ritorno al passato!
Facciamo in modo che la retorica della celebrazione non si impossessi di questa giornata e cerchiamo di ricordare ai più giovani che la strada della democrazia compiuta è ancora lontana dall’essere realizzata e che ha, necessariamente, bisogno della freschezza del loro contributo.