di Onofrio Dispenza
L'ipergarantismo giornalistico che si è sempre preoccupato di parlare di "presunta trattativa Stato-mafia", adesso si può rilassare.
C'è una sentenza di primo grado che li rassicura, ora potranno parlare liberamente, fino a prova contraria, di quella sciagurata trattativa tra Stato e mafia come cosa accaduta, con l'individuazione di alcuni attori in alta uniforme accanto ad un politico con un ruolo centrale nella costruzione di una seconda Repubblica disegnata addosso al suo socio, imprenditore e politico. Con loro, presunti nullatenenti, tozzi e rozzi, ma potentissimi. Tanto potenti da poter ricattare Roma da laide latitanze. Secondo i pubblici ministeri Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi, in quei mesi a cavallo tra il'93 e il '94uomini dello Stato hanno trattato con i vertici di Cosa nostra. La finalità dichiarata era quella di bloccare il ricatto delle bombe, ma per l’accusa gli ufficiali dei carabinieri finirono per veicolare il ricatto lanciato dai mafiosi, trasformandosi in ambasciatori dei boss. Acquisito che la trattativa ci fu, restano per intero una folla di interrogativi che stanno dietro quei movimenti, e che conducono dritto alla ragione di due stragi, quella di Capaci e quella di via d'Amelio, che segnarono l'affondo più violento alla democrazia dopo gli anni del terrorismo e dell'eversione. La condanna degli alti ufficiali che si muovevano nella pericolosa via di mezzo tra boss del calibro di Totò Riina e i Palazzi romani pone quesiti che richiedono una risposta. E le condanne non sono risposte. Per un verso danno qualche certezza, per un altro verso pongono domande che sono ancora più inquietanti di quelle gratificate di una risposta. Infatti, se trattativa c'è stata e la trattativa si è consumata tra Stato e mafia, questa trattativa negli alti ufficiali coinvolti non aveva gli attori principali, i firmatari del contratto di non belligeranza. Servitori, probabilmente servi di un certo Stato, ma non erano lo Stato. Quando c'è un contratto, c'è un sensale che porta avanti la trattativa, alla fine a firmare sono i due contraenti, fissate le condizioni del contratto. Al sensale vanno parecchi benefici. Spesso i sensali prendono da entrambi le parti in causa. In questo caso, i "sensali" facevano la spola: da un lato i numeri uno di Cosa nostra, e dall'altro lato? Ecco, sull'altra sponda chi c'era? Il buco nero è questo. Un grande buco nero dove continua ad essere nascosta, con la testa ficcata nella melma, la santa verità.