SANT’ANNA DI STAZZEMA è una frazione di Stazzema, paesino toscano, ubicato sui monti della Lucchesia, che nel 1944 fu teatro di una strage nazista a ritorsione degli attentati che i partigiani, insediati nelle case degli abitanti di quel paesino, compivano contro le truppe tedesche, favoriti dall’anonimato, in quanto non portavano distintivi di riconoscimento né divise, col vantaggio di scelta degli obiettivi e del momento dell’azione.
Nel frattempo evitavano il duplice pericolo che si correva nei centri urbani, sia di morire sotto le bombe delle incursioni aeree degli angloamericani, sia di essere forzosamente arruolati nell’esercito della Repubblica Sociale correndo il rischio di essere inviati al fronte di guerra oppure destinati, per via della divisa, a diventare bersaglio, appunto, degli attentati di quei partigiani non riconoscibili come belligeranti. Quei partigiani, dunque, se la spassavano, evitando scontri diretti col nemico, rifocillandosi gratis con le scorte alimentari di quei pacifici abitanti, scolando il vino che non mancava mai. Di tanto in tanto, tanto per sgranchirsi e vincere la noia, scendevano a valle, in sicuri abiti borghesi, a compiere attentati “mordi e fuggi”, nella certezza di non essere identificati come combattenti, in spregio delle convenzioni internazionali di Ginevra e dell’Aja, e facevano il loro “boom”, ben consapevoli che i tedeschi avrebbero, legittimamente, applicato la LEGGE DELLA RAPPRESAGLIA. Cioè proprio quello che volevano quei partigiani, aumentare il numero delle vittime e, quindi, aizzare all’odio contro i tedeschi i familiari delle innocenti vittime di quelle stragi da loro provocate. Questi ripetuti attentati indussero i tedeschi a fare una battuta per snidarli. Ma i “signori partigiani” infischiandosi degli abitanti che li supplicavano di non abbandonarli alla rappresaglia nazista, dopo aver fatto razzia di ulteriori scorte, abbandonarono il paese salendo sulle montagne a coronamento di Sant’Anna di Stazzema, lasciando gli abitanti alla mercè della scontata rappresaglia dei tedeschi che fecero quel che sappiamo. Quando i tedeschi si ritirarono le “LORO MAESTÀ” partigiane scesero in paese a depredare i beni rimasti in quelle case semidistrutte e spogliarono i morti di anelli, catenine, orologi, portafogli, gioielli. Leggiamo cosa riferisce su quell’evento il credibile storico Giuseppe Alessandrini. AMOS MORICONI, scampato alla strage, racconta: “mentre stavo seppellendo i miei cari vidi due partigiani. Uno di loro lo conoscevo bene, era un milanese che si faceva chiamare Timoscenco. Notai subito che avevano le tasche piene di portafogli, oggetti d’oro e d’argento; se ne erano infilati anche dentro la camicia. Li guardai senza parlare. Timoscenco allora mi disse: ci devi consegnare tutti i soldi e gli oggetti di valore che trovi sui morti. Noi dobbiamo prenderli in consegna. Mi sentii salire il sangue alla testa. Impugnai la piccozza e l’alzai di scatto. Vattene, gli dissi, vai via, se non vuoi che ti spacchi il cranio. Timoscenco esitò un momento e, senza replicare, si allontanò”. Un altro sopravvissuto, MARIO BERTELLI, in un primo momento pensò che i comunisti alla fine sarebbero intervenuti in difesa del paese e della popolazione, ma si trattò di una illusione che durò poco. Bertelli racconta: “Le SS conoscevano o, perlomeno, credevano di conoscere l’ubicazione delle case nelle quali erano stati ospitati i partigiani o, peggio, dalle quali partivano i partigiani che avevano fatto fuoco in agguati contro loro camerati. Infatti, durante i rastrellamenti, accanto ai tedeschi c’era un ex partigiano comunista diventato spia delle SS (di solito i partigiani presi prigionieri, per evitare di essere fucilati, tradivano sistematicamente i loro compagni, mandandoli a morte certa, oppure si mettevano al servizio dei tedeschi indicando le frazioni da distruggere e le famiglie da massacrare perché nascondevano dei partigiani). I tedeschi compirono la loro rappresaglia e se ne andarono, dopodiché i partigiani che erano rimati a godersi lo spettacolo, nascosti sulle alture poco distanti dal centro abitato, rientrarono in paese per compiere ciò che fu sempre la prerogativa di quegli sciacalli, il saccheggio delle case e l’espoliazione dei cadaveri ai quali non mancarono mai di strappare persino eventuali protesi dentarie d’oro “. A Sant’Anna di Stazzema non morì nemmeno un partigiano, a conferma di quanto “avessero a cuore” la difesa di quegli abitanti destinati al ruolo di vittime di una scontata feroce rappresaglia. Vi siete mai chiesto perché alle ultime elezioni politiche, a Stazzema, il partito che ha stravinto ottenendo il miglior risultato fu quello di cui Giorgia Meloni? E, tenetevi forte: chiedetevi anche perché alle ultime elezioni europee, a Stazzema Fratelli d’Italia addirittura ha migliorato i risultati confermando la fiducia di quegli abitanti.
FRATELLI D’ITALIA 33,77 %
PARTITO DEMOCRATICO 21,86 %
MOVIMENTO 5 stelle 11,42 %
LEGA SALVINI PREMIER 8,05 %
FORZA ITALIA 6,41 %
ALLEANZA VERDI SINISTRA 6,33 %
PACE TERRA DIGNITÀ 5,34 %
STATI UNITI D’EUROPA 2,63 %
AZIONE - SIAMO EUROPEI 2.38 %
DEMOCRAZIA SOVRANA POP. 0.90 %
LIBERTÀ 0.58 %
ALTERNATIVA POPOLARE 0.33 %
E stiamo parlando di un Comune che per ben ottant’anni la sinistra ha egemonizzato creando il falso mito del falso storico di una falsa epopea di un falso eroismo di falsi combattenti… partigiani. Ma per fortuna la VERITÀ, quella che in latino suona “VERITAS”, prima o poi, la vince su quella che nella Russia bolscevica suonava … “PRAVDA”.
Ernesto Scura