Titolo di oggi: I circoli di lotta di S.Pietro e Santa Maria Maggiore

I due sodalizi, nati attorno al 1896, erano ubicati, uno a via Castello, ora F.Compagna, e l’altro nelle adiacenze di Porta Librandi.

La loro finalità principale era quella di mantenere viva ed inconciliabile la reciprocità dell’odio tra le due fazioni parrocchiali. Dopo il 1861 si era instaurato tra le due Parrocchie un clima di allentamento della tensione, che, però, ebbe una forte impennata quando nel 1864 emersero le raccapriccianti vicende della connivenza col brigantaggio. Giuseppe Garetti, Comandante della Guardia Nazionale, si vide costretto ad indagare sul parroco di S. Pietro, don Lorenzo Vietti, accusato, con prove inconfutabili, di essere il collettore principale delle “crociate” (pizzo) per conto dei briganti del Circondario. I rapporti si inasprirono ed il clero di S. Maria ne approfittò per rimettere in discussione alcuni privilegi attribuiti alla chiesa “nemica”.

Nello stesso anno ci furono alcuni ferimenti tra i più focosi delle due fazioni e da allora fu “codificato” che nessun matrimonio poteva essere celebrato tra appartenenti alla chiesa ostile. I compari per le prime comunioni e le cresime dovevano essere della stessa parte e chi derogava, veniva emarginato come un untuoso e deriso. Il confine tra i due “territori” era la fine di via degli Orefici, angolo di Palazzo Varcaro, e chi lo valicava, per motivi di lavoro, non doveva soffermarsi o fare acquisti nelle “tane del nemico”. Solo la Banda musicale era ritenuta “neutrale”, ma a condizione di garantire il “silenzio musicale” quando — per esempio — la statua di S.Lucia sconfinava. In tale circostanza, nessuno del “territorio” poteva dare segni di accoglienza ad un Santo dell’altra Chiesa, pena la ritorsione con piccole ed anche gravi vendette . I Reali Carabinieri a cavallo erano al massimo dell’allerta per scongiurare degenerazioni tra le due “pie” fazioni durante le processioni, che, però, per motivi di ordine pubblico, erano diventate molto rare. I Circoli furono chiusi nel 1898 per ordine del Regio Commissario al Comune Giuseppe Pera, dopo una violente lite insorta alla Cavallerizza tra le due fazioni nel mese di settembre. Nel 1902, la statua di S. Lucia fu portata a Piazza Castello pavesata a festa con i migliori damaschi di famiglia. Fu l’inizio di una rapida distensione ed i più facinorosi, prima vezzeggiati e corteggiati, furono messi definitivamente da parte. Nessuno seppe subito spiegarsi il “miracolo” di tale avvenimento, ma presto circolò la voce che uno dei “capi”, Vincenzo Grillo, della fazione di S. Pietro, era guarito da un tracoma e S. Lucia aveva fatto il miracolo, dopo le candele portate alla Santa, di nascosto, dalla moglie. Ma anche i due Cleri rivali si erano stancati di farsi guerra e di aizzare i propri fedeli.

GIUSEPPE FRANZE'

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