di Giulio Iudicissa
"Consumare acqua inutilmente" si diceva nell'antica Grecia ed anche a Roma, quando si cercava, ma invano, di persuadere qualcuno a fare o a non fare qualcosa.
A volte, mi chiedo se anch'io non stia consumando dell'acqua inutilmente: leggere, studiare, scrivere. Faccio bene in questo avaro presente? Mi consolo, alla maniera di Cicerone in una lettera ai familiari: "viximus, floruimus". Che è come dire: ho vissuto ed ho avuto anche un po' di successo. Ben posso, dunque, sopportare il presente.