di Gennaro De Cicco
Nel libro del prof. avv. Domenico Cassiano: “Fascismo Antifascismo nella Calabria albanese” – ICSAIC 2016 - nel capitolo dal titolo: “Resistenza al fascismo e organizzazione clandestina” viene descritto, magistralmente, tutto il periodo in cui il regime emanò apposite leggi speciali con lo scopo specifico di perseguitare gli oppositori, di fare tacere i dissidenti, spedendoli al confino in sperduti paesini e villaggi del sud o condannandoli al carcere.
Di questo regime poliziesco furono vittime anche il sandemetrese Angelo Corrado e tanti altri politici dei paesi albanesi. Angelo Corrado esercitava la professione di avvocato. “Era comunista – si legge nel libro di Cassiano - ed esercitando la professione legale nella locale pretura aveva acquisito fama e prestigio in tutti gli altri paesi del mandamento di San Demetrio Corone. Per questo motivo era ritenuto un sovversivo. La Commissione Provinciale per il confino di Cosenza, con ordinanza del 1926, lo condannò a due anni di confino”. In paese l’avv. Corrado aveva frequentato il Liceo Classico. Compì gli studi universitari a Napoli, laureandosi a Giurisprudenza. Da giovane socialista partecipò alle lotte politiche. Nel 1921 aderì al Partito Comunista, aumentando il suo attivismo politico dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti. Rientrato a San Demetrio, dopo la laurea, iniziò con crescente successo l’esercizio della professione forense presso la locale Pretura e il Tribunale di Rossano, senza trascurare la sua attività di uomo politico. “Il giovane Corrado – ci fa sapere il prof. Cassiano, tramite il suo libro - fu tratto in arresto dai Carabinieri nel 1926, in esecuzione del provvedimento della commissione provinciale che gli aveva inflitto due anni di confino solo perché comunista e, quindi, per definizione , sovversivo e pericoloso. Con Pietro Mancini, con Fausto Gullo e altri compagni cosentini fu destinato a Nuoro per scontare la pena inflittagli”. Ritornato dal confine, riprese l’attività forense senza smettere l’attivismo politico. Il suo studio divenne punto di riferimento e di aggregazione di una opposizione ramificata, particolarmente tra le classi medie e piccolo-borghesi e i numerosi artigiani locali e studenti del mandamento sandemetrese. Fu chiamato a Roma da Fausto Gullo, già suo compagno di confino, a Nuoro, a ricoprire la carica di capo della segreteria al Ministero dell’Agricoltura, di cui era titolare Gullo, proprio nel periodo in cui emanò i famosi decreti per l’assegnazione delle terre. Nel 1946, fu candidato della lista del PCI all’Assemblea Costituente, insieme a Giustina Gencarelli (U.D.I.). “All’epoca del movimento contadino ne sostenne, nelle Preture e nei Tribunali – ci fa sapere l’autore del testo - la validità delle ragioni e la fondatezza delle motivazioni scontrandosi col vecchio impianto legislativo pre-fascista. L’avvocato, con appassionate arringhe nei vari Tribunali, in difesa dei contadini processati, si richiamava ai principi di libertà, contestava l’applicazione delle normative che violavano la libertà di riunione manifestazione, con argomentazioni logico – giuridiche, ma anche nel modo emotivo e coinvolgente come sapeva fare solo un ex confinato, come lui”. Nelle elezioni del 1952, fu eletto Sindaco di San Demetrio Corone, dopo una infocata campagna elettole. Nelle successive elezioni, non si ripresentò. Il suo rapporto con la burocrazia andò man mano affievolendosi perché mal sopportava il processo di burocratizzazione della dirigenza comunista che emanava direttive dall’ alto e non faceva che alimentare la diacronia fa la base bracciantile e la dirigenza. Spirito libero, non riusciva a tollerare il tatticismo, la diplomazia e il doppiogiochismo. “Per lui – precisa il prof. Cassiano - il partito era strumento di espressione della base popolare e di discussione della linea di condotta e non di conformismi e di meschine ambizioni di carriere”. Ultrasessantenne, l’avv. Corrado lasciò San Demetrio che l’aveva visto protagonista di tante battaglie civili e politiche per trasferirsi a Bologna . Di lui nell’immaginario collettivo resta l’eco delle tante lotte per il progresso, l’emancipazione, l’istruzione, il lavoro delle classi popolari, combattute con assoluto disinteresse, onestà e con ferma intransigenza morale.