Fonte: www.ilgustodellecosecelesti.it 

di P. Giovanni Cozzolino, O M.

 Premessa

Sono da considerare attentamente i seguenti punti fondamentali, a mio avviso, per conoscere la vita e le opere di Fra’ Francesco di Paola in Calabria dal 1416 al 1483.

Nel primo periodo della sua vita Fra’ Francesco di Paola, eremita riconosciuto della diocesi di Cosenza e cittadino del Regno di Napoli va ovunque lo chiamano per annunciare la buona novella del Vangelo e non per erigere eremi, senza avere nessun permesso ecclesiastico e civile per costruire: questa situazione rimane, a mio avviso, fino al 1470, per come dimostreremo. Certamente, in base a tutto ciò che scriverò, facendo notare quanta fatica è costata a Fra’ Francesco di Paola e al co-fondatore P. Baldassarre De Gutrossis ottenere i dovuti permessi sia ecclesiali che civili del Regno di Napoli, non mi trovo per nulla d’accordo con quanto asserito dal Rodari: « sostanzialmen- te (Francesco) costruiva senza a chiedere a lui (Ferrante) alcun permesso»1, anche perché non è nello stile di Fra’ Francesco di Paola, umile figlio obbediente alla Chiesa ed anche alle leggi civili del Regno di Napoli, agire così, a maggior ragione considerato il controverso rapporto con il re Ferrante, perché al massimo gli scriveva o faceva segni prodigiosi! Nel secondo periodo della sua vita calabrese, poiché è seguito da tanti giovani eremiti, ottenuti i dovuti permessi ecclesiastici e civili, si muove ove gli chiedono di costruire i suoi ‘eremi sui generis’ e va ove è chiamato: l’insieme dei fedeli, le università cittadine, le delegazioni municipali ed anche i baroni o cittadini che avevano bisogno di lui, i quali si premunivano di tutti i permessi necessari sia civili sia ecclesiali, ove costruire l’Eremo e ne diventavano i benefattori! Questi periodi in Calabria, a mio avviso, si dividono così:

  1. a) approvato dal Vescovo di Cosenza Mons. Pirro Caracciolo il movimento eremitico con la ‘Decet nos’ il 30 novembre 1470, (eccezione fatta per Paola, la casa madre, costruita in tre periodi diversi 1435-1452-1469 e 1474), Fra’ Francesco di Paola inizia a costruire gli eremi di Paterno e Spezzano della Sila 1470 in poi, con gli elementi fondamentali dell’architettura Minima2 e, quindi, non per nulla finiti, e quasi n contemporanea.
  2. b) a partire dalla data dell’approvazione pontificia della ‘Sedes Apostolica’ nel 17 maggio del 1474 e per l’aspetto civile l’autorizzazione del re del Regno di Napoli Ferrante che la concede nel 1473, Fra’ Francesco di Paola inizia a costruire gli eremi Corigliano Calabro dal 1475 in poi, con gli elementi fondamentali dell’architettura Minima, anche a Maida e Milazzo tra il 1479-1482;
  3. c) mentre a Castellammare di Stabia invia dei frati nel 1477 perché per Fra’ Francesco di Paola e la sua famiglia naturale è un anno particolare, come scriveremo;
  4. d) per quanto concerne Crotone, la costruzione dell’eremo non è costruito da Fra’ Francesco di Paola e non è di questo periodo, come dimostreremo; e lo stesso farò per tutti gli eremi citati, in seguito e in modo specifico.

Avendo a disposizione solo 13 anni, cosa che noi possiamo affermare ‘a posteriore’, ma che Fra’ Francesco aveva profetizzato secondo l’Anonimo3 «da molto tempo»4 e secondo il teste di Amiens anche 6 anni prima “partire per un paese straniero”5, perché nel 1483 per obbedienza al Papa deve partire per la Francia per la guarigione del Re Luigi XI, Fra’ Francesco di Paola viaggia molto in questi anni, sia via terra che via mare, per dare il suo progetto di architettura di ‘eremo minimo sui generis’ per risolvere i vari problemi di costruzione e della composizione della comunità. Per questo motivo, quasi tutti i testi del Processo Cosentino affermano che “costruiva conventi dappertutto”, perché il tutto è concentrato in poco tempo, e per riuscire in ciò, Fra’ Francesco di Paola aveva un’équipe di maestranze esperte e non bisogna pensarlo staticamente nei luoghi ove va, ma dinamicamente, nel senso che vi si reca più volte per le varie necessità impreviste. Storia non è soltanto il documento scritto ma storia sono anche le orme e i monumenti rimasti vivi dopo la morte di una persona!

 

Il primo viaggio di una certa importanza che ci risulta è quello che compie come eremita viandante ed è nel 1464, ove avviene il prodigioso passaggio dello Stretto di Messina, ipotesi già scritta nel mio studio in materia6: questa mia ipotesi mi convince sempre di più e l’arricchirò con il seguente studio.

In questo caso bisogna molto saper “intelligere” sia le Fonti Minime Primarie e quelle Civili e non si può far finta di nulla, perché le orme storiche in questo caso sono essenziali e se si ignorano si arriva a compiere delle scelte storiche contraddittorie e incomplete, come è successo per il passato per il periodo calabrese del nostro Fra’ Francesco di Paola!

Se si nega l’andata in Sicilia nel 1464 si va contro le orme storiche del suo passaggio attestato da luoghi, atti notarili di famiglie nobili (es. i Sanseverino) e contro gli storici siciliani e locali e, in fondo, contro il Processo Calabro, perché le sedute si tengono per la maggior parte nei luoghi ove lui è passato.

E, questa, è un’ulteriore conferma, perché gli incaricati non vanno dove Fra’ Francesco non è stato; e, inoltre, i posti ove si interrogano i testi non sono sempre accessibili per via terra, ma alcuni solo per via mare, per cui il nostro Fra’ Francesco di Paola è andato almeno due volte in Sicilia e penso anche di più va via terra, le altre volte via mare: per cui la prima volta nel 1464, le altre volte via mare (1479- 1482).

Se si afferma che si reca in Sicilia solo per la costruzione dell’eremo di Milazzo nel 1464, si va contro l’autorità della Chiesa perché ottiene il riconoscimento giuridico solo nel 1474 con la ‘Sedes Apostolica’ e quella civile del Re del Regno di Napoli Ferrante d’Aragona che concede l’autorizzazione solo nel 1473; se si afferma che va solo nel 1479-1482 si negano in fondo il Processo Calabro, le fonti civili e le sue orme e, ancora, poiché in questo periodo va solo via mare (via mare lo trovano i Francesi nel 1482), dopo sei mesi navigando tra la Calabria e la Sicilia, «facevano la sponda tra la Calabria e la Sicilia»7, non avrebbe senso che i francesi usassero questa dicitura specifica del linguaggio marittimo e in questo periodo notiamo delle soste, come metteremo in evidenza. E, poi, perché deve compiere un miracolo, essendo dal 1470 superiore con la facoltà di comprare, come fa nel 1480, quando a Paterno si ritira nella grotta in preghiera e digiuno per scongiurare l’invasione dell’ impero ottomano ad Otranto, comprandosi due panini!

Inoltre, poiché Fra’ Francesco di Paola, che naviga con una barca, come logica vuole, tra Paola e Milazzo per il poco tempo che ha disposizione, perché deve attraversare lo Stretto, con un prodigioso miracolo nel 1482, essendo molto conosciuto e aiutato dai Sanseverino e altre famiglie nobili, come vedremo e da altri amici di una certa importanza?

Ciò avvalora la mia tesi di un viaggio nel 1464 da frate povero e di uno o più viaggi tra il 1479 (per i Bollandisti), 1481 per il Benvenuto e il 1482 per i Francesi, come analizzerò in seguito: sono i famosi tre anni che gli storici siciliani affermano sulla permanenza del nostro Fra’ Francesco di Paola in Sicilia!

Mi incuriosisce quanto segnalato dai Bollandisti che nella nota n del teste 24 del Processo Calabro annotano quanto segue: «quelli che scrivono che il convento di Milazzo in Sicilia (dove allora, come appare chiaro andava il Santo) fu fondato l’11 Febbraio dell’anno seguente, non si oppongono a questo testo; ma se credono che l’anno sia stato il 1464, vanno troppo oltre»8, e ciò mi sembra voglia dire che è vero che Fra’ Francesco di Paola va a Milazzo e, quindi, conoscendo bene i Bollandisti il Processo Calabro e in fondo è come se affermassero il miracoloso passaggio dello Stretto di Messina nel 1464! Però, gli storici che pongono la fondazione dell’eremo di Milazzo nel 1465 certamente sbagliano e tutto ciò mi sembra un’apertura alla terza via del nostro studio!

Certo, scrivere sulle origini di Fra’ Francesco di Paola e sulla Famiglia Minima da lui fondata è davvero faticoso e comporta delle scelte da fare, per cui affronterò il presente lavoro non da storico puro, ma volendo dare una veridicità storica alle orme, perché, ribadisco, non tutto ciò che è scritto è storico, ma anche le orme sono storia, ovviamente tenendo fermi alcuni punti certi della storiografia ufficiale, perché dal nulla nasce il nulla, ma dalle orme nasce anche la storia e, in particolare, non si riducono tanti episodi del nostro Fra’ Francesco di Paola a leggende o miti o ad invenzioni popolari!

 D’altronde, anche notarili ecclesiastici di una fondamentale importanza sono facilmente falsi cabili: per tutti, riporto quanto successo a Corigliano Calabro, ove, in assenza dei Minimi per due anni per discordie con il vescovo di Rossano, per quanto concerne il Patrocinato del nostro Santo, ove si sono falsificati atti notarili per proclamare s. Antonio quale patrono, ma ritornati i Minimi nel 1598 presentarono quello autentico e ufficiale9!

Mi atterrò presente tutte le innovazioni storiche al riguardo e che partono dal 1967, quando il P. Alessandro Galuzzi, scrivendo sulle Origini dell’Ordine dei Minimi10, ha dato una svolta storica nel vero senso della parola, riportando anche quanto già scritto su alcuni punti, alcuni anni, prima P. Pasquale Sposato, più volte citato e ringraziato dal Galuzzi. Per quanto concerne le Fonti Minime Primarie, terremo molto presente ‘La vita di San Francesco di Paola dell’Anonimo’, ritrovata dal Benvenuto”, che chiamerò Anonimo Benvenuto11, per rendere omaggio al mio concittadino P. Rocco, grande ricercatore storico, che era di due anni più piccolo di me, per il percorso di studio compiuto insieme e per essere stati entrambi alla scuola del grande P. Alessandro Galuzzi!

Sono convinto, inoltre, che occorre avere il coraggio delle ipotesi ed è quello che cercherò di fare con il presente studio, avendo ormai chiaro il periodo calabrese del nostro Santo!

Riteniamo, per quanto riguarda l’utilizzo storico – critico del Processo Cosentino e Turonense, che il Processo è la più genuina ed autentica fonte di studi. Riteniamo che le petizioni, contenute nel Processo Calabro, delle varie Città o personaggi illustri inviate al Santo Padre scritte nel 1517 per canonizzare Fra’ Francesco di Paola siano precise e veritiere, poiché fatte sotto giuramento e, perciò, facilmente veri cabili se false, mentre per i testi si sono verificati episodi curiosi, per cui pensiamo che non siano nemmeno stati esaminati e ciò spiega tante cose! Per quanto riguarda le Lettere scritte da Fra’ Francesco di Paola, utilizzerò quelle autentiche, già pubblicate dal P. Alessandro Galuzzi12 e dal P. Rocco Benvenuto13. Per quanto riguarda le Fonti Minimi, esse sono prese da “Alle sorgenti del Carisma Minimo»14 da me curato; mentre per il Processo Calabro mi avvalgo dell’edizione critica della Malvina Fiorini Morosini15

 

  • Rodari P., Francesco di Paola, Un eremita nel mondo, Rubbettino, 2018, p. 49.
  • Martino Catia, San Francesco di Paola tra storia e architettura, Roma, Incipit, 2013. pp. 11-44.
  • Anonimo, La vita di San Francesco di Paola raccontata dall’Anonimo discepolo contemporaneo nel testo originale francese ritrovato dal p. Rocco Benvenuto O.M. a cura di Giuseppe FioriniMorosini e Rosario Quaranta, Rubbettino, 2019. (D’ora in poi, lo citerò come Anonimo Benvenuto). Anonimo Benvenuto, p. 115.
  • Cozzolino Giovanni (a cura di), Alla sorgente del carisma di San Francesco di Paola. Le Fonti

Minime, Lamezia Terme, Edizioni minime, 2002, p. 488

  • Cozzolino Giovanni, San Francesco di Paola e il miracolo del passaggio dello Stretto di Messina, editoriale progetto, 2014, Cosenza, 2014
  • Galuzzi Alessandro, Origini dell’Ordine dei Minimi, Roma, Libreria editrice Pontifi cia Università

Lateranense, 1967, p. 71

8) Fiorini Morosini Malvina, (a cura di), Processo Calabro per la canonizzazione di San Francesco di Paola, testo latino dei Bollandisti e traduzione italiana, Soveria Mannelli, Cittàcalabria, 2010. p. 73. (Al riguardo sono d’accordo con quanto affermato da Pietro Di Leo, nell’introduzione al mio libro sullo Stretto di Messina: “È il caso della dichiarazione del teste 23 (non 22, vedi errata/corrige) tradotta dal latino dalla Morosini: «qui ad praesens in altero sunt saeculo»: «che oggi sono tutti nell’altro mondo»: Malvina Fiorini Morosini, Processo Calabro…, cit., pp. 72-73; mentre potrebbe essere intesa diversamente: «che tenendo conto del presente, vissero nell’altro secolo» ; come anche in altre parti non è proprio una traduzione de verbo ad verbum, come nel caso di Maida!).

  1. Benvenuto Rocco, L’origine del patronato di San Francesco su Corigliano, in «Il Serratore», anno IV, (giugno-luglio-agosto 1991), n. 17, pp. 46-51. e in Cozzolino Giovanni, San Francesco di Paola e l’Ordine dei Minimi a Corigliano Calabro dal 1476 al 2010, Cosenza, editoriale progetto 2000, 2010.

10, Galuzzi Alessandro, Origini dell’Ordine dei Minimi, Roma, Libreria editrice Ponti cia Università Lateranense, 1967.Anonimo Benvenuto.

11.Galuzzi Alessandro, Origini dell’Ordine dei Minimi, Roma, Op. cit. Lateranense, 1967, p. 8.12,  Benvenuto Rocco (a cura di), San Francesco di Paola. Le Lettere, Paola, Edizioni Santuario 2008.

  1. Cozzolino Giovanni (a cura di), Alla sorgente del carisma di San Francesco di Paola. Le FontiMinime, Lamezia Terme, Edizioni minime, 2002.15. Fiorini Morosini Malvina, (a cura di), Processo Calabro per la canonizzazione di San Francesco di Paola, testo latino dei Bollandisti e traduzione italiana, Soveria Mannelli, Cittàcalabria, 2010.

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