di Giulio Iudicissa
Non c'erano stufe e la luce era fioca. Nella chiesa della mia memoria non c'erano climatizzatori e microfoni. Lì, però, non sentivo freddo nè caldo e tutto vedevo chiaro. Anche la voce, dall'altare, giungeva bella e netta. L'assenza delle tante comodità, sopraggiunte, rendeva più attenta l'assemblea e più calda l'orazione. Quella chiesa piaceva ai tanti, che l'affollavano in tempo feriale e festivo. Io ero fanciullo. Vennero, poi, tempi nuovi e con essi gli agi e il superfluo. I banchi, però, sono sempre più vuoti.