Fonte:www.corigliano.cal.it

di Giovanni Scorzafave

In onore a tutti i miei concittadini che hanno combattuto per la Patria.

 Frammenti del 1917 dal periodico “Il Popolano” di Francesco Dragosei

 Gennaio 1917

É un inverno molto triste per l’Italia e per la mia Città. Sono appena trascorse le festività natalizie nella preghiera, nel silenzio e nel grande dolore che coinvolge molte famiglie coriglianesi per la perdita dei loro cari, morti e feriti sui campi di battaglia. In questo mese muoiono altri due coriglianesi, Alfonso Caldeo, di 28 anni, e Alfonso Prantera, di 23, quest’ultimo addirittura disperso. In questo mese viene decorato al valore militare un nostro soldato di fanteria, Pietro Santo. Di seguito la cronaca del Popolano.

 

Esonero dal pagamento della sovrattassa imposta di guerra.

La fine di questo mese scade il termine per la presentazione a questa Agenzia delle imposte delle domande di scarico della sovra imposta di guerra. Si ha diritto allo esonero per tutti i fabbricati abitati dai rispettivi proprietari o rimasti sfitti.

Coloro che non hanno provveduto si affrettino.

 

Un Coriglianese decorato al Valore Militare

Tra i nomi di coloro che furono recentemente decorati al valore, leggiamo quello di Santo Pietro da Corigliano, soldato di fanteria.

Durante un violento bombardamento nemico, dopo che ben quattordici portatori di ordini erano stati messi fuori combattimento, si offriva spontaneamente, due volte consecutive, per il recapito di ordini, riuscendo sempre ad eseguire l’incarico, attraverso zone intensamente battute. Egli si era già distinto in precedenti operazioni sul Monte Pasubio nel luglio 1916.

Al bravo e valoroso concittadino giunga il fervido plauso della città natale, che è lieta di dar tanto contributo di coraggio e di valore alla grandezza di Italia.

In questo mese cadono due nostri valorosi concittadini:

 

Caldeo Alfonso di Giovanni, soldato 221° reggimento fanteria, nato il 11 maggio 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 gennaio 1917 nell’ospedaletto da campo n° 43 per ferite riportate in combattimento.

 

Prantera Alfonso di Cosimo, soldato 216° reggimento fanteria, nato il 17 marzo 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 15 giugno 1917 sul Piave in combattimento

 

Febbraio 1917

La guerra, che doveva durare solo pochi mesi, per l’Italia dura già da due anni. L’iniziale entusiasmo dei nostri concittadini “richiamati” si spegne sempre di più. La nostra Corigliano piange ogni giorno i suoi morti. In questo mese sono sei i nostri valorosi eroi morti, e di questi ben quattro risulteranno scomparsi.  In Città, poi, manca un po’ di tutto. Manca il grano, la farina, la pasta, lo zucchero,… Ecco, di seguito, come il Popolano racconta gli avvenimenti di questi tristi giorni.

 

La questione dell’approvvigionamento discussa dai nostri commercianti

Beneficio della guerra? Non sappiamo. Ma è certo che c’è voluta la guerra a snidare dai covi dell’egoismo individuale la classe dei commercianti e dei negozianti, la quale è finalmente scossa dai primi sintomi di quel collettivismo, che nei nostri paesi sembrava e sembra tuttora una risibile utopia.

Ma non affrettiamo gli eventi. Contentiamoci di salutare per oggi questo sintomo di risveglio collettivo e segniamo con una becca memore e gradita la nuova pagina inattesa della storia paesana, su cui l’aforisma: «Non tutti i mali vengono per nuocere», potrà ripetere come non fosse altro che per ammaestrarci ed educarci, la guerra ci voleva.

Ci voleva, ed è venuta. Naturalmente richiese vite e danari. E vite e danari ebbe ed avrà fino a che la vittoria non avrà sorriso alle nostre forze agguerrite. Vite e danari. Eroismi e sacrifizi. Sacrifizi romanamente affrontati, stoicamente sopportati. Ma la nostra misera creta è così fatta che un solo sacrifizio non può sopportare: la fame. Perché la fame uccide. Uccide lentamente.

Allora l’Italia è stata dalla guerra trascinata alla fame? No. Anzi l’Italia è la Nazione che più e meglio delle altre può alimentarsi in questo sfacelo inaudito di vite, di popoli e di sostanze. Ed era proprio questa la ragione del nostro scorno, del nostro timore e delle nostre preoccupazioni. Perché — chiedemmo — se l’Italia è ben provvista di tutto, a noi manca il grano, a noi manca la farina, a noi manca la pasta, a noi manca lo zucchero, a noi manca il petrolio? Siamo noi, dunque, tali da meritare il disinteressamento completo di un governo, che pur nelle nostre forze e nel nostro valore fonda i suoi diritti e la sua fama di nazione potente ed agguerrita?

Quando le prime linee del problema gravissimo minacciarono che la risposta sarebbe stata una: la fame; che il pericolo sarebbe stato uno: la fame, la popolazione si mosse. E con la popolazione una classe numerosa ma divisa dalle tirannie della concorrenza, dalle bassezze dell’invidia, dagli artigli dell’egoismo, trovò la via della riuscita: l’unione.

I commercianti si unirono. I negozianti si unirono.

Un comizio di commercianti e di negozianti? E perché no?

II primo cittadino di Corigliano lanciò il grido. Il Presidente della Camera di Commercio lo raccolse. Sindaco e negozianti discussero con serenità e compostezza il problema che serenità e compostezza richiedeva nell’ora che volge. Salutiamo, dunque, questo risveglio fecondo e promettente. Plaudiamo all’opera che negozianti e commercianti — sorretti e guidati dal Sindaco e dal Presidente della Camera di Commercio — vanno spiegando. Godiamo che i primi buoni risultati sorridano sull’orizzonte schiarito. Ma non ci dissimuliamo che a ben altri sacrifizi il nostro coraggio e la nostra fede debbono muovere e attendiamo gli eventi con quella stessa serenità che ci vide riuniti a discutere il problema impellente. Attendiamo. E nell’attesa, che non sarà meno feconda di patriottismo e di valore, la classe dei commercianti e dei negozianti dimentichi il triste egoismo che la vide divisa e disorganizzata a danno proprio e a discapito del pubblico, e sappia mostrarsi degna della patria, col non contribuire, con usure riprovevoli e camorre dannose, ad affamare una popolazione, la quale — superba del suo patriottismo — ha tutto il diritto di non morire di fame.

Quando le camorre e le usure saranno finite e la concordia avrà sorriso in questo, cielo sanguinoso, sapremo trovare la voce di protesta dignitosa e fiera contro coloro — siano governanti e siano arpìe — che con l’imperfetto traffico o con le scarse concessioni, negassero il pane alle famiglie dei soldati più agguerriti e più coraggiosi di cui l’Italia disponga!

Abbiamo nominato i soldati calabresi.

Il Comizio

25 febbraio.

Alle quattro pomeridiane la Sala del Consiglio del nostro Municipio rigurgita di intervenuti. Notiamo quasi tutti i commercianti e i negozianti coriglianesi, le autorità civili e militari, il Sindaco, molti consiglieri e un grandioso numero di cittadini. Partecipa anche l’avv. Adolfo Berardelli, presidente della Camera di Commercio e del Consorzio granario di Cosenza.

Alle quattro e mezza, tra la più deferente attenzione, incomincia a parlare il Sindaco avv. Vincenzo Fino. Egli presenta, con bellissime parole, l’avv. Berardelli, espressamente venuto — dietro suo invito —per sentire dagli stessi commercianti i bisogni e i desideri della cittadinanza. Dopo un breve ed indovinato esordio sulla necessità della guerra e sulla conseguente necessità di sottostare ai disagi da essa apportati, l’oratore dice come un solo disagio non sia sopportabile: la fame. Perciò egli ha creduto opportuno recarsi personalmente a Cosenza, per esporre a voce sia al Capo della Provincia che al Presidente della Camera di Commercio, le gravi condizioni in cui versa la nostra città per la mancanza dei più necessari generi. L’attenzione maggiore, ritiene l’oratore, va volta alla mancanza di grano e farina, di cui Corigliano ha bisogno in una misura approssimativa che va dai 50 ai 60 quintali al giorno. A proposito, legge alcune cifre che dimostrano chiaramente quanto grande sia stato l’interessamento dell’Amministrazione, la quale ha già impegnato per Corigliano un assieme di 3700 quintali di grano e farina per un ammontare di L. 169.733,50, al pagamento delle quali si è provveduto in parte con un mutuo di 65 mila lire e in parte con le risorse della cassa comunale. Se nonché dei 3700 quintali di grano e farina commissionati solo una parte finora è giunta. L’altra non poté essere spedita, per la mancanza di carri ferroviari.

Per la pasta, dice l’oratore, s’è commissionata dalla Camera di Commercio una quantità di 80 mila quintali, di cui Corigliano avrà la sua parte.

Del resto parlerà con più competenza l’avv. Berardelli, a cui i negozianti potranno liberamente esporre i propri desideri, perché egli possa meglio interessarsene presso il Governo.

All’invito del Sindaco parlano Pedatella, Longo L., Dragosei, Godino, Meligeni e Longobardi.

Pedatella si occupa specialmente del difetto di carri ferroviari, che comincia a preoccupare i commercianti. Egli dice che sarebbe addirittura meglio sospendere per determinati periodi di tempo la circolazione dei carri, anziché far procedere il servizio con tanta pigrizia e tante deficienze.

Dagli altri si parla del petrolio, dello zucchero, della pasta, della farina e di tutti i generi indispensabili.

Dopo di ciò prende la parola l’avv. Berardelli. Egli ringrazia anzi tutto il Sindaco del graditissimo invito, che gli ha porto la bella occasione di venire a Corigliano, che egli predilige per la stima di cui i Coriglianesi l’onorano e per il fatto che a Corigliano ricevono l’educazione i suoi figliuoli. D’altra parte – dice l’oratore — la sua venuta era quasi superflua, poiché egli aveva già avuto occasione di sentire dalla bocca del Sindaco quello che era necessario sapere. Egli stesso aveva accompagnato l’avv. Fino in tutti gli Uffici della Provincia, a cui erano state esposte le gravi condizioni della città.

Certo — dice l’oratore — la guerra impone sacrifizi, a cui dobbiamo sottostare per la vittoria delle nostre armi, che ci auguriamo sia prossima e completa. Ma, se noi ci sobbarchiamo ai sacrifizi ed alle privazioni dalla guerra imposti, il Governo deve, da parte sua, pensare a non far mancare il pane ai suoi cittadini e specie a noi calabresi, che stiamo dando tutto alla Patria, e con tanto slancio che questa guerra più che italo-austriaca potrebbe dirsi calabro-siculo-austriaca.

L’oratore esprime il suo pieno compiacimento per la presente riunione, che per la prima volta avvicina i commercianti per la discussione di problemi urgenti e vitali. Ha inteso egli quanto gl’intervenuti hanno esposto circa l’approvvigionamento della città, e sopra tutto ha notato come sia sentita la mancanza di grano e farina. Certo, in questi tempi, il consumo è quadruplicato e ciò allarma tutti. Ma alla mancanza si va energicamente e sollecitamente provvedendo. Difatti sono stati dalla Provincia commissionati 200.000 quintali di grano e farina, 60.000 di granone, 80.000 di pasta e poi gran quantità di zucchero, di riso, di legumi.

Si era fatto un deposito a Mandatoriccio. Ma la scarsa accessibilità del paese, che quasi resta tagliato fuori degli altri paesi del circondario rendeva difficilissima la distribuzione dei generi depositati. È dunque necessario che un deposito si istituisca a Rossano e a Corigliano. E a ciò sarà presto provveduto.

Per lo zucchero, Corigliano dovrebbe scegliere un deposito unico che potesse provvedere alla distribuzione.

La mancanza di petrolio poi è questione grave. Il petrolio difetta, è vero, ma più specialmente difettano i recipienti per la spedizione. Non solo. Mancano perfino i carri chiusi. Bisognerà, dunque, far pratiche presso la Società Anglo-Americana perché mandi il petrolio in carri-cisterne.

In quanto alla lamentata mancanza dei carri ferroviari, bisogna in parte attribuire l’inconveniente al fatto che a Cadorna occorrono circa sei mila carri al giorno per le esigenze militari. Ma la colpa è un po’ pure delle Autorità ferroviarie che non fanno dei carri disponibili un’equa distribuzione. L’oratore dice di essersene personalmente occupato presso il Ministro Arlotta, che aveva promesso di provvedere. Se i provvedimenti non verranno, egli andrà ancora una volta a Roma per sollecitare.

Ritornando al problema del grano e della farina, l’avv Berardelli ricorda l’interessamento della nostra Amministrazione e ripete che si instituirà in Corigliano un deposito di grano e farina. A proposito si telegraferà stasera al Ministro Canepa, Commissario generale dei Consumi, perché sia disposta la partenza di un’apposita tradotta da Napoli per Corigliano. Altre Autorità saranno del fatto telegraficamente interessate e telegrafato sarà pure il Ministro Fera, nostro illustre conterraneo, perché si occupi della questione.

Del resto, soggiunge l’oratore, se non sarà presto provveduto, egli si recherà appositamente a Roma, per occuparsene personalmente.

Il discorso di Berardelli finisce con un incitamento alla calma. Sa l’oratore che Corigliano ha dato e dà il suo apprezzabile contributo di vite e di sangue. Ma la guerra impone limitazioni e sacrifizi, a cui la città deve patriotticamente sobbarcarsi combattendo così una battaglia degna di quella che quotidianamente si combatte al fronte.

Uno scroscio di applausi corona la fine del discorso Berardelli.

Ma l’adunanza è ancora trattenuta dal Sindaco che vuole pubblicamente interessare il Presidente della Camera di Commercio di una classe di cittadini – i massari – i quali hanno bisogno per le semine e le coltivazioni dei soliti aiuti dell’Istituto Vittorio Emanuele III. Lo stesso Sindaco lamenta che le frequenti requisizioni di avena, orzo e fieno abbiano lasciato la città sprovvista. E Berardelli promette di occuparsi anche di ciò.

L’Assemblea quindi si scioglie, dopo aver autorizzato il Sindaco e l’avv. Berardelli a telegrafare subito alle Autorità.

 

Il Popolano

In questo mese cadono 6 nostri valorosi concittadini. Quattro di questi, in seguito ad affondamento nave, risulteranno scomparsi:

 

Pinto Vincenzo di Alfonso, soldato 281° battaglione M.T., nato il 11 febbraio 1879 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 2 febbraio 1917 a Crotone per malattia

 

Alesina Giorgio di Giuseppe, soldato 31° reggimento, nato il 29 novembre 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, scomparso il 15 febbraio 1917 in seguito ad affondamento di nave.

 

Marino Agostino di Giuseppe, soldato 31° reggimento fanteria, nato il 16 giugno 1886 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, scomparso il 15 febbraio 1917 in seguito ad affondamento di nave.

 

Policastro Luigi di Salvatore, soldato 31° reggimento fanteria, nato il 28 ottobre 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, scomparso il 15 febbraio 1917 in seguito ad affondamento di nave.

 

Salvatore Francesco di Leonardo, soldato 59.ma centuria, nato il 24 ottobre 1887 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 15 febbraio 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Tassitano Giuliano Raffaele di Salvatore, soldato 31° reggimento fanteria, nato il 20 ottobre 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, scomparso il 15 febbraio 1917 in seguito ad affondamento di nave.

 

Marzo 1917

Mentre alcuni nostri concittadini vengono promossi e decorati, in tutte le case di Corigliano si prega per la fine della guerra, che sta massacrando i propri figli. In due case, in particolare, oltre alla preghiera, c’è anche la disperazione, il pianto per la morte di due loro familiari, ritornati dalla guerra a causa di gravissime ferite, riportate in combattimento: il caporal maggior Pietro Cicero e il soldato Salvatore De Cicco.

Nel primo pomeriggio del 30 marzo, con molto rispetto, molti nostri cittadini assistono, nei pressi di via Margherita, al passaggio di un centinaio di prigionieri austriaci, che si dirigono verso l’Abbazia del Patire.

 

Giosuè Donadio

Dopo Costabile Guidi, Giosuè Donadio: a tutt’e due la stessa sorte e lo stesso onore, in questa vermiglia aurora di vittoria.

Io l’ho veduto bendato, questo nuovo monocolo glorioso; ma sotto la benda la palpebra vuota avrà sorriso all’abbraccio fraterno e plaudente che me l’ha stretto sul cuore. Forse mai una palpebra vuota ebbe più alta significazione di vita e di gloria, né mai una benda coprì più mirabile e mirifico sacrificio di quello che rapì una pupilla a Giosuè Donadio.

Bendato, ma calmo, l’ho veduto; con un leggero pallore su le gote convalescenti ed un sorriso di bimbo agli angoli delle labbra nude.

Dov’è?

Non ci può essere un «dove» diverso da quello che sacrifica tante vite di giovani alla vita sacra della Patria. Pure, io gli ho rivolto la domanda, trepida di premura più che di curiosità.

-A quota 208 – egli m’ha risposto- il 23 di febbraio.

E con queste semplici e brevi parole egli ha fatto la storia di un sacrificio e di un eroismo, che trascendono il significato comune ed umano delle parole. Ed egli avrà compiuto quel sacrifizio e quell’eroismo con lo stesso sorriso che ora gli tremava su le labbra nude. Non so perché, ho ricordato le parole che «dalla soglia tra la vita e la morte» Alfonso Prantera mi scriveva prima di morire: «Son cinque mesi che son qui, fermo. Un passo e sono di là. Una palla è come una piccola spinta: son di là. Ma che importa una giovinezza, mille giovinezze di meno? Io mi sacrifico, o tu che comandi, perché vi sia un sacrifizio di meno da chiedere»

Tutti così, questi giovani nostri fratelli. Combattono, si sacrificano, e poi hanno un sorriso sulle labbra o nella penna, che par ti chieda : «E che c’è di straordinario? Io mi sacrifico, o tu che comandi, perché vi sia un sacrifizio di meno da chiedere»

Belle e sublime parole, che nel pallore e nel sorriso di Giosuè Donadio mi hanno rivelato la grandezza di un ideale meraviglioso.

Vincenzo Tieri

Un nuovo Tenente

Il nostro carissimo amico Francesco Noce è stato recentemente promosso tenente di artiglieria, dopo aver prestato lungo e coraggioso servizio nelle prime linee del fuoco.

Tante congratulazioni e auguri.

 

Promozione

Il nostro concittadino sig. Francesco Leonetti è stato promosso maggiore.

La promozione è dovuta ai meriti eccezionali dell’egregio concittadino, il quale eccelle per virtù di mente e per brillanti energie.

Giunga a lui dalle colonne di questo giornale, che ospitò più volte la sua prosa efficace, la espressione del nostro gaudio plaudente.

 

Il Tenente A. Tricarico, decorato

Ecco una lieta notizia, che registriamo con la più viva cordiale soddisfazione: il tenente Alfredo Tricarico, valoroso e intelligente concittadino nostro, è stato, con decreto luogotenenziale del 15 marzo 1917, decorato della medaglia d’argento, con la seguente motivazione: «In varie ricognizioni, a cui prese parte volontariamente, si mostrò sempre sprezzante del pericolo. In una di esse si slanciò all’attacco di un posto avanzato, dando ai compagni esempio di mirabile coraggio, e, benché ferito alla coscia destra, continuò a combattere finché ricevette l’ordine di ritirarsi. Monte Zovetto, 9 giugno 1916»

La motivazione non ha bisogno di commenti. Il «disprezzo del pericolo», lo «slancio all’attacco», il «mirabile coraggio» son tutte cose, che, consacrate in un decreto ufficiale, onorano non solo il giovine concittadino, quanto Corigliano e la Calabria intera, che sa dare alla Patria tanto fuoco d’entusiasmo e tanta nobiltà di coraggio e d’ardire.

Giunga all’intrepido e valoroso Ufficiale il nostro saluto plaudente, che è saluto di concittadini, i quali vanno orgogliosi del suo eroismo.

 

Passaggio prigionieri

Il giorno 30 marzo, alle ore 15.30 passarono per Corigliano, diretti al Patire, 130 prigionieri austriaci, i quali saranno colà utilizzati in lavori campestri. Li accompagnavano un nostro ufficiale e una ventina di soldati italiani.

Una grande parte della popolazione – in cui notammo moltissime signore e signorine – volle assistere al passaggio presso la Villa margherita. E il passaggio avvenne tra la compostezza assoluta dei presenti, che seppero dare prova di ragionevole serietà.

Interrogati, alcuni prigionieri dichiararono di essere rumeni e di essere contenti della prigionia, in quanto che l’Italia li tratta bene sotto ogni rapporto. Essi medesimi sospirano la sconfitta dell’Austria, che sempre li oppresse e maltrattò

 

Locali per i soldati

Ci piace di rilevare la sollecitudine con cui sono stati preparati i locali, che dovranno ospitare i soldati italiani destinati a Corigliano; sono tutti ampi, belli, puliti e degni in tutto del nostro valoroso esercito. Specialmente quello del Carmine, per la vastità e la pulizia più assoluta, sarà certo una caserma elegante ed ambita

In questo mese muoiono a Corigliano per malattia due nostri valorosi concittadini:

 

Cicero Pietro di Francesco, caporal maggiore 4° reggimento fanteria, nato il 18 gennaio 1877 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 18 marzo 1917 a Corigliano Calabro per malattia.

 

De Cicco Salvatore di Giovanni, soldato 34° reggimento artiglieria da campagna, nato il 3 gennaio 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 30 marzo 1917 a Corigliano Calabro per malattia.

 

Aprile 1917

Questa la cronaca del Popolano per questo mese

Lettere dal Fronte

Zona di Guerra 21-4-917

Egregio Don Ciccio,

Permetta che il giornale porti un saluto ai miei cari, e a chi mi vuole bene, a tutti quelli che di me serbano un ricordo e dia al nostro paese l’anima dei suoi figli.

Nel breve tempo di licenza fui commosso dalla gentilezza dei miei amici e di tutti quelli che ebbi la fortuna di avvicinare, ed io ancora e sempre sarò loro riconoscente.

I soldati d’Italia non chiedono altro, mi creda, non vogliono altro.

Essi danno tutto ciò perché è loro dovere dare tutto e non domandano ricompense; il loro pensiero è uno: vincere; la loro volontà forte e terribile si chiama: Vittoria. Ai loro sacrifizi vogliono solo che si risponda con un po’ di riconoscenza e il popolo d’Italia tutto abbia la sicurezza del loro valore e che li segua nell’assunzione di ogni giorno verso un più grande destino della Patria nostra; che il nostro paese sappia che i suoi figli son pronti a tutto e che sapranno dare ciò che da essi si aspetta. Si abbia questa certezza, egregio Don Ciccio, e sia profonda in ogni italiano; noi combattiamo con tutto il nostro ardore perché si vinca e presto, con tutte le nostre forze, perché l’Italia sia più grande e più forte.

Il paese aspetti con calma e silenzio in questa primavera, che sarà di gloria; e lasci che siano i soldati d’Italia quelli che combattono, quelli che vincono, quelli che muoiono, a segnare la pace e la Vittoria! …

La ringrazio dell’ospitalità che darà a queste mie parole nel suo pregevole giornale e la ossequio

Dev.mo

Berardi Francesco

 

Una medaglia al valore

Lieti, registriamo la notizia dell’avvenuta decorazione del tenente sig. Cataldo Giannuzzi, il quale, prestando il servizio militare, va dando non poche prove di encomiabile valore. La decorazione consiste in una medaglia di bronzo ed è così motivata: «Durante violenti bombardamenti nemici rimaneva calmo fra le macerie di una trincea conquistata, obbligando i suoi dipendenti a rimanere saldi al loro posto ed a difendere estremamente la posizione».

La chiara motivazione fa onore al bravo concittadino, a cui inviamo il nostro plauso cordiale.

 

Un nostro ufficiale ferito

In **** è stato testé ferito al piede sinistro con pallottola 91 il nostro amico capitano Arturo D’Agostino, figliuolo del cav. Vincenzo.

Per fortuna la ferita è stata lieve e promette una sollecita guarigione.

Benché ferito, egli continuava a far fuoco con la sua batteria e l’intrepido ardimento gli varrà una terza medaglia, per la quale fu già dai superiori proposto.

Al bravo e coraggioso capitano il nostro plauso.

In questo mese altri 3 nostri concittadini caduti per la Patria, e di questi due per malattie:

 

Giannuzzi Cosimo di Francesco, soldato 274 battaglione M.T., nato il 4 giugno 1899 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 aprile 1917 a Castrovillari per malattia.

 

Curti Francesco di Vincenzo, soldato 98° reggimento fanteria, nato il 18 agosto 1886 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 aprile 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Leotti Salvatore di Vincenzo, soldato 10° reggimento fanteria, nato il 20 dicembre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 29 aprile 1917 a Bari per malattia.

 

Maggio 1917

Ancora morti. L’offensiva sul Carso, la decima, ancora una volta ottiene risultati modesti. La strategia del generale Cadorna, poco convincente per i numerosi morti, crea molto malcontento nelle truppe italiane, nonostante i suoi metodi repressivi nei confronti di coloro che si ribellano. Sono dodici i nostri valorosi concittadini che muoiono per la Patria in questo mese, e tra questi ci sono ragazzi non ancora ventenni. Intanto a Corigliano si addestrano giovani militari siciliani e al Municipio si festeggiano i promossi e i decorati per valori militari. Di seguito la cronaca del Popolano

 

Per le armi e le munizioni

Il concetto che la guerra odierna sia guerra di artiglieria, che a fornire i mezzi materiali all’esercito concorrono tutti i prodotti della meccanica e dell’ingegneria, che è necessario resistere a lungo e saper anche attendere il lento esaurirsi del nemico, è divenuto ormai saldo convincimento del popolo italiano, che con tanta abnegazione e fidente sacrificio s’è dedicato alla più bella e santa lotta che dovrà gettare le basi d’una patria veramente grande. Ma non basta che le idee e gli aforismi restino in potenza: occorre che essi divengano reali ed efficienti. È indispensabile che ogni cittadino metta a disposizione della Patria oltre la vita, il braccio e la mente, sommi beni, anche il massimo delle proprie sostanze; tanto più se queste rappresentano per lui il superfluo o l’inutile. Non intendo riferirmi al prestito nazionale, di cui si è parlato a sufficienza ed al quale gli italiani hanno saputo far onore, sebbene a cosa molto più modesta, ma non meno indispensabile: pur essendo ricchi come Creso, se si difettasse di alcune materie necessarie, la vita verserebbe ugualmente in serio imbarazzo. Tale è per l’Italia la necessità del carbone e dei metalli. Non v’è chi non veda quanta importanza abbiano questi due elementi, quale enorme quantità ne occorra per i bisogni di guerra, quali difficoltà si incontrino oggi per farle affluire dall’estero e come ciò sia inevitabile, data la povertà del nostro suolo. Da qui tutta una serie di provvedimenti del Governo intesi alla migliore utilizzazione del poco che abbiamo in casa; esempio le disposizioni emanate per la raccolta o requisizione dei rottami metallici (decreto luogotenenziale 23 marzo 1916, num. 354). Dei rottami metallici appunto intendo parlare, dichiarando subito che il decreto luogotenenziale non ha avuto tutto l’effetto che se ne sperava. Non è qui il caso di indagarne le cause; fra esse notevoli, secondo me, sono quelle che lo spirito animatore del decreto non è penetrato nella convinzione del pubblico, che il decreto non s’è volgarizzato, che molti sono stati trattenuti dal dare quanto possedevano da sentimenti vari, da riluttanza di entrare in rapporti obbligatori e complicati con l’autorità, da ritrosia ad offrire quantità non grandi, e, diciamolo pure, da non voler affrontare piccole cure per la consegna e raccolta dei materiali. Bisogna sgombrare il terreno da queste lievi pregiudiziali ed assecondare invece i moti del sentimento, che non v’è dubbio si saranno qualche volta agitati in ogni italiano che sa di possedere materiali metallici, superando le piccole difficoltà, le reticenze, la tendenza ad evitare le minute noie, pensando che ogni quintale di metallo può essere trasformato in breve in proiettili, in ordigni di guerra, capaci di aumentare la nostra difesa, i nostri mezzi di offesa. Perché Corigliano, anche nell’interesse egoistico della protezione dei suoi nobili e molti figli, che partecipano alla lotta immane, non dà il suo contributo disinteressato e spontaneo, indipendentemente dagli obblighi fatti dalla legge? Ritengo non vi sia casa, bottega, magazzino, masseria, dove non si trovano vecchi utensili o strumenti di lavoro, o pezzi di metallo qualsiasi, vecchi, dimenticati, ingombranti, che potrebbero essere fusi e ridotti in rilucenti proiettili o macchinari. Perché non tirarli fuori di propria iniziativa, senza attendere che venga a cercarli lo speculatore ambulante, che poi li farà pagare al governo il quadruplo del prezzo pagato al proprietario, o le Autorità medesime come ne avrebbero il diritto e il dovere? (anche il Governo a chi lo pretenda paga il metallo a prezzo equo) perché non raccoglierlo sollecitamente in un locale comune e poi metterlo a disposizione del Sottosegretariato Armi e Munizioni? Qualche tonnellata non credo debba essere impossibile raccoglierla, ma anche una quantità minore non sarebbe da trascurarsi; ogni sasso contribuisce all’elevamento dell’edificio. L’opera raccolta, di custodia é di registrazione sarebbe minima; certamente fra i Coriglianesi rimasti a discutere della guerra, si troveranno le persone di buona volontà che vorranno compierla con entusiasmo e zelo raggiungendo i maggiori risultati possibili. Il Comitato di organizzazione civile avrebbe una buona occasione di dimostrare la propria attività. Sarò stato un visionario indirizzando questo modesto invito ai miei concittadini?

Francesco Leonetti

Maggiore Commissario al

Sottosegretariato Armi e Munizioni

 

 

Per i soldati che partono

Quanto prima i giovani soldati siciliani, che nella nostra città ospitale sono stati addestrati alle fatiche della guerra, partiranno per il fronte, dove nuovi doveri e nuove bellezze prepara loro la vita militare.

Li segua il nostro saluto cordiale e l’augurio che la vittoria finale delle nostre armi vincitrici possa presto arridere alla loro forza vergine, per la grandezza d’Italia e la sospirata pace dei popoli.

 

Una promozione

La terza stelletta argentea va a posarsi sul braccio di Tommaso Tricarico, il nostro egregio e simpaticissimo concittadino e amico, il quale da due anni sa i rigori della guerra e il fremito marziale delle nostre avanzate vittoriose.

Il grado di capitano, però, non lo trova stanco, né turbato; ma calmo, sereno e forte al suo posto di lavoro e di combattimento, dove egli fa sfolgorare la luce dell’ingegno e il fuoco del suo amor patrio.

Poche sono le promozioni come questa, meritata e necessaria. E noi battiamo le mani al nuovo capitano, esprimendogli la nostra gioia ed i nostri auguri fraterni.

 

Per il dott. Persiani

Il valoroso e giovine amico nostro, dott. Michele Persiani, che da più tempo prestava servizio in qualità di sottotenente medico, è stato ora promosso al grado di tenente, che è giusto premio al suo valore professionale.

Congratulandoci coll’egregio amico, gli auguriamo nuove e maggiori promozioni, che egli merita per l’abnegazione e l’entusiasmo con cui esplica la sua opera necessaria e difficile.

 

Un altro tenente

Questo è un tenente dei mitraglieri, un tenente dell’arma temuta e vittoriosa che tanti allori va mietendo sul campo di battaglia.

E, trattandosi di mitraglieri, ognuno avrà pensato al giovanissimo sottotenente Alberto Garofalo, che cinge il cappello vittorioso del nuovo filetto argenteo, per continuare, da tenente, la sua bella opera entusiastica sui contesi valichi alpini.

Al nuovo tenente il nostro saluto plaudente e le nostre vive congratulazioni.

 

Per il sottotenente A. Caruso

Tra i giovani e bravi ufficiali, che qui da parecchio tempo istruiscono le reclute del ’98, abbiamo – lieta sorpresa – il carissimo amico Alessandro Caruso, che è il primo degli ufficiali, cui sia toccato il piacere e l’onore di cominciare a servire la Patria all’ombra gradita delle pareti domestiche.

Noi di ciò siamo ben lieti per noi, che godiamo del piacere di avere ancora vicino per qualche tempo l’amico carissimo, e per i soldati nostri ospiti, che alla schiera dei loro valorosi superiori aggiungono questo nuovo, che è bravissimo e clemente.

Tante congratulazioni e tanti auguri affettuosi.

 

Requisizione di locali scolastici

Si parlava da più tempo della requisizione dei nostri locali scolastici, che facevano giustamente gola alle autorità militari. Ma il nostro Sindaco, avv. Fino, si era sempre molto opportunamente opposto, nell’interesse della Scuola e dei cittadini.

Se nonché i gravi momenti che corrono richiedono gravi sacrifizi per la Patria in armi. E così il locale delle Scuole Femminili è stato già occupato dai soldati, che si accingono a requisire anche quello di San Francesco.

A patto che i nostri valorosi soldati stiano bene e siano degnamente alloggiati, noi ci possiamo sentire anche lieti della requisizione, che va annoverata tra i sacrifizi, cui Corigliano compie per il bene inseparabile del Re e della Patria.

 

La festa per la partenza degli Ufficiali del nostro Presidio 

LA FESTA

29 maggio

Poche feste, come quella d’oggi, ebbero uno spiccato carattere di cordialità e di simpatia cosi schietto e vibrante. Perché poche feste, come quella d’oggi, furono feste del cuore, e però riti d’amore e di patriottismo. Il cuore, il cuore, niente altro che il cuore parla, ferve, brilla oggi in Corigliano. Pare che la rappresentanza cittadina rechi il suo cuore dentro gli occhi e nelle mani, per farne un’offerta ai gloriosi partenti, che Corigliano amò e predilesse come figli, più che figli diletti.

Uscendo dalla festa, noi ci sentiamo l’anima gonfiata dalla viva commozione, e sentiamo che Corigliano ha scritto una nuova pagina nella storia dei suoi affetti e del suo patriottismo, perché ella rivivrà nel cuore dei partenti, al fronte di battaglia — infierendo la mischia e sorridendo la vittoria — come oggi, brillando la festa eletta e simpatica, ella ha vissuto nel cuore dei partenti, alla mesta ora del commiato.

L’INVITO DEL SINDACO

Ecco il testo dell’invito, che il Sindaco, avv. Vincenzo Fino, ha diramato alle autorità cittadine — civili, militari ed ecclesiastiche — ed alla stampa locale:

«Stasera, alle ore 20.30 nel Palazzo Municipale, la rappresentanza cittadina vorrà dare il suo saluto augurale a tutti i signori Ufficiali del Presidio, che quanto prima dovranno lasciare Corigliano ed estendere, nel contempo, detto saluto all’intero Esercito Italiano, che ha dato e dà prova del più grande eroismo. A rendere la cerimonia ancora più solenne, prego vivamente la S. V. Ill.ma di volervi intervenire.

Con osservanza

Il Sindaco Fino»

LA SALA.

L’ampia ed elegante sala del Consiglio è riccamente e simpaticamente adornata di fiori e di bandiere. Presso la poltrona presidenziale il gonfalone municipale, sul cui bianco spicca e splende lo stemma in oro, s’erge magnificamente nella sala illuminata a giorno. Sui quadri dei regnanti i fiori ridono nel tricolore glorioso. Dai ricchi lampadari, splendenti di cristallo sfaccettato, il verde dell’erba pende e luce, con vivi riflessi di smeraldo. Da per tutto verde e luce, bandiere e fiori, e profumo di rose fresche e di gigli candidi.

IL RICEVIMENTO.

Alle 20,30 la Sala incomincia a popolarsi. Fanno gli onori di casa, con distinta e compita signorilità, il Sindaco avv. Vincenzo Fino, il Segretario Capo del Comune, Cav. Francesco Rossi e il Cav. avv. Gaetano Attanasio, presidente della Congregazione di Carità. Sono già a posto gl’impiegati della Segreteria e il corpo delle Guardie Municipali, con a capo il sig. Giuseppe De Rosa. L’animazione si va man mano facendo viva, entusiastica, irrequieta, nell’anticamera, nella sala del Consiglio, nel gabinetto sindacale. Gli assessori e i consiglieri comunali vanno riunendosi presso il tavolo presidenziale seminato di fiori. Nell’aria, nelle parole, sui volti vibra e freme l’ansia dell’aspettazione ed il commosso sentimento di simpatia per i festeggiati che si attendono. I primi tintinni di sciabole luccicanti vanno mettendo una nota più gaia nell’animazione dei presenti: sono gli Ufficiali paesani, col fregio argenteo della ferita o delle ferite sul braccio glorioso. Poi la improvvisa irruzione di note festose dall’anticamera si propaga nella segreteria, nell’aula magna, nel gabinetto sindacale. È la banda cittadina che saluta ed annunzia, con le gaie ed entusiastiche note della Marcia Reale, l’entrata degli Ufficiali del Presidio. Allora gl’intervenuti si riversano nell’anticamera. Difatti, ricevuti dal Sindaco avv. Fino e dal cav. avv. Attanasio, entrano gli Ufficiali festeggiati, con a capo il Maggiore Talarico. Ora son tutti in piedi, nella sala luminosa. Dai banchi, dalle sedie, dai vani dei balconi, dalle porte un grido formidabile saluta i sopravvenuti: «Viva l’Esercito Italiano!». Ed al grido fa eco una esclamazione schietta e cordiale dei festeggiati: «Viva Corigliano!» L’entusiasmo e la commozione sono indescrivibili. Gli applausi suonano, si succedono, si confondono, si fondono in una esplosione irresistibile di calorosa approvazione. Poi, la banda tace, applaudita, e gli intervenuti si ricompongono perché già al posto d’onore sta in piedi il Maggiore Talarico ed alla sua sinistra è il Sindaco, che si accinge a parlare.

I DISCORSI.

Il fervido entusiasmo, esploso prima in applausi, trova ora la sua espressione nei discorsi degli oratori, che i presenti ascoltano, in attento e religioso silenzio.

Parla prima il Sindaco, avv. Vincenzo Fino, per la città di Corigliano e a lui risponde il Maggiore Talarico; poi parlano l’avv. Domenico Cilento da Cosenza, il quale, trovandosi di passaggio per Corigliano, fu gentilmente invitato dal Sindaco; il Capitano Peirano, per gli Ufficiali del Presidio; il sottotenente, Di Giorgio per i partenti; l’ufficiale Giuseppe Amato per gli Ufficiali paesani, ed infine — vivamente chiamati dagl’intervenuti — Vincenzo Tieri, a nome della stampa locale e della Scuola; il prof. Benedetto Leoni, direttore del Collegio Garopoli e il Cav. Francesco Rossi, segretario capo del Comune.

Fra un discorso e l’altro i geli, i dolci, i liquori vengono distribuiti a profusione. Continuano a fare gentilmente gli onori di casa il Sindaco Fino, il cav. Attanasio, il consigliere Sangregorio, il sig. Leonardo Cimino e il sig. Agostino Impagliazzo.

La festa ha espressioni di cordialità e di commozione ineffabili, tra la raggiante soddisfazione degl’intervenuti.

IL DISCORSO DEL SINDACO

Quando si accinge a parlare, nel profondo silenzio e nella viva attenzione dell’uditorio, egli è molto evidentemente commosso. La sua voce, velata dalla commozione, è però calma e sicura, e va man mano accalorandosi nella foga dell’espressione. Egli dice di portare all’esercito d’Italia, rappresentato dagli egregi Ufficiali del Presidio, il saluto della città di Corigliano, che egli rappresenta e che ebbe la ventura di ospitare tanto vigore di giovinezza e tanto fervore di patriottismo. E qui l’oratore evoca l’eroismo grandioso dell’esercito italiano, che va dando prova del più vero valore.Egli dice che gli ufficiali sono per Corigliano un simbolo, in quanto che essi ricordano alla città ospitale i numerosi suoi figli che si battono per la grandezza della Patria. E sente il bisogno di lodare la virtuosa correttezza, di cui gli Ufficiali seppero dar prova durante la loro permanenza in Corigliano.

Un saluto speciale e caldo egli però deve rivolgere a quelli che andranno al glorioso fronte di battaglia. Ad essi, dunque, l’oratore si rivolge: «E quando la battaglia infurierà – egli dice – e la bandiera italiana sventolerà nella vittoria vostra e dell’Italia, ricordate la mia Corigliano, che vi ha accolti e graditi con animo di madre».

Il caldo e affettuoso discorso del Sindaco, più volte interrotto da commosse approvazioni, è in fine salutato dai fragorosi frenetici applausi di tutto l’uditorio.

 

Nel maggio 1917 la Grande Guerra fa registrare la perdita di ben 12 valorosi soldati coriglianesi. Ecco l’elenco:

 

Alesina Francesco Alfonso di Fortunato, soldato 30° reggimento fanteria, nato il 1° agosto 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 14 maggio 1917 sul Dosso Faiti in combattimento.

 

Risafi Giuseppe di Antonio, soldato 221° reggimento fanteria, nato il 23 agosto 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 14 maggio 1917 sul campo di battaglia per ferite riportate in combattimento.

 

Castagnello Francesco di Domenico, soldato 32° reggimento fanteria, nato il 21 febbraio 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 16 maggio 1917 sul Monte Vodice in combattimento.

 

Filareto Francesco, soldato 241° reggimento fanteria, nato il 26 settembre 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 16 maggio 1917 sul Monte Vodice per ferite riportate in combattimento.

 

Cimino Bombino Natale, di Giovanni soldato 19° reggimento fanteria, nato il 26 gennaio 1888 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 19 maggio 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Citino Giuseppe di Antonio, soldato 231° reggimento fanteria, nato il 26 aprile 1888 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 19 maggio 1917 sul Monte Cucco per ferite riportate in combattimento.

 

Oriolo Giorgio, di Francesco, soldato 248° reggimento fanteria, nato il 14 aprile 1886 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 19 maggio 1917 a Pavia per ferite riportate in combattimento.

 

Bontempo Pasquale, di Francesco, soldato 150° reggimento fanteria, nato il 6 settembre 1885 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 21 maggio 1917 a Gorizia per ferite riportate in combattimento.

 

Capristo Francesco, di Luigi, soldato 118° reggimento fanteria, nato il 18 maggio 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 23 maggio 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

De Marco Giorgio, di Pasquale, soldato 139° reggimento fanteria, nato il 17 maggio 1884 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 26 maggio 1917 sul Carso per ferite riportate in combattimento.

 

Pedace Giuseppe, di Paolo, soldato 5° reggimento artiglieria da campagna, nato il 10 marzo 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 26 maggio 1917 a Spezia per malattia.

 

La Macchia Giovanni, di Francesco, soldato 12° reggimento bersaglieri, nato il 26 aprile 1887 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 30 maggio 1917 nell’ospedaletto da campo n° 11 per ferite riportate in combattimento.

 

Giugno 1917

Anche in questo mese, nonostante il grande impegno dei nostri valorosi combattenti per recuperare alcuni territori sul trentino in possesso degli austriaci, i comandi italiani, ed in primis il generale Cadorna, non seppero gestire al meglio le situazioni belliche. I risultati scarsi, e spesso nulli, furono la causa principale dell’altissimo numero di perdite di vite umane nelle nostre truppe. Intanto nella mia Città, e in particolare al Casino d’unione, si festeggiano gli Ufficiali partenti per la guerra, come anche al caffè Misurelli la promozione del tenente Costabile Guidi. Ma ecco la cronaca del Popolano e l’elenco dei nostri concittadini morti per la patria.

 

La partenza dei soldati

Commoventissima, oltre ogni dire, è riuscita la partenza dei nostri soldati (li chiamiamo nostri, tanto è l’affetto che oramai a noi li legava) per il fronte di battaglia. Dalle finestre, dai balconi, dalle porte, le nostre donne, a cui pareva di riveder nei partenti l’immagine e l’entusiasmo dei loro cari votati alla morte o alla vittoria, espressero la loro commozione, gridando gli addii e gli auguri tra le lacrime. E lo scambio di saluti tra soldati e cittadini fu così vivo e prolungato che ci parve proprio di assistere al commiato di membri della stessa famiglia.

Difatti le consuetudini amichevoli fra soldati e cittadini erano oramai così strette e cordiali che non potevano non dare al distacco una sì dolce tinta di tristezza.

Noi seguiamo col pensiero i bravi e valorosi giovani partiti, ripetendo il caldo augurio di vita e di vittoria.

 

Gli altri soldati al campo

Quella parte dei soldati che non ancora era istruita nelle fatiche di guerra, è partita il giorno dopo per il campo, dove sarà meglio addestrata e allenata nei difficili compiti del campo di battaglia.

Giunga anche a loro il nostro saluto e il nostro augurio

 

Per gli ufficiali partenti

Anche il Casino d’unione volle, qualche sera fa, offrire una bicchierata agli Ufficiali partenti, cui furono resi saluti ed omaggi

 

Per una promozione

Il caffè Misurelli – in cui è stata allegramente celebrata la nuova promozione – ha già raccolti i cordiali auguri nostri e degli amici per il nuovo Tenente Costabile Guidi, che reca sul bruno viso i segni incancellabili ma gloriosi del suo patriottismo e del suo valore.

Registrando la meritata promozione, noi, però, non vogliamo tralasciare di congratularci anche una volta col giovine e valorosissimo amico, che sul campo di battaglia ha saputo avere il patriottico entusiasmo dell’italiano e l’intrepido ardimento del forte calabrese.

Tanti auguri plaudenti

 

I falsi allarmi

Non sappiamo da chi e per colpa di chi era stata sparsa — e certo non allo scopo di allarmare la cittadinanza — la notizia di una nostra immaginaria sconfitta, che in poche ore assunse, nella fantasia del popolo, proporzioni inverosimili e fece vivere alla nostra patriottica cittadinanza delle ore di vera angoscia dolorosa. Quasi a confermarla, intanto, i principali quotidiani mancavano, quel giorno, del comunicato ufficiale e cosi l’allarme produsse una terribile preoccupazione per tutto il pomeriggio del 16 corrente. Per fortuna, però il giorno seguente al nostro giornale fu possibile aver da Rossano il comunicalo ufficiale del dì precedente, che fu subito dalla nostra tipografia stampato e distribuito, a rassicurare i cittadini.

Noi comprendiamo benissimo che un puro equivoco dev’essere stato a provocare l’allarme. Ma ci auguriamo che sia stata questa la prima e l’ultima volta; anche perché, se ora ci siamo limitati a diradare il dubbio opprimente con la pubblicazione del comunicato Cadorna, in una nuova occasione — che ci auguriamo non si debba più deplorare — non esiteremmo a ricercare e a denunziare alla pubblica sicurezza i colpevoli.

 

Nuovo tenente

Con viva soddisfazione apprendiamo che il nostro giovine concittadino prof. Felice Tocci è stato recentemente promosso al grado di temente e siamo lieti di esprimergli le nostre migliori congratulazioni ed i più fervidi auguri.

 

Un’altra promozione.

Anche Bruno Porri è stato fregiato del secondo filetto argenteo, dopo essere stato ferito, verso i primi di giugno, a tutt’e due le gambe da schegge di granata.

Mentre ci congratuliamo col nuovo tenente per la meritata promozione, gli esprimiamo i nostri vivi auguri di guarigione e di trionfo.

 

Chiusura delle Scuole maschili.

È stata riordinata la chiusura delle nostre scuole maschili per due ragioni importantissime, di cui l’una va ricercata nel pericolo gravissimo a cui erano esposti gli alunni a causa della nuova entrata pericolante e l’altra va attribuita al pericolo d’infezione cui sono esposti i locali scolastici per gli ammalati di meningite tuttora ricoverati nel sottostante ospedale.

Ora noi facciamo rilevare che alcuni provvedimenti, per essere presi, dovrebbero essere prima ponderati seriamente dalle Autorità, le quali hanno l’obbligo oltre che di curare il regolare funzionamento delle scuole, anche, e sopra tutto, quello di pensare alla pubblica salute. E ci pare che il provvedimento di riapertura, troppo incautamente ordinato, doveva essere subordinato alla perfetta eliminazione di ogni pericolo per gli alunni, i quali — a prescindere dal pericolo dell’entrata — avrebbero potuto diffondere in Corigliano una grave epidemia, che, per fortuna, si è riusciti a circoscrivere al solo ospedale.

Ci auguriamo che lo sconcio non abbia a ripetersi e che si pensi alla Scuola con una maggiore serietà e con più forti precauzioni. Così si risparmierà agli alunni un pericolo ed a noi il fastidio increscioso di dover tornare sull’argomento.

 

Ricompensa al valore

Siamo lieti di poter trascrivere dal Bollettino Ufficiale la motivazione della ricompensa al valore concessa al nostro giovine concittadino e amico tenente Felice Tocci:

«Durante gli ostinati bombardamenti nemici e per lungo periodo di permanenza in linea dimostrò di possedere grande saldezza d’animo, essendo sempre di bello esempio e d’incitamento ai suoi dipendenti. – Monte Vodice, 12 giugno 917»

Congratulazioni ed auguri

In questo mese cadono in guerra i seguenti nostri valorosi concittadini:

 

De Carlo Giovanni Battista di Vincenzo, soldato 222° reggimento fanteria, nato l’8 marzo 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 3 giugno 1917 nell’ospedaletto da campo n° 8 per ferite riportate in combattimento.

 

Morrone Gennaro di Giorgio, soldato 22° reggimento fanteria, nato il 5 febbraio 1891 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 18 giugno 1917 a Camporovere per ferite riportate in combattimento.

 

Caracciolo Giuseppe di Giuseppe, soldato 214° reggimento fanteria, nato il 2 giugno 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 20 giugno 1917 nella 7.ma ambulanza chirurgica d’armata per ferite riportate in combattimento.

 

Luglio 1917

Angelo Salimbeni e Alfredo Tricarico, quest’ultimo morirà a Dosso Faiti dopo pochi giorni, vengono premiati per le loro azioni militari. Dalla frontiera i nostri concittadini, oramai da troppo tempo sui campi di battaglia, avvertono la nostalgia del proprio paese natio e si tengono informati con il quindicinale coriglianese il Popolano, che così scrive:

 

La premiazione del soldato Angelo Salimbeni

Alle diciannove e mezza ha luogo la premiazione del giovine concittadino Salimbeni, che il 22 ottobre 1915, in Selletta Settsass, attraversava più volte la zona battuta per portare ordini del Comandante la Compagnia, per raccogliere i feriti e trarli al riposo dietro le rocce, raccogliendo inoltre le armi e le munizioni. Ad azione finita volle egli stesso portarsi sotto le posizioni nemiche, saldamente vigilate, per recuperare il corpo di un compagno caduto che non si era potuto raccogliere durante il combattimento.

La consegna della medaglia è preceduta da un vibrato discorso del sottotenente dei RR. sig. Antonio Scali, il quale rievoca le ragioni e le idealità della nostra guerra, rivolgendo belle e commosse parole alla Patria: «Tu sei la nostra cara madre — egli dice — e dal tuo grembo fecondo e generoso i tuoi figli traggono il benessere, l’onore proprio e delle proprie famiglie». Loda quindi le virtù dell’esercito; si dichiara onorato dall’incarico di consegnare la medaglia al valoroso soldato Salimbeni, di cui evoca l’intrepido ardimento e finisce così: «Beatissimo voi, o Salimbeni, che offriste il petto al piombo nemico per l’amore, la grandezza e la gloria dell’Italia nostra. Io sono lieto di fregiare, in nome del Re, il vostro petto della medaglia al valor militare, per premio al vostro eroismo, al grido di: Viva il Re, viva l’Italia, viva il valoroso esercito italiano, viva la forte Corigliano!».

Molti applausi coronano le parole del tenente Scali, il quale ferma la medaglia sul petto del valoroso concittadino, mentre il «presentat’armi» del picchetto armato fa vibrare di profonda commozione il pubblico plaudente.

A questo punto appare palcoscenico l’on. Luigi Saraceni, che è salutato da un salve di fragorosi applausi.

 

Promozione

Soltanto giovani intelligenti ed entusiastici come Alfredo Tricarico sono capaci di certi miracoli. Difatti nessuno avrebbe pensato che, a distanza di pochi mesi dalla premiazione a tenente, Alfredo Tricarico sarebbe stato, per meriti di guerra, promosso al grado di Capitano, che certo sorride ai suoi ventiquattro anni come una lieta promessa di nuove e maggiori promozioni.

Il valoroso disprezzo del pericolo e l’intrepido ardimento del giovine amico non potevano, del resto, che serbarci di queste liete sorprese. E noi ne siamo tanto più lieti, in quanto il riconoscimento dei meriti di Alfredo Tricarico, consacrato nella decisione dei superiori, fa onore non solo al giovanissimo Ufficiale ma anche, e sopra tutto, alla sua città natale ed alla Calabria intera.

Il nostro plauso schietto ed i nostri auguri più affettuosi.

 

Lettera dalla Frontiera

Zona di guerra, 16-7-917

Mio caro D. Ciccio

Non posso che ringraziarla per la gentile idea che Ella ha inviandomi continuamente il giornale che regolarmente ricevo, e che mi fa rivivere un’ora piacevole, ricordandomi gli avvenimenti della mia cara Corigliano. Qui, in trincea, dove i sentimenti ed i ricordi di ciò che si ha di più caro al mondo si ridestano mestamente forse, ma con maggior forza, scorrendo le notizie riportate dal caro giornaletto, provo una gioia grande, tanto più che gli avvenimenti riguardanti quasi tutte le persone da me conosciute mi danno la piacevole sensazione di rivedere Corigliano e alle volte quella di trovarmi sempre con tutte le persone a me care. E creda pure che qui, ove giornalmente la gioventù italiana offre il proprio sangue per la grande causa dell’italianità, con uno spirito sublime di sacrificio, e dove la famiglia diventa il primo e più costante pensiero che continuamente assilla la mente, anche il semplice ricordo del paese nativo procura una gioia grande.

Perciò non posso esimermi dall’esprimerle di nuovo i miei sinceri ringraziamenti per l’atto fine e gentile che Ella continuamente compie a mio riguardo.

A mezzo del caro «Popolano» porgo a Lei, alla mia famiglia, parenti ed amici tutti, cordiali saluti.

L’amico

  1. Salatino 

L’elenco dei nostri valorosi concittadini morti, in questo mese, per la Patria:

 

Casciaro Giovanni Luigi di Antonio, soldato 129° reggimento fanteria, nato il 20 ottobre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 luglio 1917 nel Boscomalo per ferite riportate in combattimento.

 

Olivieri Antonio di Luigi, soldato 34° reggimento artiglieria da campagna, nato il 25 maggio 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 luglio 1917 a Chieti per malattia.

 

Curatolo Pietro Antonio di Marino, marinaio C.R.E.M., nato nel 1897 Corigliano Calabro, capitaneria di porto di Taranto, morto il 17 luglio 1917 a Gaeta per malattia.

 

Gerace Francesco di Vincenzo, soldato 64° reggimento fanteria, nato il 4 febbraio 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 30 luglio 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Agosto 1917

È il mese dell’undicesima battaglia dell’Isonzo, fra l’esercito italiano e quello austro-ungarico. La più potente offensiva lanciata dall’esercito italiano. Presso il fiume Isonzo, il generale Cadorna concentra tre quarti delle sue truppe: 600 battaglioni (52 divisioni) con 5.200 pezzi d’artiglieria. Anche questa volta, però, si conclude senza risultati decisivi, nonostante il numero elevatissimo di perdite: 165.000 uomini fra morti e feriti. Poco più di un mese e il generale Cadorna sarà sostituito dal generale Diaz. Questo mese, poi, fa registrare la grande perdita di uno dei più valorosi nostri concittadini: il capitano Alfredo Tricarico. Il Popolano dedicherà molte delle sue pagine a questo nostro illustre eroe.

 

Promozione

Ci giunge notizia che il chiarissimo prof. Giuseppe Tricarico, che tante belle prove ha dato del suo valore, è stato promosso tenente d’artiglieria.

Congratulazioni ed auguri

 

Medaglia al valore

Il nostro amico sig. Filippo Caruso, capitano dei Carabinieri Reali, è stato, con recente Decreto ministeriale, decorato della medaglia di bronzo al valor militare, con la seguente motivazione:

«Più volte si segnalava per atti di coraggio, sia organizzando un efficacissimo servizio alle spalle dei combattenti ed esponendosi serenamente ai pericoli del combattimento, sia regolando movimenti di carreggio resi difficili da bombardamento nemico e provvedendo con energia a raccogliere militari dispersi e ricondurli sulla linea di fuoco»

Al valoroso e distinto ufficiale i nostri rallegramenti.

 

Promozione

Per il coraggio addimostrato in vari incontri, è stato promosso al grado di aiutante di battaglia il nostro concittadino Francesco Berardi di Gerardo.

Congratulazioni

 

Lettera dal Fronte

dal fronte, lì 29-8-917

Mio caro D. Ciccio,

Oggi ho ricevuto «Il Popolano», la lettura del quale mi procura molta gioia per le belle notizie che si riferiscono alla nostra Corigliano.

La diffusione del suo giornaletto procura non pochi vantaggi alla cittadinanza Coriglianese, perché esso si è sempre interessato di tutte le cose utili.

Io le sarei grato, se si compiacesse di spedirmelo assiduamente, perché in questi luoghi, nei momenti di tregua, riescono tante care le notizie delle nostre terre.

Mi trovo in un paesetto dei confini, eretto in una sperduta valle, ove la vita è esposta a pericoli e disagi. Tuttavia un buon calabrese nulla teme, conscio di compiere un santo dovere per concorrere all’esaudimento delle aspirazioni Nazionali.

Vado, dunque, superbo e fiero di potere contribuire a questo incalzare di avvenimenti.

In queste balze e rocce, in cui tutto ricorda gloria per noi, l’idea del dovere, ed il pensiero della famiglia ed amici tutti si immedesimano in un solo spirito, quello spirito di sacrificio di cui oggi, più che mai, è munita la gioventù italiana, che sta dando prova di valore e di ardimento.

Dalle colonne del suo giornale, si compiaccia, intanto, di porgere i saluti cordiali alla cara mia famiglia ed agli amici tutti. Ella si abbia i miei ossequi e mi creda.

dev.mo

Massimilla Bernardo

Morte di Alfredo Tricarico

Ecco il triste comunicato della morte di uno dei più valorosi combattenti coriglianese:

Tricarico Alfredo di Luigi, decorato di due medaglie d’argento al valore militare, capitano al 74° Reggimento Fanteria, nato il 30 ottobre 1893, muore il 22 agosto 1917 a Dosso Faiti per ferite riportate in guerra.

In questo mese di Agosto insieme al valoroso capitano Alfredo Tricarico cadono altri sette nostri concittadini, ecco i nomi:

Marinaro Giuseppe di Pasquale, soldato 60° reggimento fanteria, nato il 10 marzo 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 2 agosto 1917 nell’ospedaletto da campo n° 227 per ferite riportate in combattimento.

 

Pistoia Giuseppe di Vito, soldato 12° reggimento bersaglieri, nato il 1° agosto 1883 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 12 agosto 1917 sull’Altipiano di Bainsizza in combattimento.

 

Salatino Leonardo di Salvatore, soldato 219° batteria bombardieri, nato il 12 agosto 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 18 agosto 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Spataro Alfonso di Giuseppe, soldato 47° reggimento fanteria, nato il 14 maggio 1879 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 22 agosto 1917 sul Costone di Hoye in combattimento.

 

Biscardi Francesco di Alfonso, soldato 20° reggimento fanteria, nato il 31 luglio 1879 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 agosto 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Indulgente Giuseppe, soldato 214° reggimento fanteria, nato il 23 novembre 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 agosto 1917 nell’ospedaletto da campo n° 92 per ferite riportate in combattimento.

 

Alesina Francesco di Francesco, soldato 207° reggimento fanteria, nato il 28 luglio 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 29 agosto 1917 in combattimento.

 

Settembre 1917

La mia Città è in lutto. La morte del capitano Alfredo Tricarico è un tragico evento che ha colpito il cuore di tutti i coriglianesi. In quasi tutte le case si prega per questo valoroso eroe, che nel combattimento ha offerto la propria vita alla Patria. Vi riporto la cronaca presente sulle pagine del Popolano di quei giorni.

 

Alfredo Tricarico

Se io chiudo gli occhi per comporre sul triste letto della morte la virile figura di Alfredo Tricarico ed appresso alle sue palpebre le mani per covrire la tremenda fissità vitrea delle pupille nere, gli occhi morti si muovono e le labbra pallide si colorano nel sorriso e la figura si anima, rivive, balza dalla tenebra fitta della morte, in un miracolo di resurrezione che si ribella alla crudeltà inverosimile della fine. Perché ci sono creature, nella vita, che nella mente nostra e nel nostro cuore hanno sola significazione di vita; tale che noi non possiamo immaginarle morte o mortali, senza che il nostro spirito si ribelli alla vile cecità del destino, il quale si compiace di uccidere i sublimi.

Sublime fu questo lampo di giovinezza, che, rapido, ma efficace, rifulse nella nera nuvolaglia della guerra…

Sublime nell’impegno, nella figura nel cuore. Sublime nell’eroismo, come Ettore, che il Poeta vide nell’isola degli eroi, sotto una verde quercia, con Durendala folgorante d’oro e gemme al sole.

Non altrimenti io so vedere questa figura del soldato, cui le tre stelle argentee del nuovo grado ridevano sul braccio gagliardo e una superba sfida alla morte. Nè ….

Settembre 917

Vincenzo Tieri

 

Notizia della gloriosa morte di Alfredo Tricarico

Giornale d’Italia del 7 settembre

Ed il tristissimo quanto inaspettato annunzio suscitò il più vivo cordoglio nella cittadinanza, che aveva ancora viva nella mente la robusta figura del giovanissimo capitano, venuto qualche mese fa a salutare gli amici ed i parenti prima di ripartire per il campo di battaglia.

Solo qualche giorno dopo ci fu possibile conoscere qualche particolare sull’eroica fine.

Egli, già capitano d’una compagnia a soli 24 anni, col grado di capitano che s’era meritato per non comune ardimento, combatteva strenuamente sul Carso, quando alle ore 13 del 23 agosto, precedendo i suoi soldati per occupare una trincea nemica, venne colpito al collo. Invano un ufficiale, che aveva notato la caduta, si affaticò per ricuperare la salma dell’eroico capitano, ché, mentre egli si accingeva a compiere il pietoso ufficio, cadeva prigioniero nelle mani dei nemici.

Così la salma dell’eroico e carissimo scomparso dovette restare in terra non ancora conquistata.

In una lettera affettuosissima diretta al fratello del povero morto, avv. Tommaso, attualmente capitano di Fanteria in zona di guerra, il Comandante del battaglione, a cui Alfredo Tricarico apparteneva, esalta il non comune valore del giovine e ardimentoso caduto, alla cui memoria sarà conferita la medaglia d’oro.

Il Popolano, deplorando la perdita immatura dell’intelligente e valorosissimo concittadino, esprime ai fratelli di lui, capitano avv. Tommaso, capitano medico dott. Nicola, tenente prof. Giuseppe e tenente avv. Pietro, nonché a tutti i parenti della distinta famiglia Tricarico il suo vivissimo e profondo cordoglio.

 

I funerali in onore di Alfredo Tricarico

Invito

«Il giorno 22 del corrente mese, alle ore 9, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, sarà celebrato il rito funebre in memoria del Capitano Alfredo Tricarico, morto per la Patria. Rendere onore di memoria e di pianto a chi non ebbe dalla bella morte solennità di mausoleo o fiore di crisantemo, è delle città, dove santo e lacrimato, è il sangue versato per la Patria. S’appressi, dunque, al rito, come a mistica ara aspettante, il dolore orgoglioso della città di Corigliano, che espresse, in Alfredo Tricarico, la grandezza romana del suo sangue e del suo sentire»

Corigliano, 20 settembre 1917

I funerali

Alle ore 9 del 22 settembre la Chiesa di Santa Maria Maggiore era parata a lutto. Nel mezzo un solenne catafalco, circondato di ceri e di corone, recava molti fiori e molte epigrafi. Ai piedi del tumulo, sul lato anteriore, la sciabola ed il berretto dell’Estinto rendevano più triste il ricordo dell’Assente. Di contro, nell’entrata della Chiesa, in un grandimento fotografico, sorrideva la bella e virile figura dell’eroico capitano. Al registro delle firme, posto ai piedi della fotografia, già si affollavano i cittadini, commossi e addolorati.

Assistevano, per la famiglia, il capitano medico dott. Nicola Tricarico e la sua distinta signora. Riceveva i numerosissimi intervenuti l’avv. Gaetano Attanasio.

Attorno al tumulo un picchetto armato di Carabinieri Reali – comandati dal nostro Maresciallo Bellagamba – assisteva alla funzione. Presso l’Altare Maggiore – rette da Ufficiali e soldati – s’ergevano le bandiere abbrunate del Tiro a segno, del Ginnasio Garopoli, delle Scuole elementari e il gonfalone Municipale. presso le bandiere, ufficiali, sottoufficiali e soldati di tutte le armi rendevano più solenne la cerimonia.

Assistettero al rito funebre, celebrato dal clero di Santa Maria con molta solennità, tutte le autorità cittadine, le rappresentanze degli istituti scolastici, il Barone Guido Compagna, un rappresentante del Conte D’Aife, il comm. Garetti, il Capitano di Porto, un rappresentante del Capo Timoniere della R. marina, sig. Guido Fascia, la stampa cittadina e poi una folla di cittadini d’ogni classe.

Disse dell’ estinto valoroso dinanzi al tumulo, l’Arciprete Agostino De Gennaro, che ebbe accenti di vera commozione, ricordando, con belle parole, le virtù civili e patriottiche del compianto capitano, la cui vita fu breve – egli disse – ma bene spesa per la gloria della Patria.

Le epigrafi

Il sorriso di bimbo

che dall’alba rutilante al tramonto estuoso

della tua bella vita

t’illuminò le pupille e le labbra

fiammeggerà eterno

o giovinetto Eroe

nella pagina gloriosa e immortale

che la Storia d’Italia

consacrerà domani al tuo valore

Corigliano, 22 settembre 1917

Francesco Dragosei

<>

Dove c’inginocchieremo

o Fratello

a lacrimar su la tomba la Tua bara?

Con che torce veglieremo

la Croce che vigila il martirio?

Che serti comporremo

per la gloria del Tuo nome?

Nel martirio dell’ora

che dalla rossa ferita senza bende

sanguinar vide il Tuo cuore;

nella gloria degli anni

che su la Tua polve

verso l’Italia aspettante cammina

noi piegheremo i ginocchi

o Fratello

ed avremo una torcia in ogni cuore

ed un serto faremo d’ogni pianto

per il benedetto martirio del Tuo corpo

per la gloria corrusca del Tuo nome

Corigliano, 22 settembre 1917

Vincenzo Gallerano

Francesco Lettieri

Vincenzo Tieri

<>

Anch’io, pel tuo valor, conscio o devoto, Consacro, Alfredo mio, a tua memoria il tributo d’un fior, d’un caldo voto!

Corigliano, 22 settembre 1917

Luigi Ferrari

<>

Te

nei vagiti del primo anno

accolsi con braccia materne

Orgogliosa

vidi crescere

in bontà giovinezza virtù

Trepida

seguii nei clamori della battaglia

Ora

Crediti