Eravamo bambini quando nostra madre ci raccontava, allarmata, di ciò che accadeva nell’Unione Sovietica dove vigeva il “Libero Amore” che aboliva ogni regola morale delle tradizioni millenarie della famiglia cristiana.
Io ne rimasi assai colpito, mia sorella un po’ meno, a giudicare di come, deridendo le paure di nostra madre, raccontava, poi, alle figlie, delle stravaganti paure della mamma. Purtroppo mia sorella non c’è più per leggermi e comprendere, finalmente, quanto saggia e lungimirante fosse nostra madre, anche alla luce di una sua laicità estrema che ne facevano una donna ben lungi da oscurantistiche remore religiose. Vediamo: Nel 1917, preso il potere in Russia, i bolscevichi emanarono subito, due decreti, che regolavano lo scioglimento del matrimonio e la registrazione del matrimonio civile. Alessandra Kollontaj, Commissario per la Solidarietà Statale, istituì i famigerati COMMISSARIATI DEL LIBERO AMORE con la funzione di divulgare e far rispettare le nuove norme sul rapporto sessuale che consideravano l’amore uno scontato e innocuo bisogno fisiologico, banale, “COME BERE UN BICCHIERE D’ACQUA “. Cioè, copulare equivale a dissetarsi. Se hai sete, che fai ? Bevi, e senza tante storie. Seguirono fatti deliranti, legati al soddisfacimento di quel bisogno di…dissetarsi… Ci furono casi di donne punite con frustate perchè si rifiutavano di concedersi agli uomini indicati dal Commissariato che individuava nel sesso collettivo un dovere delle masse proletarie teso a raggiungere il soddisfacimento dei “bisogni” di tutti. A Saratov si arrivò ad obbligare le donne, dai 17 ai 30 anni, anche sposate, a darsi a chiunque, su semplice richiesta. Nella pratica, l’amore libero si trasformò in una lunga serie di scandali e delusioni. Le ragazze erano spesso offese dall’assenza dei rituali di seduzione. Per non parlare dei risvolti paradossali che ne conseguivano. Esempio: dei due coniugi, regolarmente sposati, ognuno aveva il diritto di portarsi a casa, per una o più notti, un altro partner da ospitare in talamo, costringendo il coniuge a dover dormire sul divano del tinello. E se nascevano dei figli da quelle relazioni occasionali ? Nulla di strano, tanto il coniuge ufficiale, se maschio, se ne doveva assumere comunque la paternità, e la parola “corna” veniva relegata soltanto agli allevamenti di bestiame.
Per quanto riguarda la concezione tradizionale di “famiglia” non mancarono gli esperimenti demolitori col supporto di intellettuali famosi per l’eccentricità tipica della categoria . Così i teoretici del simbolismo, Dmitrij Merezhkovskij e Zinaida Gippius iniziarono a vivere apertamente una relazione a tre con il critico letterario e redattore Dmitrij Filosov. E il poeta Majakovskij con la sua musa Lilja Brik e il marito di lei, Osip, che vediamo consapevolmente abbracciati e consenzienti nella foto, non ebbero alcuna difficoltà a raffigurare un “ménage à trois” in linea con la ventata rivoluzionaria che aveva come scopo principale la distruzione del concetto tradizionale di famiglia. Andava delineandosi la conclamata realizzazione della “comunione” dei beni intesi come appartenenti alla collettività, cioè allo Stato, che veniva estesa da quelli materiali a quelli fisiologici e, ovviamente, a quelli romantici e sentimentali. L’autorità paterna, la sottomissione della donna all’autorità del marito, e la vita familiare di vecchio stampo, in verità insopportabili, venivano gestiti dallo Stato che si sostituiva ai genitori e prendeva a carico l’educazione dei figli. Ma il risvolto più eclatante era la cancellazione del reato di adulterio, l’antico retaggio religioso che concepiva l’indissolubilità del matrimonio e l’obbligo di fedeltà coniugale. Quel bicchier d’acqua doveva dissetare tutti, liberamente e senza complessi di colpa. La situazione divenne talmente paradossale ed insostenibile che, perfino un duro e perverso dittatore come Giuseppe Stalin, alla fine, fu costretto a fare una clamorosa retromarcia, revocando ogni sprone alla promiscuità sessuale, ripristinando il primitivo concetto di padre e madre certificato. E vallo a raccontare, oggi, a quegli oltranzisti e radicali musulmani che, pur godendo delle simpatie e dell’appoggio incondizionato di tutto i vecchi rottami della “gauche au caviar”, quegli ex-fu-vetero-cripto-pseudo-para-neocomunisti non esiterebbero a costringere all’abiura di quella follia. Pena : l’impalamento. Nel mondo islamico si suona tutta un’altra musica. Poligamia, sottomissione della donna al maschio che può ripudiare la moglie, mentre la donna ripudiata è costretta ad abbandonare l’harem. Ed è già tanto che il maschio non chieda la restituzione delle capre o dei cammelli a suo tempo versati al padre della sposa. L’adulterio, se commesso dal maschio, è punito con una… ammenda, mentre l’adulterio della donna è punito con la lapidazione. Sapete che vi dico ? Tra “l’amore libero” sovietico e “l’amore prigioniero” del Corano, teniamoci il nostro “amore tradizionale”, quello che non ha bisogno dell’imprimatur di Lenin nè dei dettami di Maometto. Teniamoci le nostre care,antiche, collaudate e indistruttibili tradizioni millenarie sulla sacralità della famiglia, e lasciamoci guidare dal cuore che, come sempre , sa dove condurci.
Ernesto SCURA