Nella foto il pm Alfredo Manca
Falso, truffa, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, peculato: sono le accuse contestate a vario titolo dalla Procura della Repubblica di Crotone a cinque carabinieri in servizio nella stazione dell’Arma di Ciro’, nel Crotonese.
Accuse elencate in un avviso di conclusione delle indagini firmato dal sostituto procuratore della repubblica di Crotone Alfredo Manca che ha portato avanti l’inchiesta sui cinque militari, a partire dal comandante della Stazione di Cirò Superiore, fino agli altri sottoposti: un maresciallo, due appuntati e un carabiniere scelto. I quali, seconda la ricostruzione del pm Manca, avrebbero accettato regali, consistenti in cassette di arance e carichi di legna da ardere, in cambio di favori fatti ad alcune persone del luogo: come quella di sorvolare su alcuni reati nel redigere le informazioni per il rilascio del porto d’armi. I militari, inoltre, avrebbero falsamente attestato di essere in servizio quando, invece, erano a casa o addirittura al ristorante. Gli indagati sono il maresciallo maggiore Diego Annibale (comandante di stazione, 48 anni di La Spezia), l’appuntato scelto Marco D’Aluisio (42, di Brindisi), il maresciallo ordinario Alessio Mutasci (28, di Taranto), Florenzo Leo (34, di Grottaglie), il carabiniere scelto Pierpaolo Le Fosse (35, di Rossano), Michele Palmieri (36, di Corigliano). Più nello specifico la procura di Crotone che ha affidato le indagini al sostituto, Alfredo Manca, avrebbe accertato tutta una serie di episodi ritenuti abbastanza gravi. Secondo quanto accertato dalla procura il comandante di stazione di Cirò, Diego Annibale, è accusato, tra le altre cose, di aver manipolato un'informativa richiesta per il rilascio di un porto d'armi, sminuendo la gravità del reato per il quale il richiedente (L. F.) era stato condannato, ricevendo in cambio del favore una cassetta d'arancia. Lo stesso maresciallo maggiore, inoltre, avrebbe omesso di riferire in un'altra informativa richiesta per concedere sempre un porto d'armi che lo stesso richiedente (F. V.) è il fratello di un noto pregiudicato di 'ndrangheta (L. V.), considerato affiliato alla cosca di Cirò. In questo secondo caso il sottufficiale dell'Arma avrebbe avuto in regalo alcuni carichi di legna da ardere. Ma Annibale è accusato anche di aver rivelato a una dirigente del Comune di Cirò che era arrivata dal Comando provinciale dell'Arma di Crotone una richiesta di informazioni sul conto della stessa dirigente, destinata al Tribunale di sorveglianza ed alla Prefettura di Catanzaro. Inoltre, nell'avviso di conclusione indagini sono contestati diversi presunti episodi di falso allo stesso Annibale e agli altri indagati che avrebbero commesso tra il 2017 e quest'anno: il comandante Annibale avrebbe omesso di variare il memoriale di servizio a suo piacimento, scrivendo di turni mai svolti, ma anche di turni iniziati con netto ritardo o terminati con netto anticipo. Con la complicità dell’appuntato scelto Leo, ma anche in un'altra occasione del maresciallo Mustasci ed in un'altra ancora dell'appuntato scelto D'Aulisio, il comandante Annibale avrebbe falsificato il memoriale del servizio giornaliero, figurando impegnato in un servizio perlustrativo a Cirò o nel controllo di soggetti sottoposti a misure restrittive, quando in realtà era a casa sua a Cirò Marina. Citato nell'avviso conclusione indagini anche un altro episodio che coinvolge lo stesso comandante Annibale, il carabiniere scelto Le Fosse e con loro anche il Maresciallo Mutasci: i tre nella medesima serata, con l’auto di servizio, sarebbero andati a cena in un ristorante e per non destare sospetti, avrebbero parcheggiato il veicolo sul retro. Il servizio previsto quella sera sarebbe dovuto essere svolto dalle 20.00 alle 24.00, ma in realtà si svolse solo per due ore.