«Non sai con chi hai a che fare, conosco persone pericolose che per me sono disposte a tutto! Si può paralizzare una persona con un solo colpo alla schiena».
È solo una delle frasi minacciose pronunciate nei confronti del proprio debitore, una volta colpito anche con un pugno in faccia per “convincerlo” a restituirgli i soldi che gli aveva prestato con tanto di interessi. Interessi particolarmente onerosi al punto che l’uomo è stato arrestato con una doppia accusa: estorsione e usura. In manette è finito Antonio Sposato, 62 anni, pensionato originario di Corigliano Calabro (Cosenza), residente da tempo a Riccione (è difeso dall’avvocato Francesco Vasini). I carabinieri (Compagnia di Riccione e Tenenza di Cattolica), coordinati dal pm Davide Ercolani, sono intervenuti dopo avere assistito alla consegna di una rata da mille euro, banconote preventivamente “segnate” per renderle tracciabili, avvenuta in un bar di Riccione. Una “trappola” predisposta al volo: il denunciante aveva infatti ricevuto la telefonata del presunto strozzino mentre era in caserma per denunciarlo. Una scelta non facile, per il timore di ritorsioni, della quale si è convinto soltanto su consiglio di un amico preoccupato per la piega che stava prendendo la faccenda. All’inizio, infatti, l’arrestato aveva il volto rassicurante della persona per bene intenzionato a dare una mano all’amico in un momento di difficoltà. Il debitore fino a un paio di mesi fa aveva gestito un bar nel Riminese, ma negli ultimi tempi gli affari erano precipitati e lui, prima di chiudere l’attività, aveva fatto fatica a saldare fornitori e dipendenti. Il calabrese, stando alla denuncia della parte offesa, era un cliente del locale. Proprio in quei momenti gli era stato vicino e si era offerto di anticipare lui il denaro mancante. Quattromila euro da restituire un mese dopo con una maggiorazione di cinquecento euro. Il rapporto di fiducia si era consolidato al punto che, di pagamento in pagamento, il pensionato avrebbe consegnato altre somme praticamente ogni giorno, fino a un prestito complessivo di 13.500 euro (in ballo il barista aveva anche la possibilità di prendere in gestione un piccolo albergo). Alla prima scadenza, però, l’ex cliente avrebbe mostrato un volto tutt’altro che bonario, minacciando di morte l’“amico” se non gli avesse “restituito” entro giugno 28mila euro, il doppio di quanto gli aveva prestato. Ieri Sposato, davanti al giudice Benedetta Vitolo che ha convalidato il provvedimento, ha respinto ogni accusa. Secondo i suoi conti il barista gli deve più di ventimila euro. «Mi sento truffato: quei soldi, diceva, dovevano essere investiti in attività dove avrei guadagnato anche io. Un prestito che non voleva restituire». Il pensionato ha ammesso, con tanto di scuse, di avere alzato le mani quando, di fronte alla richiesta di un piano di rientro, «lui mi ha riso in faccia». «Nessuna minaccia, ma non ci ho visto più».