E’ quanto accaduto nel processo penale a carico di I.C., difesa dall’avv. Raffaella Accroglianò, accusata di reato di cui all’art. 110, 81 cpv e 629 c.p. “ … perhè in concorso con altre persone … nella veste di socia e legale rappresentante della Coop. S.L. … dopo aver assunto alle sua dipendenza le persone offese … ,
con la promessa di successiva regolarizzazione anche al fine di far ottenere loro i benefici della tutela previdenziale agricola, regolarizzazione mai avvenuta ai fini previdenziali, poneva in essere reiterate minacce nei loro confronti in particolare quando venivano condotti sui campi di raccolta … così da farli lavorare oltre l’orario concordato … in orario notturno e in condizioni metereologiche proibitive e da porli in una condizione lavorativa disumana e in uno stato di soggezione tale da non poter rifiutare di sottostare a dette pretese … il tutto posto n essere dall’indagata per conseguire un ingiusto profitto …”. Dopo una requisitoria del P.M. all’esito della quale era stata chiesta la condanna per estorsione di I.C. alla pena di anni tre e mesi due di reclusione ed Euro 2.000,00 di multa, il difensore dell’imputata concentrava l’intera linea difensiva sulla inattendibilità delle persone offese, l’assenza di ulteriori elementi conducenti verso la certa attribuibilità dei fatti contestati a I.C., prove sottratte alla verifica del contraddittorio, chiedendo per la sua assistita esclusivamente la piena assoluzione per insussistenza del fatto attesa la totale mancanza, sottolineava il difensore, di quel controllo necessario sulla credibilità soggettiva di chi rendeva le dichiarazioni accusatorie attraverso un giudizio penetrante e rigoroso che, nel caso, dava esito negativo sul piano della prova a carico. All’esito della requisitoria del P.M. e della discussione dell’avv. Accroglianò la sig.ra I.C. veniva assolta dal reato a Lei ascritto accogliendo interamente gli argomenti di fatto e di diritto spiegati dalla difesa.