di Giacinto De Pasquale
Ha scelto il ruolo calcistico più difficile: quello del portiere. Ma è la sua ferma e fiera determinazione che oggi lo ha portato ad essere il terzo portiere del Crotone nel campionato semiprofessionistico della Lega di C.
Stiamo parlando del coriglianese Francesco Pio Giorgio Gattuso, 17 anni per 1,87 di altezza. Francesco, cresciuto nelle giovanili della formazione pitagorica si è guadagnato la fiducia del tecnico Franco Lerda per le sue indubbie qualità tecnico-agonistiche. Gattuso deve dire grazie a se stesso se oggi ha guadagnato questa vetrina che, secondo noi, sarà il trampolino di lancio per poter assurgere a palcoscenici ben più ambiti e importanti. Chi lo conosce ci riferisce di un ragazzo che nonostante la sua giovanissima età, presenta spiccate doti tecniche per un ruolo, quello del portiere per l’appunto, che come dicevamo è il più difficile nello scacchiere calcistico. Non a caso i grandi tecnici cercano sempre, nel formare la “rosa” della squadra, di potersi assicurare la presenza tra i pali di elementi di valore, gente esperta, perché è inutile negarlo il portiere il più delle volte è l’autentico allenatore in campo. Non vogliamo fare qui della dietrologia, ma il ruolo del portiere con il passare degli ha sempre assunto un ruolo molto particolare e determinante nello scacchiere tecnico-tattico delle squadre. Francesco Gattuso, pur avendo un cognome “impegnativo” non ha goduto di “corsie preferenziali”, anzi proprio per questo ha dovuto sudare tanto, compiendo sacrifici davvero impensabili per un ragazzo della sua età. Ma ben spalleggiato dalla famiglia, sempre presente, ha raggiunto quella maturità, autorevolezza e professionalità tanto da indurre lo staff tecnico del Crotone ad inserirlo nella rosa della prima squadra. Appare superfluo, da parte nostra, augurare a Francesco Gattuso le migliori fortune e che già nella stagione in corso con il Crotone possa coronare, insieme a tutta la squadra e alla città pitagorica, il ritorno in serie B. Certamente seguiremo le gesta sportive di Gattuso e vi terremo informati, perché questo ragazzo coriglianese lo merita soprattutto per la sua serietà, caparbietà e professionalità. Per far capire qual è l’importanza tecnico-agonistica del ruolo del portiere vogliamo citare lo scrittore, giornalista, sceneggiatore, poeta, regista e attivista cileno naturalizzato francese di fama mondiale scomparso due anni fa: Luis Sepùlveda. Sepúlveda portò alla luce il portiere come una figura riflessiva, silenziosa, ma anche come un ottimo incipit per un romanzo. “Ci sono molte situazioni letterarie nel calcio: forse la più letteraria è quella della solitudine di chi aspetta il tiro o di chi sta per calciare il rigore. Ma ce n’è un’altra che mi ha sempre affascinato: quando la squadra sta giocando nel campo avversario e il portiere rimane solo. Questo mi ha sempre fatto riflettere. Cosa starà pensando? Si rilassa? È tranquillo? E cosa succede quando tutti vengono verso di lui? C’è un meccanismo mentale molto curioso, che si può intravedere nei movimenti. Per esempio i portieri vanno sempre verso i pali, li accarezzano, si toccano i guanti per sentire la sensibilità delle mani. È una situazione che credo sia molto letteraria. Se dovessi scrivere un saggio sul calcio mi occuperei proprio della solitudine del portiere”. La solitudine del portiere deve essere quella che Luis Sepúlveda avrà sperimentato nei suoi due ultimi mesi di vita all’ospedale di Oviedo. Una lotta durata due mesi che il mondo ha seguito con il fiato sospeso.