Foto: Gianni Infantino (Presidente della FIFA)
Fonte: www.globalist.it
Riuscirà il presidente della Fifa, a rivoluzionare il calcio mondiale, cominciando dall'abolizione del mercato invernale?
Difficile dirlo: Gianni Infantino, che della Fifa è certamente il dominus, può portare avanti le riforme che ritiene necessarie, comunque consapevole delle forti resistenze che incontrerà. I correttivi che Infantino vuole apportare possono essere, riduttivamente, riassunti (anche se nel piano ne sono previsti undici, che definisce ''indispensabili'') nell'abolizione della finestra invernale del mercato; nella limitazione delle commissioni di agenti ed intermediari, che sono alla base dell'abnorme lievitare del costo dei calciatori; nell'introduzione del tetto salariale. Modifiche, riforme e correttivi che per Infantino sono necessari , come ha detto al quotidiano sportivo francese L'Equipe, ''affinché venga garantita l'integrità del mondo del calcio e ci siano maggiore trasparenza e più equilibrio competitivo". Anche se il bersaglio principale sono le commissioni sempre più ricche percepite da agenti, procuratori e mediatori vari (che, in fin dei conti, poco interessano ai tifosi), il piano di Infantino, se passeranno l'abolizione del calciomercato d'inverno e l'introduzione del salary cup, è destinato a modificare il panorama attuale. Specialmente il salary cap (su cui le società più ricche faranno un fuoco di sbarramento) potrebbe apportare quei correttivi che ormai appaiono indispensabili e non più rinviabili a tutti. Perché ormai, fatta salva la lungimiranza di gestione delle singole società, ormai si è creato un baratro con le squadre ricche che saranno sempre più ricche e le altre, che cercano disperatamente di entrate nel novero delle grandi, ma alle quali, al di là degli introiti dei diritti televisivi, si chiede oculatezza di bilancio. In questo gli sport professionistici americani dovrebbero essere d'esempio, anche se le leghe maggiori ruotano intorno al meccanismo delle franchigie (legate ai proprietari ma anche alla città che li ospita e delle quali si etra a fare parte solo con l'espansione della lega) che non prevede retrocessioni, ma impone il rispetto di parametri economici e finanziari molto rigidi. Oltre, ovviamente, al meccanismo di reclutamento che si basa sulle scelte dei giocatori usciti dalle università (con le squadre peggiori della stagione a scegliere i migliori e quindi la vincitrice a farlo per ultima, con gli 'scarti' del draft) , mentre nel mercato in cui non sono consentite deroghe, pena tasse salatissime, che scoraggiano da operazioni extra bilancio. Sicuramente ad Infantino non sono andate giù alcune operazioni, come ad esempio quelle del Psg che, ha detto, hanno pagato "una pazzia" Neymar (222 milioni) e Mbappé (135+45 di bonus), alla faccia del fair play finanziario, che invece, tanto per restare in Italia, condiziona società come Inter e Roma, in attesa che l'Uefa si pronunci sul Milan. Infantino vuole anche mettere un limite anche al numero di calciatori i cui contratti sono riconducibili ad uno stesso club. E l'esempio che viene fatto è l'Udinese, che ha nel portafoglio-calciatori ben 103 giocatori, sparsi nei campionati di mezzo mondo.