L'Ospedale di Castrovillari, già da tempo malato cronico, si è ulteriormente aggravato nel corso degli ultimi mesi. Mancano medici in molte Divisioni (Broncopneumologia, Laboratorio, Pronto Soccorso, Pediatria, per citare solo alcune delle situazioni più gravi), gli infermieri - fino a poco tempo fa la risorsa più stabile — cominciano a scarseggiare anche loro, mentre il numero degli operatori socio-sanitari è tale da non poter garantire il necessario supporto all'assistenza con gravi ripercussioni sulle condizioni dei ricoverati.

Al Pronto Soccorso in alcuni giorni non c'è più posto nemmeno in barella; i ricoveri ordinari sono da tempo centellinati, in quanto è possibile ricoverare quasi solo in emergenza; l'unica sala operatoria lavora senza tregua e vi si alternano ben quattro diverse specialità chirurgiche, continuamente interrotte dall'arrivo di emergenze.

Non di rado gli operatori sono costretti a turni massacranti e le ore di straordinario sono sensibilmente aumentate, per assicurare la continuità dei servizi. Il personale, che presenta ormai una età media avanzata ed è in buona parte anche invalido e limitato nel lavoro, è stanco e avvilito per carichi di lavoro sempre maggiori, ma è tuttavia chiamato anche a sopperire ai compiti propri di figure professionali ormai esaurite.

In tutta la struttura, infatti, sono praticamente scomparse sia le categorie amministrative, sia I'ausiliariato ed è divenuto arduo procurare ai dimessi una copia della cartella clinica o gestire l'obitorio. In diversi reparti si va avanti spesso rinunciando a riposi e ferie; è complicato trovare anche spazi per l'aggiornamento professionale; non di rado si viene al lavoro anche in precarie condizioni di salute, consci del significato del proprio ruolo e della grande responsabilità nei confronti della comunità e dei cittadini.

All'interno della nostra struttura è stato dato ormai fondo ad ogni risorsa, rischiando di mettere in discussione la stessa solidità e qualità delle cure e il personale è demotivato dal procedere per continue emergenze organizzative, esacerbate dai vincoli di un Piano di Rientro che non rientra, anzi sprofonda sempre più nel debito, sebbene si risparmi prevalentemente sul personale, mentre i servizi si contraggono e non si vedono prospettive certe di soluzione di questa lunga crisi, in cui anche la riserva delle promesse e delle aspettative è stata interamente consumata.

Eppure tale situazione convive ancora con condizioni di spreco, come testimonia la dislocazione di una U.O. di Riabilitazione fisiatrica in una postazione senza possibilità di integrazione con altri servizi, o il mantenimento di inutili laboratori periferici (peraltro già ufficialmente chiusi, addirittura dal 2012), sicuramente non funzionali a una logica di tutela della salute dei cittadini e di efficienza dei servizi. Soluzioni senza criterio che indeboliscono anche la legittimità a richiedere personale dove serve, mentre si regge il laboratorio dello Spoke con soluzioni parziali e molto fragili. Il personale impiegato a tempo pieno è in progressiva diminuzione (oltre che minacciato dall'incognita della nuova normativa sulle pensioni) e la sua sostituzione è molto limitata, mentre aumenta la percentuale del personale precario, con conseguente scadimento complessivo del senso di appartenenza e dalla qualità dell'impegno.

Oltre a tutto ciò, molti interventi strutturali aspettano da anni — troppi i- di essere eseguiti o portati a termine, ma vengono, invece, continuamente rinviati e senza che vi sia un percorso scandito da tempi certi.

Dal contesto istituzionale sembra scomparsa ogni visione strategica e di insieme, nessuno sa in quale direzione ci muoviamo, quali siano obiettivi e prospettive, mentre da tempo è venuto meno ogni luogo istituzionale per l'ascolto e la partecipazione. L'articolazione dei servizi prevista nell'Atto Aziendale nessuno sa quando sarà attuata, rendendo il documento un libro dei sogni di cui si ignorano i tempi di realizzazione mentre, al contrario, l'esistente si indebolisce un pezzo per volta.

Tutto ciò è irrealmente immerso nel gelo di un profondo silenzio anche di chi avrebbe il dovere di parlare per le responsabilità che detiene nei confronti della comunità e in una crisi istituzionale senza precedenti.

Per tutto quanto detto sopra, I direttori e i responsabili delle unità operative dell'Ospedale si appellano:

Al Commissario ASP -vale a dire a chiunque venga individuato ad occupare il ruolo fino a ieri ricoperto dal dott. Raffaele Mauro-, in quanto il compito principale dell'Azienda, pur in una condizione obiettiva di crisi, resta la garanzia dei servizi ai cittadini, fattore principale di legittimazione del ruolo di gestione.

Al Commissario per il Piano di Rientro, gen. Saverio Cotticelli e al Subcommissario dott. Thomas Schael, affinché il disegno di un nuovo sistema sanitario regionale divenga garanzia di diritti sul territorio, abbandonando il nodo scorsoio del paradigma economico che lega i servizi esistenti alla disponibilità delle risorse, e utilizzando, invece, queste ultime nella maniera più razionale per assicurare i diritti, iniziando dal consolidamento e dalla valorizzazione dei servizi che i cittadini continuano ad utilizzare. Consolidamento impossibile senza un piano di investimenti che parta innanzitutto dalle risorse umane.

Alle Autorità locali, -Presidente della Giunta Regionale, Mario Oliverio e Sindaci del Territorio-chiedendo loro di rompere il silenzio dei propri spazi confinati e profondere un impegno vero, privilegiando, per una volta, le persone e le istituzioni, alle proprie appartenenze partitiche, e scoprendo il piacere di garantire i propri cittadini, nella consapevolezza che è possibile raccogliere anche voti di opinione.

Al Ministro della Sanità, on.le Giulia Grillo (di cui condividiamo le dichiarazioni sull'impossibilità a prescindere dalle risorse umane nella costruzione di una rete di servizi) per l'importanza che la struttura riveste nella tutela del diritto alla salute nell'Esaro-Pollino, che vede crollare il pilastro centrale di una garanzia costituzionale;

Al Capo dell'esecutivo, Giuseppe Conte, perché il processo di rinnovamento del rapporto tra cittadini e Stato arrivi fino in Calabria attraverso il consolidamento e la credibilità delle principali istituzioni del territorio.

Domandano l'immediata attuazione delle seguenti misure:

  1. Immediata realizzazione dell'Atto Aziendale (anche dopo opportuna revisione) attraverso un percorso condiviso a tutti i livelli istituzionali che preveda tempi certi, con obiettivi verificabili e trasparenti, dando comunicazione puntuale a cittadini ed operatori in tutte le fasi del processo, iniziando dall'immediata attivazione, nello spoke di Castrovillari, dell'Area Post-acuzie (Lungodegenza e Riabilitazione intensiva fisiatrica), dall'apertura dell'U.O. di Ortopedia e dal completamento dei cantieri aperti e delle opere non ancora terminate (Sale Operatorie, Camera calda del Pronto Soccorso, tunnel di comunicazione verso il DEA, etc.)
  2. Espletamento dei concorsi per la copertura di tutti i posti vacanti negli organici, cominciando da alcuni già in itinere e proseguendo con quelli che rivestono ruoli chiave nella rete ospedaliera.
  3. Identificazione degli sprechi, anche attraverso un'azione sistematica di ascolto degli operatori e dei cittadini.
  4. Reperimento di risorse ricorrendo a tutti gli strumenti della progettazione strategica al fine di attivare ogni opportunità a disposizione.
  5. Superamento dei problemi strutturali e strumentali che impediscono una piena attività del nostro ospedale, in tempi certi e verificabili.
  6. Fine di una gestione accentratrice ed autocratica, fatta di conflitti e di isole non comunicanti, dove non esistono luoghi di condivisione, di partecipazione, di confronto e di valutazione congiunta e nella quale la comunicazione si limita esclusivamente ai colloqui personali e alla pubblicazione di delibere; immediata attivazione degli organi previsti dal nostro Atto Aziendale.

Seguono le firme dei medici: Ferdinando Laghi, Luigi Francesco Ida, Rosanna La Polla, Mario Greco, Antonio Dardis, Nicola Schifino, Walter Caruso, Domenico Filomia, Giovanni Bisignani, Leonardo Perretti

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