Buon Natale, impariamo a generare amore.
Carissimi fratelli e sorelle, con l’arrivo del Natale si ripropone la sfida di una vita che abbia il sapore del dono, della restituzione di quanto abbiamo ricevuto. Grande è il mistero dell’amore con cui Dio ha visitato la nostra esistenza, donandoci il suo Figlio unigenito Gesù Cristo, risanando la storia mediante la grazia delle sue parole, il tocco di una tenerezza misericordiosa e la forza dirompente della sua morte e risurrezione. Tutto ha inizio mediante un atto generativo che si consuma nella mangiatoia di Betlemme e, ancor prima, nel cuore di due persone semplici e vere, ma soprattutto aperte all’inedito di Dio: Maria e Giuseppe. Mediante il loro “eccomi”, ha preso vita la disponibilità a mettersi in gioco, a spezzare la propria esistenza per Dio. Così l’Incarnazione ha avuto luogo … “e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14): Dio ha fatto “casa con noi”. Gesù, l’Emmanuele, nasce povero e, nella mangiatoia, pone inizio ad una nuova esperienza di umanità. Con la sua nascita ci troviamo dinanzi alla rigenerazione del mondo, del vivere la relazione con Dio e con il fratello, del guardare alla vita, non con cuore carico di bramosia e concupiscenza, ma con rispetto del “mistero d’amore” in essa contenuto. Vengono ricreati, inondati di grazia gli anfratti poveri e desolati dell’esistenza piegata dal peccato; vengono accolti i fremiti di giustizia calpestati dall’egoismo; vengono suscitati sussulti di speranza nel cuore di chi, con fiducia e abbandono, era nell’attesa di un mondo nuovo. I personaggi, raffigurati nella bella Icona pittorica scelta, portano quello che hanno, il poco di sé, e il quadro profuma di vita donata. Il tempo del Natale che ci accingiamo a vivere è foriero di vita nuova e ci provoca a percorsi non sentimentali ma ricchi di autenticità e di coraggio. Viviamo in un tempo che, più che essere caratterizzato da cambiamenti, è un vero cambiamento d’epoca: siamo interpellati a guardare la storia in modo nuovo. Quanto accade intorno, piaccia o no, non può essere facilmente eliminato e nascosto sotto il tappeto dell’indifferenza o dell’ipocrisia, facendo finta che il problema non esista. Il territorio, gli stili di vita, le nostre stesse relazioni non sono più garantite come una volta e il tutto mette in crisi ogni facile ricetta risolutiva. Il Natale ci conduce, come i pastori, fuori da noi stessi, dalle nostre realtà rassicuranti, per incontrare l’altro, la vita con le sue fatiche, nel tentativo di prendere coscienza di quanto sia necessario per tutti un cambio di mentalità. Oggi come ieri ci tenta lo stesso delirio di Cesare Augusto che, attraverso il censimento volle esercitare controllo e potere maggiore sull’Impero. Come lui viviamo l’accecamento dell’io, protesi a garantirci una vita che sia ricca di certezze, assicurazioni, gratificazioni e potere, una vita manipolabile a nostro piacimento: la vita... ci sfugge, inesorabile. La realtà s’impoverisce, risulta faticosa, difficile per tanti. Le nostre comunità ecclesiali si trovano sempre più dinanzi a nuovi poveri che non sono solo i miseri, privi spesso del necessario, ma anche quelle realtà umane dove è in crisi la relazione, la sana affettività, il senso del futuro. Il nostro territorio vive il dramma della crescita della povertà a vari livelli. Il degrado aumenta a danno di strati sempre maggiori della società e le istituzioni, quando non sono inermi e sorde, riescono a malapena a intercettare il quadro dei bisogni. Come illustra l’Icona della natività scelta, ognuno di noi è chiamato a dare quello che ha, nel suo piccolo: chi delle uova, chi due colombi, chi una pecora. Il messaggio è chiaro: dinanzi a Dio che si fa dono e offre sé stesso, non possiamo rimanere a guardare ma siamo chiamati a realizzare quello che possiamo. Come Gesù, Maria e Giuseppe, ciascuno è chiamato a proferire il suo “eccomi” capace di generare nuovi percorsi e spazi di speranza per tutti. Proferire il proprio “eccomi” è attestare con la vita, e non a parole, che … “ci sto!”: … a dare il mio contributo fattivo, … a mettermi in gioco, …a rinunciare a me stesso per far spazio all’altro. Vorrei ricordare a tutti come i fratelli reclusi della Casa Circondariale di Rossano si spendono, privandosi del poco che hanno, per sostenere alcuni pasti della Caritas e sostengono, con i loro lavori, progetti di beneficenza a vantaggio dei più poveri tra noi. Un piccolo-grande esempio di come ognuno possa farsi dono suscitando scintille di vita nuova. Desidero allora formulare i miei Auguri a tutti voi e a ciascuno. In particolare: Auguri innanzitutto a chi è nel bisogno. Guardo a voi, appello continuo per le nostre esistenze, spesso ingessate. Non scoraggiatevi anche se in questo momento avete l’impressione di esservi persi, sommersi dai marosi della vita, non perdete la speranza di un barlume di consolazione in un domani migliore. A voi, da sempre, il Signore Gesù ha rivolto il suo sguardo, e vi invita a confidare in Lui. Guardatevi dentro e troverete la luce di una stella che brilla, è il vostro cuore. Anche per voi c’è la possibilità di un “eccomi” che vi metta in cammino, strappandovi alla rassegnazione che nulla cambierà. Anche voi, col vostro niente donato, potete essere costruttori di un futuro di luce. Auguri a voi fratelli e sorelle laici, sacerdoti e membri della vita religiosa della nostra comunità diocesana. Per ciascuno è atteso un “eccomi” deciso e trasparente, libero da ogni ambiguo tentennamento, capace di metterci in cammino, e generante una vita decisamente improntata a quella del Maestro. Il mondo attende la testimonianza di un’esistenza che, come quella di Gesù, sappia “fare casa” con i più poveri della storia. Il Natale non ci trovi rintanati nel finto tepore delle nostre ipocrisie, ma per strada e con audacia, a braccia aperte e pronte verso i bisogni di chi ci sta accanto. Auguri a voi fratelli e sorelle che lavorate nelle istituzioni, chiamati a non individuare percorsi preferenziali per accrescere la visibilità delle vostre persone ma sentieri dove discernere il bene comune a servizio di chi come Gesù, nasce povero in mezzo a noi. Il dono da “restituire” per voi è la fiducia che tanti hanno riposto in voi e che deve essere capitalizzata in azioni concrete per la vicinanza ai cittadini più aggrediti dal bisogno. Anche per voi, come per Gesù, Maria e Giuseppe, c’è un “eccomi”, generoso e audace, da attestare nella ricerca di un cambiamento vissuto con scelte contro corrente, capaci di mutare il corso di una storia, dove la rassegnazione e il fatalismo, la corruzione e l’indifferenza, sembrano essere imperanti. Auguri a voi uomini e donne di buona volontà. Il Natale vi scuota dal torpore di una vita comoda e dal rassicurante luccichio di tradizioni fuorvianti. Anche per voi c’è un “eccomi” a cui aderire. Sia per voi una sfida al “così fan tutti” e al “non c’è niente di male”, atteggiamenti cancerogeni di una società che nell’omissione vive il suo male più oscuro. Generare scelte di bene è la sfida che il Natale lancia anche a voi. Coraggio, allora, in cammino e...
Buon Natale a tutti.
il vostro Arcivescovo ✠ don Giuseppe