Diritti fondamentali che spesso non vengono considerati una priorità. È questa l'estrema sintesi del Terzo rapporto supplementare del Gruppo Crc alle Nazioni Unite che fa il punto sull'attuazione della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia.
Il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Gruppo Crc), il network di 96 associazioni italiane che opera per garantire un sistema di monitoraggio indipendente sull'attuazione della Crc (Convention on the Right of the child) e delle osservazioni conclusive del Comitato Onu in Italia, ha evidenziato la situazione su alcuni temi come minori in povertà, accesso ai servizi sanitari per l'infanzia, nidi, tempo pieno, refezione scolastica. Il rapporto, che sarà poi trasmesso alle Nazioni Unite, è stato presentato nei giorni scorsi alla presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti, della Garante per l'infanzia e l'adolescenza Filomena Albano e della vice-presidente della commissione parlamentare infanzia Sandra Zampa, promotrice della legge 47/2017 sulla protezione dei minori stranieri non accompagnati. In Calabria, e più in generale nel Sud, non si allenta il forte divario con le regioni del Nord. «Una disomogeneità territoriale – ha sottolineato Arianna Saulini di Save the Children, coordinatrice del Gruppo Crc – dovuta anche ai tempi e i criteri di raccolta dati relativi a questi aspetti variano di regione in regione, rendendo difficile l'individuazione dei bisogni e la programmazione di risposte puntuali. Le aree dove è accentrato il maggior numero di bambini in condizione di disagio socio-economico sono le stesse in cui sono più carenti i servizi che li interessano in modo diretto: per ridurre questo gap è necessario prevedere interventi specifici e ripensare l'assetto delle politiche dell'infanzia in Italia, in modo organico e strategico». Il rapporto, inoltre, va analizzato anche alla luce del fatto che molte regioni, tra cui anche la Calabria, sono risultate carenti nella raccolta dei dati e nella pubblicazioni degli stessi. La Calabria ha un tasso di mortalità infantile del 4,7% (contro il 3,1% nazionale). A questo dato è legata anche la migrazione sanitaria, dovuta soprattutto alla carenza dei servizi, verso il Nord, in particolare dalla Calabria e dalla Campania. Nell'ambito della salute mentale durante l'infanzia e l'adolescenza, sono numerose le segnalazioni di criticità segnalate già nei rapporti precedenti. Nonostante le numerose segnalazioni contenute all'interno della Convenzione Onu, sono ancora molte le regioni – tra cui, appunto, la Calabria – in cui mancano i servizi territoriali o il personale è insufficiente o non qualificato per le prese in carico dei percorsi terapeutici. Nella nostra regione circa il 28,2% delle famiglie, cioè una su quattro, è relativamente povera, contro una media nazionale che è di poco superiore al 20%. Preoccupante è il numero di "neet" al Sud, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano, con percentuali che sfiorano il 30% in Campania, Sicilia e Calabria. Uno dei dati più preoccupanti è quello relativo ai servizi mensa nelle scuole primarie, con un numero molto alto di bambini che non vi ha accesso: l'80% in Sicilia, il 73% in Puglia, il 65% in Campania e il 63% in Calabria. Sempre in queste quattro regioni si sono registrati i tassi più elevati di dispersione scolastica.