Foto: Francesco Cilento
Anche quest’anno, ed è il terzo, le manifestazioni del premio Vincenzo Valente si terranno presso il Castello ducale di Corigliano.
Sorge allora spontanea la domanda: perché al Castello e non nel luogo deputato qual è appunto il Teatro omonimo, aperto al pubblico da oltre dieci anni? Ricordo per l’esattezza che l’inaugurazione dello stesso avveniva il 19 febbraio 2006 e, per giunta, in tutta fretta perché l’amministrazione Genova, che della legislatura aveva decretato la fine anticipata per nuovi obiettivi elettorali del Sindaco, potesse esserne la fautrice. Cosa questa che comportò una corsa contro il tempo per l’espletamento delle procedure di collaudo e per l’ottenimento delle certificazioni previste dalle leggi vigenti: prima fra tutte quella rilasciata dal Comando Provinciale dei VV.F.F. Ricordo inoltre che la struttura di che trattasi è stata dotata di tutti gli spazi, le attrezzature e gli impianti richiesti quali: foyer, sala e galleria con 140 posti a sedere, palcoscenico con sipario azionato da motore elettrico, camerini e servizi per gli artisti, bar (ancora in attesa di essere completato), luci di scena e di sala, climatizzazione, uscite di sicurezza a cielo aperto e, unitamente ad un’ottima acustica per la presenza del rivestimento in legno delle pareti, un moderno impianto di amplificazione. Ricordo infine che, attigui al Teatro, sono stati resi agibili, dopo una ristrutturazione attenta per la quale sono occorsi due anni di lavori (2007/2009), gli spazi dell’ex Convento della Riforma (in cui è incluso il teatro stesso) distribuiti su tre piani e affaccianti sul cortile interno. Detti spazi, per scelte progettuali, condivise e approvate dall’Amministrazione Comunale del tempo, i cui lavori sono stati finanziati con fondi europei, avrebbero dovuto costituire per il centro storico di Corigliano un nucleo integrato di musica, arte e spettacolo (vedi il protocollo d’intesa tra l’allora sindaco De Rosis e il direttore Reda del Conservatorio di Cosenza, nonché i contatti intercorsi fra il De Rosis e la sig.ra Lojodice Tieri). Perché allora, dinanzi ad una presenza così specifica e appropriata nella sua organizzazione architettonico-funzionale, manifestazioni come il premio Valente, e non solo, continuano a tenersi altrove? La non utilizzazione o, peggio ancora, la sottoutilizzazione del teatro Valente prima (buono per qualche recitina scolastica o l’esibizione di complessini musicali locali) e dello stabile della Riforma poi (occupato impropriamente dalla Biblioteca Comunale), i cui lavori di restauro sono costati complessivamente due milioni di euro circa, ritengo vada ricercata nel mancato affidamento da parte dell’Amministrazione Comunale, proprietaria del bene, a professionalità competenti in grado di occuparsi sia della gestione amministrativa e corrente delle strutture, sia di quella artistica. Uno spiraglio per il teatro si intravide allorquando Adele Falbo, su incarico dell’allora sindaco Battista Genova, ne prese in mano la situazione. Che ella fosse esperta in regia e direzione teatrale è dimostrato dal fatto che nel pur piccolo palcoscenico riuscì a rappresentare un dramma di tutto rispetto, molto apprezzato dai coriglianesi. Fu perciò in grado di utilizzare adeguatamente tutte le strumentazioni esistenti e, al contempo, riuscì a far emergere le criticità presenti per le quali furono individuate anche le soluzioni che da allora, però, restano in attesa di attuazione. Intanto la mancata utilizzazione degli ambienti della Riforma, ristrutturati ormai da lunga data, attraverso iniziative già preventivate da tempo ma svanite nel nulla, causa le disgrazie amministrative di Corigliano e le relative conseguenze nefaste, suggerì al compianto Luigi De Bartolo e a Liliana Misurelli di allestire a proprie spese al secondo piano, nella sala polifunzionale e ambienti contermini, il Centro Studi Vincenzo Valente. La copiosa documentazione sul musicista coriglianese trasferitosi a Napoli, di proprietà di entrambi, raccolta in anni di appassionata ricerca e quivi coerentemente esposta, ha consentito in più di cinque anni la frequentazione del centro studi a curiosi, appassionati e cultori di musica e teatro napoletano, tanto da far stabilire intensi e proficui contatti con la fondazione di Napoli a lui dedicata. Purtroppo nel 2015, dal Comune di Corigliano, proprietario dell’immobile, arriva lo sfratto. Il centro studi deve pertanto sloggiare, per cedere il posto alla biblioteca comunale, senza la possibilità di far comprendere ad amministratori miopi e insipienti che le due istituzioni potevano coabitare senza alcun pericolo di confliggere. Sic! Fin qui la sintesi dei fatti che mi constano, per esserne stato in parte artefice e in parte testimone oculare. Senz’altro ce ne saranno altri di cui non è dato sapere… Certo è che, allo stato, il teatro Valente ed il complesso della Riforma risultano sottratti alle funzioni originarie alle quali erano stati destinati e per le quali avevano ottenuto i finanziamenti pubblici, e la cui realizzazione ha comportato non pochi sacrifici per le tante difficoltà procedurali e attuative. E, ancor più grave, che la Città di Corigliano risulta privata di una preziosa risorsa culturale. Il rischio incombente è che la totale ignavia delle istituzioni avvii un grave ed irreversibile degrado di questo patrimonio.
Francesco Cilento
Progettista e direttore dei lavori del Teatro Valente e il Complesso della Riforma