di Cristian Fiorentino

Molteplici emozioni hanno contraddistinto, giovedì 10 agosto, la solenne Celebrazione Eucaristica per i venticinque anni di sacerdozio di Don Gaetano Federico.

Santa Messa tenutasi alla presenza di una nutrita comunità religiosa, confraternite, autorità civili e militari, nella parrocchia di “Sant'Antonio”, concelebrata da Monsignor Luigi Renzo, dai sacerdoti della diocesi e officiata da Monsignor Maurizio Aloise nonché assistita dai ministranti e seguita dalle note del coro parrocchiale. Chiesa del centro storico coriglianese dove Don G. Federico per ben tredici anni ha svolto la sua missione di parroco. Ad inizio funzione la delegata Isabella Malagrinò ha speso, a nome dell’intera collettività, parole di gratitudine per il parroco: «Sei stato una guida solerte che con la tua parola ci ha arricchito spiritualmente.

Grazie di cuore Don Gaetano per il pezzo di strada compiuto insieme e per averci regalato i momenti più belli della tua giovinezza. Grazie per l’accrescimento interiore attraverso gli incontri biblici dove abbiamo appreso la bellezza della parola di Dio. E ancora per i momenti spirituali, gli incontri dei gruppi famiglia finalizzati anche ad individuare insieme soluzioni ai problemi quotidiani. Sei stato un padre saggio e al contempo un nostro figlio che ha nutrito per le comunità tante attenzioni ispirate dalla gioia del Vangelo. Grazie per la convivialità, per essere stato un faro del tuo ministero di pastore e le considerazioni riservate agli ultimi. Ti affidiamo allo Spirito Santo, a Dio, alla Madonna del Carmine e a Sant'Antonio per continuare la tua missione e ti doniamo come omaggio d’affetto e stima per la tua persona questa casula nella speranza di averti sempre con noi». Sentimenti e speranze un po' smorzate perché nelle ultime ore è giunta la notizia dalla diocesi, nel giorno della festa Diocesana di “SS. Achiropita”, che l’Arcivescovo M. Aloise ha nominato Don G. Federico per le parrocchie di “San Michele Arcangelo” e “San Cataldo” a Cariati. Trasferimento forse nell’aria ma che lascerà tanta malinconica nella stessa comunità che saprà accogliere con la stessa nobiltà che l’ha sempre contraddistinta, il nuovo parroco nominato, Don Fiorenzo De Simone, per le parrocchie di “S. Antonio” e “Santa Maria Maggiore” nonché menzionato assistente spirituale della “Congrega Maria Santissima dei Sette Dolori”.

Per lo più sono le stesse mansioni che Don. G, Federico ha svolto per tredici anni a “S. Antonio”, per tre anni a “S. Maria Maggiore” e per uno come assistente spirituale della confraternita dell' “Addolorata”, senza dimenticare gli undici anni da vicario foraneo. Riflessioni dirette e istituenti, come sempre, di Monsignor M. Aloise che, durante l’omelia prendendo spunto dalla pagina del Vangelo e dalla parabola del chicco di grano, ha spiegato: «Oggi è il giorno di rendere Grazie nel giubileo del sacerdozio di Don Gaetano al cospetto della famiglia presbiterale e dei familiari di Don Gaetano e di tutti i presenti, che ricade nel giorno di S. Lorenzo martire e esempio di vita sacerdotale e diaconato di primo grado nell’ordine santo. Vogliamo vedere Gesù, come molti dissero ai discepoli, è il desiderio che alberga in ogni credente. Il seme muore ma la vita non è morta ma è trasformata in una forma evoluta centomila volte più grande di noi. Come il bruco che diventa farfalla muore alla vita precedente, non striscia più ma vola in alto per vivere in una forma nuova. È lo stesso valore di quando nella tua ordinazione, Don Gaetano, ti sei prostrato a terra per morire alla vita di prima, risorgere e rialzarti ad una vita nuova. Il chicco di grano muore per produrre nuovi frutti. Il verbo principale che regge la parabola è produrre. Oggi, infatti, celebriamo i venticinque anni per i frutti che il Signore ha permesso a Don Gaetano di compiere nelle comunità che ha visitato. È la fecondità dello stesso ministero che i sacerdoti svolgono e l’innesto sta nella capacità di donare la vita. La chiave di volta che regge il mondo è dal chicco a Cristo, nel dono di sé che opera questo miracolo donandosi ogni giorno nel tuo ministero dando una speranza nuova alla stessa maniera del seme. Gesù in questa pagina parla di sé stesso, del suo regno e chi sa donarsi per cogliere frutti nuovi. E noi sacerdoti abbiamo scelto di imitarlo. Lui l’Onnipotente da grande si è fatto piccolo, lasciando la Gloria Celeste, ed è caduto in terra palesando tutto il suo amore e morendo in croce per noi. Il chicco è come il sale che si perde ma dà sapore o come il lievito che si scioglie ma fa fermentare la massa. Così il sacerdote svolge il suo ministero. Dinamica che ci fa capire il giubileo di Don Gaetano a cui auguro di ravvivare il dono ch Signore ha messo nelle sue mani e nel suo cuore, di vivere questo ministero e di rendersi conto ogni giorno di quello che farà». A margine della Celebrazione la parola è toccata proprio a Don G. Federico che ha ripercorso la sua strada da oltre venticinque anni ad oggi: «I sentimenti di gratitudine, da quel del 10 agosto 1998 fino a questo giorno e il tutto preceduto dalla mia chiamata vocazionale di Dio, sono tanti ad iniziare da quelli rivolti al Signore per proseguire a tante altre personalità a me care. Vocazione scortata nei primi tempi del seminario da monsignor Antonio Guarasci, mio parroco d’infanzia e adolescenza, dal sostegno della comunità di “San Pietro”, dai formatori del seminario “San Pio X” di Catanzaro e tante altre notevoli figure sacerdotali. Cammino forse faticoso ma bello. Per poi giungere al giorno dell'ordinazione, alla presenza di mia nonna che mi ha cresciuto e dei miei cari, di Monsignor Andrea Cassone, per passare alla prima esperienza pastorale a “San Paolo” di Rossano e alla parrocchia di “Santa Teresa di Gesù Bambino” dove ho letteralmente imparato a fare il parroco e dove ho accompagnato anche due giovani al sacerdozio. Poi la nomina a “Sant'Antonio” per un cambio radicale ma felice grazie al sostegno della comunità formata e sensibile con cui abbiamo instaurato una certa intesa. Sono stati anni intensi ma soddisfacenti tra ritiri, pellegrinaggi, usciti, meditazioni e feste patronali. Quindi la stima dei fratelli della vicaria, oggi qui e che ringrazio, che hanno rinnovato il mandato di vicario. Ulteriore responsabilità arrivata con la successiva nomina a “S. Maria Maggiore” dove abbiamo operato, insieme a Don Vincenzo Ferraro, con rispetto, collaborazione e amicizia. Anche qui non è mancata la pastorale vocazionale che ha portato i suoi frutti con l'ingresso del giovane Francesco Garbato come seminarista.

Anche l’essere divenuto assistente della confraternita “Maria Santissima dei Sette Dolori” è stato uno stimolo ulteriore che ha ravvivato il fervore. Tredici anni passati in questa parrocchia come la tredicina di S. Antonio. Tanta gratitudine al Signore per intercessione della Beata Vergine e il sostegno dei Santi Antonio di Padova, Pio da Pietralcina, Giovanni di Dio e Pasquale Bylon. Riconoscenza agli Arcivescovi Cassone, Marcianò, Satriano e Aloise che si sono succeduti e riponendo in me la loro fiducia. Un grazie anche a Don Vincenzo Ferraro e Don Giuseppe Pisani per la condivisione e per il sostegno alle comunità quotidianamente. Un plauso alla presenza dei confratelli, a Monsignor Renzo, che rafforzano il valore di questa giornata molto gradita e molti giunti da posti diversi con grande volontà. Un grazie alle suore “Piccole operaie del Sacro Cuore” per la silenziosa e laboriosa presenza, alle confraternite presenti, all’Unitalsi, alle autorità civili e militari. Una menzione speciale anche ai seminaristi che il 7 agosto a “S. Maria” hanno animato la veglia di questa celebrazione e sono la più concreta testimonianza vocazionale per cui dobbiamo pregare sempre. E un enorme abbraccio e grazie alla mia famiglia per l’affetto e il sostegno - ha concluso Don Gaetano Federico- ma soprattutto a voi popolo di Dio per avermi edificato con la vostra Fede e testimoniato sinceramente l’amore del Signore». Di certo, anche se a questo giubileo sacerdotale è subentrata la novità poco felice del trasferimento, specie per i fedeli, Don Gaetano Federico oltre a portare sempre nel suo cuore la comunità parrocchiale coriglianese in generale e quella di S. Antonio nella fattispecie, sa bene di aver lasciato un segno indelebile, vivo e concreto in tutti coloro che ha incrociato in questi tanti, vigorosi e, per dirlo con le parole di Monsignor Aloise, fruttuosi anni..

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