di Gennaro De Cicco
E ljulje ljule mac mac … Fiori, fiori a mazzetto …
È questa l’Arbëria che piace, l’Arbëria che rinasce nel suono e nelle danze della tradizione.
L' Arbëria della spontaneità, l'Arbëria dei valori connessi alle storie avite. L'Arbëria che corre veloce ha in Skanderbeg il suo mentore. E i canti e le danze - denominate RIDDE - delle cosiddette Vallje sono in suo onore ... Il ritmo della canzone "E ljule ljule mac mac" e i colori dei costumi la rappresentano nella sua dimensione universale. E non può essere diversamente, perché tutto ciò che prescinde dalla genuinità diventa artificiale, per certi versi - forse - anche effimero e altezzoso. Dopo due anni di lockdown nei paesi arbëreshë si è sprigionata la forza della resilienza.
Le piazze, i vicoli dei paesi si sono riempiti di gioia … Sono diventati palcoscenici itineranti di colori e suoni d’altri tempi. Civita e Frascineto hanno fatto da apripista … e ci sono tanti altri paesi pronti ad organizzare questi festosi e magici eventi, che hanno nei costumi e nei canti antichi, rispolverati con studi e ricerche, il loro DNA. Come se d’incanto fossero risorti Costandini e Jurendina ed avessero cosparso in aria i profumi della fedeltà (besa) e dell’amicizia (miqpritja). Valori – a volte assopiti e dimenticati per livori e ostilità.
Le Vallje rappresentano avvenimenti importanti dell’annuale ciclo folkloristico dell’anno degli italo – albanesi. Hanno tradizioni remote, forse legate alle leggende di Skanderbeg. Si manifestano come “ballo tondo” e proseguono nella loro evoluzione. Vengono eseguite da donne vestite con i tipici costumi albanesi, disposte a semicerchio con due uomini alle estremità. A fare da cornice un pubblico festoso, proveniente da tante località, che partecipa compiaciuto allo svolgimento della manifestazione fino a diventare con canti e balli – molte volte – protagonista.