Fonte: La Redazione
Nei giorni scorsi ad Altomonte si è tenuto il Congresso comprensoriale dello Spi-Cgil (il sindacato dei pensionati). In apertura dei lavori il segretario comprensoriale uscente dello Spi, Franco Spingola, ha tracciato il lavoro svolto negli ultimi anni dal sindacato dei pensionati, sottoponendo alla platea anche interessanti spunti di dibattito attorno a temi di stretta attualità.
Della relazione tenuta da Franco Spingola vi proponiamo di seguito alcuni passaggi salienti. “In un periodo storico pieno di incognite e contrassegnato da vicende che hanno cambiato profondamente la vita dell’intera umanità, abbiamo riscoperto il valore di alcune parole: fragilità, povertà, diritti, libertà, costituzione, democrazia. In questo contesto difficile, le Leghe SPI all’interno delle nostre Camere del Lavoro, organizzate nel territorio, non si sono mai sottratte al loro fondamentale compito di dare accoglienza ed informazioni ai pensionati ed a chi si è rivolto alle nostre strutture. Un Congresso che ci ha dato l’opportunità, nelle tante (17) assemblee territoriali organizzate dalle dieci Leghe SPI, di incontrare un numero consistente di iscritte e di iscritti alla nostra Categoria (circa 1.220) e di una importante partecipazione al voto (oltre 2.550) sui documenti congressuali, riservando una particolare attenzione al documento di approfondimento dello SPI, ai suoi temi specifici contenuti in 10 punti hanno rappresentato una ulteriore riflessione sul contesto sociale, economico e culturale del nostro Paese. È stato, quindi, fondamentale per noi, come Categoria, trattare, con linearità e chiarezza, i temi portanti che hanno trasformato il mondo negli ultimi quattro anni, tra questi, quelli legati alla sanità che deve ripartire dal territorio promuovendo un modello di “salute di comunità e nella comunità”, provando a superare un modello fondato sulla patologia, per costruire un nuovo modello fondato sul concetto di salute, segnando un avanzamento importante anche dal punto di vista culturale e concettuale, non solo quindi erogazione di prestazioni ma iniziative tese a contrastare le malattie, “in un’ottica di prevenzione e promozione della salute”.
Su questi presupposti bisognerebbe impostare le nuove direttive del Ministero della Salute con una visione nazionale che vada oltre i modelli regionali che hanno via via trasformato e svuotatola Legge 833 del 1978, faticosamente conquistata, e che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale universalistico, sostituendo la vecchia Cassa Mutua. È condivisibile, in questo senso, la riforma prevista dal DM 71 del 2022, che dovrebbe dare attuazione al PNRR che riconduce i modelli territoriali a standard uniformi per tutto il territorio nazionale. Un nuovo modello che si muove su quattro principi cardine:
- La medicina di popolazione;
- La sanità di iniziativa che è un modello assistenziale rivolto alla gestione delle malattie croniche;
- La stratificazione della popolazione per profili di rischio, la presa in carico degli assistiti sulla base del livello di rischio, di bisogno di salute e consumo di risorse;
- Il progetto di salute che ha, fra le altre cose, il compito di organizzare le informazioni per il fascicolo sanitario elettronico.
Per noi restano fondamentali: a) la riorganizzazione della medicina territoriale, sia attraverso la realizzazione delle strutture previste dal PNNR: a livello territoriale avremo nr. 8 case di comunità (Cassano Ionio, Crosia, Lungro, Mormanno, Rocca Imperiale, Verbicaro e Villapiana) e nr. 6 ospedali di comunità (Cariati, Cassano Ionio, Lungro, Mormanno, San Marco Argentano e Scalea), non solo da costruire ma da organizzare con strumentazione e personale; b) e la riforma della medicina generale e il “ruolo unico di MMG e Medici di Continuità assistenziale”, provando ad incidere su uno dei punti di maggior criticità del nostro sistema sanitario e per dare risposte al territorio con l’attività di prevenzione e la presa in carico degli ammalati cronici. È evidente sempre di più la centralità del Distretto Sanitario che, a nostro avviso, dovrà comprendere anche il sociale riunificando il sistema. Nelle more, riteniamo assolutamente necessario avere la presenza nel territorio dei medici di famiglia e dare efficienza ed organizzazione alle guardie mediche. Dicevo del nostro documento SPI che parla di disuguaglianze, pensioni e pensionati auspicando soluzioni concrete per le fasce più deboli della nostra società. Le azioni messe in campo dal governo Meloni sono molto diverse dai nostri auspici. C’è, quindi, il tema del fisco, dell’iniquità del prelievo che rimane ancora una questione aperta che anche i governi precedenti hanno dimostrato di non voler affrontare. A cominciare da noi CGIL, dobbiamo provare a fare una diversa narrazione, non solo quindi un “cahiers des doleances”, in cui ripetiamo i disagi sociali ed economici, il tasso di disoccupazione alto ed il tasso di occupazione basso, con risvolti drammatici per l’occupazione giovanile e femminile, i ridotti servizi pubblici, dalla sanità per come già ampiamente detto, alla scuola, dal trasporto pubblico locale, al sistema infrastrutturale, e qui c’è da indignarsi quando ti dicono che finanziano il tratto calabrese della SS 106 e lo fanno in 15 anni. Questi i temi e le domande alla politica, alle istituzioni, nelle loro diverse articolazioni, ma anche al nostro interno compagni! Può essere l’autonomia differenziata la risposta a tutto ciò? Io sono convinto di no! Ritengo, invece, che sia giunto il momento di sfatare alcuni luoghi comuni sulla questione Mezzogiorno e sfidare il governo ad assumersi delle responsabilità che in verità appartengono a tutti i governi degli ultimi cinquant’anni che hanno omesso di occuparsene. Su questa fondamentale questione, ci aspettiamo posizione chiara e non equivoca dello SPI e della CGIL, come storicamente si è sempre difesa l’unità del Paese. Il nostro documento conserva a pieno la sua attualità e non si sottrae al tema delicato del rapporto tra sindacato e politica, soprattutto in questa fase storica. Per noi è fondamentale la distinzione tra il ruolo dei partiti politici e quello delle organizzazioni sindacali, tra rappresentanza politica e rappresentanza sociale. Un territorio comprensoriale complesso, il nostro, è la parte settentrionale della provincia di Cosenza, costituito da 72 comuni, 320 mila abitanti circa, con una significativa presenza di over 65 (circa 70 mila) che rappresentano il 23,5% del totale, con oltre 99 mila pensioni, e la nostra rappresentanza è dell’11%,pari ad oltre 11 mila iscritti, così come certificato dalla struttura nazionale. Un territorio che comprende una miriade di piccoli e piccolissimi comuni (60 di questi sono sotto i 5 mila abitanti, 12 tra i 10 e 20 mila, supera i 20 mila Castrovillari e Corigliano Rossano, con i suoi 78 mila abitanti, è la più grande città della provincia di Cosenza e la terza in Calabria); questi comuni sono distribuiti in una area territoriale di confine con la Basilicata, che va dallo Ionio al Tirreno, che comprende la Piana di Sibari, con il suo Distretto Agroalimentare di Qualità, la Valle dell’Esaro ed il Parco Nazionale del Pollino, la più grande area protetta d’Europa ed anche la più antropizzata (56 comuni, di cui 32 nel versante calabrese).
Diversità e complessità che sono anche croce e delizia del nostro Comprensorio CGIL, che pongono importanti problemi organizzativi, alcuni dei quali sono stati affrontati anche in questo percorso congressuale. Non ci siamo sottratti dai compiti istituzionali ed abbiamo promosso iniziativa politica e sindacale come categoria ma anche con la CGIL e le categorie degli attivi, con il sistema dei servizi e con le associazioni. Abbiamo sostenuto e partecipato attivamente ad iniziative con l’ANPI e con le altre associazioni facendo vivere i nostri temi ed i nostri valori in ogni contesto. Abbiamo promosso progetti che sono in corso di realizzazione , in particolare quello “I nonni raccontano”, coinvolgendo il Patronato Inca e l’Auser, il sistema scolastico locale, lo Sportello linguistico comunale, le associazioni culturali, mobilitando docenti in pensione nostri iscritti e volontari, la cui sede operativa è nella Camera del lavoro di Firmo. Abbiamo inaugurato ed attivato uno speciale sportello sociale i cui operatori sono italo albanesi (Franco Lofrano e Teresa Frega) e attraverso l’uso della lingua arberesh, oltre naturalmente all’italiano, sperimentiamo, nel nostro piccolo, un’idea che mette insieme rappresentanza, diritti, tutela, intergenerazionalità, in un’area interna, italo-albanese, e la piena applicazione di una legge quale la 482/92 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”, ancora disapplicata, tranne che per le regioni a statuto speciale. Per noi è un progetto importante perché nel Comprensorio abbiamo la presenza di 13 comuni italo-albanesi, con una popolazione di oltre 20 mila abitanti (20.815) di cui 5.600 over 65, iscritti allo SPI 1.361 con una percentuale di rappresentanza di del 26,9%. È nostra intenzione, creare un ponte anche con la sede del Patronato Inca di Tirana per allargare per riallacciare rapporti politico-sindacali e culturali con quella realtà e garantire maggiori tutele ai tanti immigrati albanesi che soprattutto dopo il 1993 hanno scelto come luogo di arrivo le comunità storiche già esistenti in Italia dalla fine del 1400, in modo particolare in Calabria. Rimane ancora un sogno che ci auguriamo si possa avverare, e noi lavoreremo con l’Auser affinché ciò avvenga: costituire l’Università Popolare Auser Italo-Albanese.
Compagni, c’è ancora tanto da fare per noi, rilanciare l’attività ordinaria con progetti mirati concordati con l’Inca ed il Caaf e coinvolgendo attivamente le Leghe SPI e le Camere del Lavoro: campagne di ricostituzione delle pensioni, diritti negati e diritti inespressi, intensificare il rapporto con le categorie degli attivi per rendere esigibili quelle convenzioni sulla continuità dell’iscrizione, utilizzando i dati del Caaf per raggiungere i pensionati che da noi fanno il 730 ma che rifiutano l’iscrizione ritenendola inutile. Dimostrare loro che c’è almeno un motivo per iscriversi, che la sola informazione sull’utilità dell’Isee può generare benefici, che una corretta informazione sul sistema delle deduzioni e detrazioni può significare maggiori rimborsi Irpef, etc.. Tutto ciò va supportato da una mirata formazione che metta insieme gli operatori Inca, Caaf, Responsabili di Lega SPI e volontari Auser. Sono convinto che il gruppo dirigente eletto da questo Congresso sentirà il dovere di realizzare l’obiettivo organizzativo strategico e prioritario del presidio del territorio e dei luoghi di lavoro, avendo come faro le Delibere di attuazione delle Schede approvate dall’Assemblea Nazionale di Organizzazione di cui tre, in particolare, ritengo siano quelle per noi essenziali perché indicano con chiarezza, il nuovo corso per la nostra Organizzazione e nel quale, a mio avviso, si ritrova lo SPI. La 9 “Centralità delle camere del lavoro e sindacato di strada, di ecosistema dei diritti e presenza diffusa sul territorio”, la 10 “Risorse, trasparenza, confederalità” e la 11 “Contrattazione sociale e territoriale”. In conclusione, ho provato a dire come la nostra Organizzazione potrebbe e dovrebbe operare per svolgere al meglio il suo ruolo nella difesa dei diritti nel mondo del lavoro, nell’assumere la rappresentanza dei più deboli, battersi per l’avanzamento sociale delle classi meno abbienti, promuovere la lotta alle disuguaglianze, al malaffare ed ai poteri criminali che si manifestano in vario nella società; battersi per la difesa dell’ambiente, per il diritto alla salute ed alla conoscenza e promuovere la lotta alla povertà economica ed educativa, perché la povertà non e una colpa, perché si è più poveri se non si ha la conoscenza!” Fin qui la relazione del segretario Spingola. Al termine del congresso l’assemblea degli iscritti e partecipanti all’assise di Altomonte ha sancito la riconferma di Franco Spingola a Segretario comprensoriale dello Spi-Cgil.