Fonte: www.giornalistitalia.it
Giornalisti del Quotidiano del Sud in stato di agitazione per il mancato pagamento delle spettanze ai redattori e ai collaboratori, i contratti a termine scaduti e le carenze di organico che costringono il personale a pesanti carichi di lavoro.
Oggi, lunedi 1 agosto, i giornalisti di Calabria e Basilicata lanciano pubblicamente il loro grido di protesta che – spiega il Comitato di redazione – giunge inevitabile «dopo aver preso atto della mancanza di risposte concrete da parte dell’azienda su diversi problemi più volte sollevati dalla redazione». Questi i motivi della protesta, illustrati dal Comitato di redazione:
«Mancato pagamento delle spettanze: nell’ultima comunicazione giunta dall’azienda, dopo vari incontri e interlocuzioni con il cdr, Eps non ha fornito allo stesso Cdr alcuna certezza sul pagamento delle spettanze ai giornalisti per le mensilità di maggio 2022 e giugno 2022 (quattordicesima). Il protrarsi del pagamento degli emolumenti dei dipendenti, oltre alle ovvie conseguenze di carattere sociale, che potete ben immaginare, incrementa lo stato di stress lavorativo anche alla luce del fatto che l’azienda non fornisce trasparente e attendibile indicazione circa l’evolversi della fase di incertezza che perdura da molto tempo.
Questione collaboratori: molti collaboratori attendono il pagamento degli arretrati e alcuni di loro hanno sospeso il rapporto con l’azienda in attesa di risposte tangibili con conseguente impoverimento del giornale.
Contratti scaduti e personale insufficiente: L’azienda ha fatto ricorso a contratti a tempo determinato per completare l’organico e consentire la regolare uscita del giornale in edicola. Molti dei colleghi con un rapporto a tempo determinato non ha avuto rinnovato il contratto, determinando di conseguenza maggiori carichi di lavoro sul personale in servizio. La situazione più grave in Basilicata dove cinque giornalisti non hanno ottenuto il rinnovo del contratto e di conseguenza la redazione della Lucania si ritrova con personale ridotto e carichi di lavoro immutati. A questo si aggiungono altre carenze evidenti che riguardano le redazioni di Vibo Valentia, di Reggio Calabria, Catanzaro e la redazione web.
Pur avendo presente la crisi attuale che ha portato i giornalisti ad accettare la cassa integrazione per gli anni 2020 e 2021, dimostrando particolare sensibilità alle problematiche evidenziate da Eps, nonché attaccamento e senso di responsabilità, è tempo di ottenere risposte concrete dall’azienda per troppo tempo promesse e non mantenute. Per tali motivazioni si proclama lo stato di agitazione. Il cdr per l’ennesima volta di fronte alla convocazione di un incontro da parte di Eps, pur se arrivata in ritardo rispetto a un ultimatum, si rende disponibile a un confronto con i vertici aziendali con la speranza che si mettano in campo azioni condivise per sostenere il lavoro di giornalisti, poligrafici e collaboratori, e si riserva l’astensione dal lavoro, già annunciata e solo posticipata, che sarà messa in essere subito se non arriveranno da Eps risposte concrete».
Carlo Parisi: «Figec al fianco di redattori e collaboratori»
Carlo Parisi, segretario generale della Figec, la Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione federata Cisal, esprime «piena e convinta solidarietà ai giornalisti del Quotidiano del Sud, da oggi in stato di agitazione per rivendicare il pagamento delle spettanze da maggio per i redattori e, in alcuni casi, relative a quasi due anni per i collaboratori». Parisi sottolinea che «la Figec è schierata ai fianco dei giornalisti del Quotidiano del Sud ed è pronta ad affiancarli e ad assisterli in questa delicata vertenza. Nel contempo, lancia «un appello all’editore Eps affinché, al più, presto, risponda con atti concreti alle sacrosante rivendicazioni dei redattori e dei collaboratori che continuano a garantire l’uscita del giornale con serietà, professionalità e spirito di sacrificio, condizioni essenziali per un’informazione di qualità che non può derogare dal rispetto della dignità dei giornalisti e delle loro famiglie».