di Cristian Fiorentino
Nonostante il covid, le restrizioni e altre limitazioni necessarie, anche in questo particolare 25 aprile 2021 a Corigliano C. si è rinnovata la devozione al Santo Patrono “S. Francesco di Paola”.
Solenni riti incentrati sul più importante aspetto religioso e preordinati come si conviene e con la massima cura dai Padri Minimi, diretti dal Superiore Padre Giovanni Tolaro e Padre Domenico Gammuto, nonché dal comitato pro festa e dai portatori della statua. Culti spalmati dal 23 al 25 aprile basati quest’anno sulla famiglia, il laicato, la carità e la festa. Presso le frazioni dello scalo e di Schiavonea nei gli stessi giorni vi è stata anche la visita di una Santa reliquia. Saranno mancati tanti altri momenti e situazioni, comuni a tutte le feste patronali, ma di certo non è mancato l’essenziale: la dedizione a San Francesco. Linee salienti emerse nella Messa Solenne del 25 aprile mattina, alla presenza di autorità civili e religiose e animata dalla schola cantorum, e presieduta da un saggio declamatore come l’arcivescovo e amministratore Apostolico dell'arcidiocesi di Reggio Calabria- Bova Giuseppe Fiorini Morisini. Omelia ancora una volta risoluta e concreta badando al fulcro delle riflessioni: «La figura del “Buon Pastore” proposta oggi dal vangelo- afferma Morosini- è la vocazione stessa intesa nel tempo come missione di Gesù. Identificazione della fede cristiana come messaggio necessario ad una vita di ascolto che risponda alle esigenze spirituali. Come tutti i Santi anche San Francesco ha accolto e continuato questo messaggio di salvezza. La salvezza è l’impostazione di vita felice fatta di valori che guidano il mio cammino per il raggiungimento degli obbiettivi. C’è da fare i conti, però, con la realtà perché i riti che oggi tramandiamo in onore al Santo devono avere un riscontro fattivo. Il problema è che non più tollerabile, specie da parte degli adulti nei confronti delle nuove generazioni, professare riti e credenze religiose alle quali poi non corrisponde un cammino di vita. Non è possibile trovare le stesse persone che professano questi rituali invischiati in atti criminali e delittuosi. Non è possibile che i ragazzi che passano davanti ai banchi delle chiese li ritroviamo in contesti violenti e delinquenziali. La trasmissione di Fede deve essere concreta e bisogna orientare ad un cammino sano con dei valori certi e cristiani. Non si possono educare i giovani prima al catechismo e poi al rinnegamento degli stessi una volta adulti. Dobbiamo essere prima di tutto noi trainanti con le nostre responsabilità. San Francesco- rimarca Morosini- predicava alla gente il modo in cui veniva affrontata la vita quotidiana. Tra le varie mancanze, si è perso il concetto di eternità. Tutto è incentrato in questa vita senza considerare la prospettiva dell’eternità. Il tutto senza considerare la mancanza di dignità dell’uomo perché tutto ruota intorno all’economia e poco importa se si calpestano gli altri e la natura. La vita è una conquista e non bisogna levare i sacrifici ai ragazzi ma guidarli e fargli sporcare le mani affinché crescano con quei valori basilari per il bene comune. Bene comune ostacolato dalle mafie ma la società a piccoli passi deve insegnare l’inversione di rotta. La fine della scristianizzazione passa anche dalla sintesi dettata da San Francesco (citando la prima lettera di San Paolo ai Corinzi) “La Sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio”. Prima o poi tutti dovremo fare una scelta di vita così come ci indica da sempre San Francesco e affinché si possa rinascere attraverso una vita cristiana e coerente». Prima della celebrazione Eucaristica, si è svolto il rituale dell’atto di affidamento della città e la consegna delle chiavi al Santo da parte del sindaco Flavio Stasi. A margine della stessa, invece, una delegazione dei vigili del fuoco ha omaggiato il monumento di marmo di San Francesco, posto davanti al piazzale del santuario, con una corona di fiori. Particolare anche la Santa Messa della sera del 25 aprile presieduta sempre da Monsignor Morosini che ha rimarcato ancora alcuni concetti: «Anche San Francesco animato dalla sua vocazione, prima da eremita e poi da fondatore dell’ordine dei Minimi, raccoglie gli inviti da ogni dove e lascia in mezzo al popolo il seme della sua presenza. Oggi come allora bisogna avere corresponsabilità nell’avere nuove vocazioni e nuovi sacerdoti per la cura del proprio “gregge”, dei propri fedeli e della sopravvivenza delle stesse parrocchie. Bisogna evitare di squadrare i sacerdoti mettendoli spesso in difficoltà con malelingue. Per le vocazioni bisogna pregare ed essere preparati ad accogliere le chiamate. Le vocazioni oggi si scontrano con le ostilità della nostra società. I ragazzi avvertono spesso la contrarietà e desistono nell’intraprendere il cammino. Le famiglie devono capire che i figli che accettano la vocazione non sono persi anzi. Certo la vocazione ha delle responsabilità e va tutelata e incoraggiata. San Francesco incoraggiava alla fedeltà i frati rimarcando sempre le proprie promesse. E il mio augurio è che Corigliano possa continuare ad offrire nuove e sagge vocazioni rinnovando un fulgido e storico rapporto». E a corredo dell’intensa giornata festiva, il venerato busto di San Francesco è stato accompagnato sul sagrato antistante per la benedizione alla città e ai cittadini con la canna del Taumaturgo. L’augurio ovviamente è che sin dal prossimo anno ci possa essere un ritorno a tutte le altre tradizioni in onore del Santo Patrono ad iniziare dalle processioni, alla fiaccolata del 24 sera, all’infiorata sotto l’antico acquedotto di via Roma, senza dimenticare i festeggiamenti civili, ma restando concentrati sull’essenziale e la devozione a San Francesco di Paola.