Premesso che il teatro Valente a differenza degli altri luoghi di spettacolo non ha subito chiusura alcuna, a seguito delle disposizioni Covid-19 nell’anno pandemico 2020 e in questi primi mesi del 2021, perché chiuso ordinariamente (la chiusura è infatti allo stesso connaturata); mi chiedo se, in tutto questo tempo, qualcuno abbia sentito il bisogno di fargli visita, pensandolo solo, al buio, come si fa con un amico che non sta bene.

Mi chiedo pure se chi di dovere, approfittando della situazione in atto si sia preoccupato non tanto di come e quando farlo partire, piuttosto di risolvere quelle minime questioni, messe a fuoco da più di un anno, nel corso di un sopralluogo, per riadeguarlo alle disposizioni della vigente normativa antincendio. Ben altra cosa è (poi) la programmazione e la realizzazione di progetti che ne garantiscano un’attività corrente, frutto anche di una specializzazione dettata soprattutto dalle limitazioni spaziali dell’organismo. In più di un’occasione ho cercato di scuotere da negligenza e riottosità gli Amministratori che si sono succeduti negli anni, ricorrendo se necessario ad espressioni rudi ma indicando anche esempi da imitare e strade da percorrere. Per non parlare di tutte le volte in cui ho dato la mia piena disponibilità per sopralluoghi congiunti: l’ultimo in ordine di tempo, e prima ricordato , con due rappresentanti dell’attuale Amministrazione (persone avvedute e cari amici) ai quali ho fatto prendere visione dello stato di semiabbandono in cui versa la struttura. Più volte, inoltre, mi sono espresso per far recepire che non si raggiunge obiettivo alcuno se la conduzione del Teatro non si affida a persona esperta, ovvero un responsabile o direttore che dir si voglia, che sia insieme consulente artistico, in quanto competente in materia di spettacolo, e manager; in grado egli stesso di fare squadra con altre competenze. L’energia richiesta scaturisce da cuori pulsanti all’unisono! L’incarico di cui parlo deve, per forza di cose, provenire da prove concorsuali per titoli o esami come richiesto per tutte le direzioni di enti culturali che, una volta ricoperto, va retribuito secondo i previsti parametri e anche oltre se si pensa alla duplice direzione del teatro Paolella a Rossano e del Valente a Corigliano. Entrambi situati nei centri storici delle rispettive aree urbane, entrambi restaurati, ma ai quali non si riesce a imprimere la giusta e necessaria forza propulsiva per farli partire, ciascuno con una propria caratterizzazione. E a proposito di caratterizzazione mi preme ricordare che una volta inaugurato il Valente (19 febbraio 2006), che iniziava la sua timida attività tra concertini jazz e recite scolastiche, si dava inizio ai lavori di ristrutturazione dell’ex complesso della Riforma (di cui il Valente è parte) per fare del chiostro a piano terra e dei tre piani in elevazione un centro integrato di musica, arte e spettacolo così come preventivamente concordato con l’allora direttore Reda del Conservatorio Giacomantonio di Cosenza e la sig.ra Giuliana Lojodice, moglie del compianto maestro Tieri. Stato attuale del complesso: squallore assoluto! derivante dall’aver voluto collocare funzioni inappropriate in spazi propriamente progettati. Finanche l’esposizione permanente di carte e documenti, dedicata al maestro Vincenzo Valente risulta mortificata perché relegata in uno spazio non adeguato che è quello progettato per accogliere il bar bistrot dell’intero complesso. Ritornando al Covid-19 che ha cambiato la vita di ciascuno, nessuno può dire che sia stato il virus a impedire di sanare alcune situazioni e mettere così in grado lo spazio teatrale di accogliere, quando tutto sarà finito, iniziative e spettatori. In esso purtroppo continua a perpetuarsi una noncuranza e inattività che, fra non molto, potrebbe causarne il degrado totale con la decimazione di impianti, attrezzature, arredi e tutto quanto è costato alla Comunità oltre un milione di euro. E la cosa si configurerebbe non solo come atto di violenza ai danni della struttura, ma anche come grave offesa agli illustri Coriglianesi, eredi e continuatori di una grande tradizione teatrale e musicale. Come affermato da più parti anch’io mi permetto di ricordare ai signori in indirizzo che il Covid si combatte anche con le armi della cultura e a loro dico pure: approfittate del momento, recuperate il tempo perduto, fate ciò che occorre fare fino a quando l’eliminazione del virus non consentirà di riprendere le vecchie sane abitudini e di tornare a vivere. Caro Sindaco, cari Assessori e Consiglieri tutti, partite dalla tabula rasa che questa epoca ci consegna e sulla quale occorrerà lavorare con immaginazione al limite della follia; lavorate con la vostra Città (fra l’altro di recente costituzione), perché ogni teatro costituisce sempre un ritratto di essa; fatevi trasportare dal desiderio di riuscire a realizzare cose che possano essere vive e appassionanti, capaci di rendere speciale l’andare a teatro.

 

                                                  Francesco Cilento Architetto

                            Governatore medaglia d’oro del Club di Topolino

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