Il direttore di Altre pagine, il dr Fabio Buonofiglio, sin dalla recente campagna elettorale, dichiarò pubblicamente di essersi schierato con Flavio Stasi, e finora non si è smentito, continuando a declamarne le “ gesta eroiche”.

La sua coerenza politica però non ripaga del suo essere giornalista “imparziale ed obiettivo” e come tale , quindi, eticamente va a farsi benedire. Sarò breve! In estrema sintesi, il Buonofiglio, così come non sa dire dove sia finita la legna sequestrata da Stasi all’operaio potatore , allo stesso modo non sa che pesci pigliare quando gli si chiede cosa accadrebbe al servizio d’illuminazione se a Gino Spezzano venisse, davvero, tolto di colpo l’appalto d’ illuminazione.  Egli non lo sa, ma artatamente riporta a titolo di un suo articolo: “Clamoroso: il Comune “scioglie” un contratto d’appalto da 24 milioni”. Ricevendo molti like, seppur la notizia è falsa ovviamente. Perché falsa? Cosa non quadra dell’informazione di Fabio Buonofiglio? Vediamolo insieme. Nella sua ultima “difesa d’ufficio”, il buon Fabio che non ne azzecca una, cerca di spiegare, in modo molto confuso, che la decisione della revoca del contratto per l’illuminazione stipulato da Gino Spezzano , illo tempore, nel 2017 con il comune di Corigliano Calabro, è nelle mani del Sindaco Stasi. Anche questo, ovviamente, non è vero. Difatti, agli atti vi è solo l’intenzione, l’inizio del procedimento dirigenziale di revoca del contratto… e molti dubbi. All’origine di questa storia vi è un bando a Direttiva 2014/24/UE, promosso, precisamente giorno 01/12/2016, dalla Stazione Unica Appaltante della Provincia di Cosenza per conto del Comune di Corigliano Calabro. Trattasi della Gestione integrata del servizio di illuminazione pubblica e realizzazione di interventi di efficienza energetica e di adeguamento normativo sugli impianti del territorio comunale — CIG: 67451913B3. Valore, IVA esclusa: 16 125 000.00 EUR Dopo la gara espletata a carattere pubblico e comunitario, con l’apertura delle offerte avvenuta il 24/01/2017, l’impresa di Gino Spezzano risulta esserne vincitrice e così nel marzo 2017 stipula il contratto con il comune di Corigliano Calabro. Da allora sono trascorsi ben 32 mesi. Questo contratto, e l’impresa di Gino Spezzano, vennero sottoposti ad una serie di verifiche, allora richieste dall’Amministrazione comunale e sembra che siano state espletate dagli organi preposti: ANAC , Guardia di Finanza, ect. Nel bando e poi nel contratto, ritenuto valido a tutti gli effetti di legge, è contenuta una clausola in cui si determina che non è possibile attuare alcuna variante al già stabilito. Dopo circa nove mesi, nel Gennaio 2018 , ben 22 mesi fa l’impresa, tanto sostiene lo stesso Spezzano, richiede una verifica tecnica che gli viene accordata. L’ integrazione o variante, successiva alla verifica, per circa 8 milioni di euro complessivi, viene ad essere accolta nel periodo commissariale a firma, molto probabilmente, dello stesso dirigente Francesco Amica. Ed è, difatti, questa la parte dell’appalto che si ritiene irregolare. Un parere legale richiesto all’epoca del Commissario Bagnato giunge in tempi successivi e molto probabilmente tardivi, in agosto, nelle mani di Stasi, o a chi per lui, dove viene rilevata che quella variante o integrazione non doveva esserci. Per questo Stefano Mascaro giustamente afferma che Stasi non tocca palla se non con un fuorigioco evidente ed a partita finita. Il 15 settembre, dice Fabio Buonfiglio, Stasi sollecita attraverso lettera la risoluzione in autotutela del contratto. Vedremo trattasi di una lettera morta! Anche perché il procedimento viene attivato dal dirigente con ulteriore ritardo. Per questo le cose si complicano per il dirigente ing. F. Amica. Difatti, nella malaugurata ipotesi che fosse stato lui stesso, Francesco Amica, ad accordare all’impresa quella variante nel marzo 2018, oggi dovrebbe chiarire il suo atto (ed i suoi presumibili ritardi) ossia quello di attivare un procedimento ricorrendo alla revoca del contratto in autotutela, per giunta senza aver fatto i conti con la Madia, Legge n. 124/2015 ,che così intima: “Ai fini dell’esercizio dell’annullamento d’ufficio è necessario che il potere venga esercitato entro un termine ragionevole, comunque non superiore a 18 mesi. Ne consegue che, qualora l’annullamento d’ufficio intervenga oltre il termine massimo indicato, lo stesso provvedimento di ritiro potrà essere censurato dinanzi al G.A. per violazione di legge.” Ora è chiaro che, trascorsi i tempi ragionevoli dei 18 mesi, l’imprenditore Spezzano potrà far valere le sue ragioni nelle sedi opportune, ma resta un quesito da risolvere. Perché il dirigente Francesco Amica si accorge dopo circa due anni che quella variante da lui probabilmente avallata, oggi dev’essere, fuori dai termini, revocata con l’intero appalto? Inoltre, se quest’aspetto di negligenza o di sospetta irregolarità non fosse più impugnabile, o comunque, se nel suo iter perdesse di efficacia, chi eventualmente ne risponderebbe del danno nel caso ,molto probabile, che l’imprenditore dovesse uscirne indenne? Chi ne pagherà, quindi, le spese e l’eventuale danno erariale? La “testa” dell’ing. Francesco Amica certamente rotolerebbe in un sol colpo. La questione, tuttavia, non pare sia isolata , vi sarebbe ( il condizionale è d’obbligo) un’analoga vicenda che riguarderebbe una variante in seno al contratto con la ECoRoss, dove anche in quel caso vi sarebbe una “variante” milionaria sospetta che, per ora, il buon Fabio Buonofiglio tiene in caldo, come il segreto di pulcinella. Ma questa è solo la punta dell’iceberg, perché “nulla di nuovo vi è sotto questo cielo”. Nel frattempo come cittadinanza attiva chiederemo l’accesso agli atti ed eventualmente porteremo tutto dinanzi alla Procura della Repubblica. Contestualmente verificheremo se vi siano altri interessi, oltre a quelli legittimi di carattere generale. Superfluo è, quindi, sottolineare che disinformare per propagandare le “gesta eroiche” di Flavio Stasi resti l’obiettivo prioritario di Fabio Buonofiglio.
Tanto dovevo.


Presidente del M.A.C. Alfonso Caravetta 

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