Nella foto Luigi Algieri (foto tratta da www.coriglianoinforma.it)
di Franco Oranges
E’ un segno del destino e del cielo se Luigi Algieri, ultimo reduce della Seconda Guerra Mondiale, ha terminato la sua corsa proprio lo scorso 5 novembre. Lui, sempre presente alla Cerimonia delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale, ha voluto, sebbene non fisicamente, partecipare anche a quella di questo anno.
E più che da ex soldato, l’ha sempre vissuta come autentico testimone di quello che lui ha sempre definito “uno scempio”. Lui, che ha assistito alle deportazioni, che ha visto donne, uomini e bambini piangere nell’andare alla morte, che ha difeso la Patria offrendo la sua giovinezza – aveva poco più di diciotto anni - e che ha temuto di essere ucciso e di non riabbracciare più la sua famiglia e i suoi cari, ha vissuto per ben 97 anni perché, diceva, “…era il vivente soldato di una Guerra… inutile, che ha portato morte e dolore…”. Ed era per questo che bramava di poter dire la sua in ogni occasione in cui la nostra comunità faceva memoria degli eventi bellici e della Shoah … perché aveva visto, aveva assistito, era stato protagonista diretto di quel triste tempo. E fu proprio in occasione del 4 novembre 2016, data per me memorabile, che il Sindaco del tempo, Giuseppe Geraci, alla presenza di un folto stuolo di giovani e studenti, lo chiamò a parlare, a dare il suo contributo a quella Festa che, per lui, rappresentava il ricordo di tanta e tanta tristezza. E prendendo la parola, visibilmente commosso e tremante, raccontò aneddoti ed episodi di quell’epoca buia. Ma volle rivolgersi ai giovani ai quali indirizzò parole lapidarie che originavano da una mente semplice e buona: “…se voi mi chiedeste il perché mi sono salvato, vi rispondo: per la grande Fede nel Signore e in San Francesco di Paola… pregavo, pregavo, incessantemente … era l’unico conforto, l’unico appiglio a cui aggrapparmi nei momenti di sconforto, paura, solitudine … veder morire non è una cosa bella…. Per questo vi dico: abbiate Fede, Dio c’è, esiste in ognuno di noi e ci cammina accanto e dice a voi: coltivate e preferite la Pace, respingete e rifiutate la Guerra che porta solo morte e disastri … siete giovani e dovete amare la vita”. Lo ritenni, quello, un vero testamento di un uomo buono, semplice, educato, ricco di valori e di princìpi sani, fedele al culto della famiglia e dell’amicizia e, soprattutto, fedele al Cristo che ha riconosciuto sulla terra come suo Salvatore. Ti sia lieve la terra, caro zio Luigi, e ti ringraziamo per la vivida testimonianza che ci hai lasciato. Il Cristo nel quale hai fermamente creduto ti ricompenserà perché … hai amato tutti, hai rispettato tutti, hai servito tutti.