Pubblichiamo la lettera dell’Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone per il Mese missionario straordinario.

Dice il Signore: «Andate, predicate il Vangelo a tutte le genti, battezzatele e insegnate loro a osservare tutte le cose che vi ho comandato».

 

  1. Carissimi, quest’anno la tradizionale tonalità missionaria del mese di ottobre si arricchisce di una particolare sottolineatura, voluta da papa Francesco per il mondo intero, indicendo, infatti, «un tempo straordinario di missionarietà per commemorare il centenario della promulgazione della Lettera apostolica Maximum illud di papa Benedetto XV (30 novembre 1919)» (Francesco, Lettera del 9 giugno 2019: Battezzati e inviati. La Chiesa di Cristo in missione nel mondo).

 

  1. Si tratta di dare sempre più vigore alla consapevolezza, all’azione ed al sostegno al compito “nativo” della Chiesa, nella quale i fedeli cristiani (laici, ministri ordinati e persone di vita consacrata), sono chiamati ad annunciare al mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto. Ormai, oltre alle stazioni missionarie nei paesi in cui non è ancora del tutto giunto il messaggio di Cristo, le Chiese che sono in Italia, vivendo in un contesto di secolarizzazione che porta la gente ad agire ed operare come se Dio non ci fosse, vanno scoprendo anche la missione inter gentes .

 

  1. Come vi ho scritto nella Lettera pastorale di quest’anno, all’annuncio portato nelle terre non ancora cristiane, la missione ne associa uno nuovo per le nostre terre, purtroppo, secondo alcuni, sempre meno cristiane. Sul mistero di questa missione, che ci coinvolge tutti dal profondo del nostro intimo, pur nella consapevolezza della nostra piccolezza, mi piace rievocare le parole di San Paolo: «Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio, che disse: “Rifulga la luce dalle tenebre”, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo. Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio» (2Cor 4,5-15).

 

  1. Nella sua lettera il papa ripete: «Noi non facciamo proselitismo – ma (abbiamo) una ricchezza da donare, da comunicare, da annunciare: ecco il senso della missione.

Gratuitamente abbiamo ricevuto questo dono e gratuitamente lo condividiamo (cfr Mt 10,8), senza escludere nessuno». Tutti coloro che si dichiarano discepoli (anche impliciti) del Signore Gesù debbono sentirsi coinvolti in questo sforzo corale di rinnovato annuncio dell’Eterno nel tempo con una testimonianza viva e coerente. Del resto, il dato originario del Vangelo non si trova solamente nella Buona Notizia della proclamazione del regno di Dio, della sua prossimità che ama e che risana, ma coinvolge sin dall’inizio del ministero di Gesù anche i discepoli (Mc 3,13-14). La loro missione non viene conferita solo alla fine della vicenda di Gesù (Mt 28), ma è un momento essenziale dell’annuncio del Signore, già dall’inizio del ministero in Galilea, mentre li forma Gesù li invia ad annunciare la sua parola e a ripetere i gesti da lui compiuti chinandosi sulle miserie e fragilità degli uomini e delle donne del suo tempo. Non si dà annuncio del Vangelo senza Chiesa, ma non si dà Chiesa che non annunci il Vangelo. Ci si deve, perciò, interrogare sul come e sul perché quest’antico dinamismo missionario (Ad gentes) delle nostre Chiese stia qui e là raffreddando e, in alcune determinate situazioni, sembra che si stia addirittura eclissando.

 

  1. Riguardo le tante tradizionali attività a sostegno della missione e delle missioni, suggerisco ai pastori di dedicare almeno un giorno la settimana all’approfondimento della “carta d’identità della missione”, che è il Battesimo in cui già siamo inviati con lo stesso rito dell’”effatà”: «…il Battesimo -ci ricorda ancora il Papa nella lettera del 9 giugno- è dunque veramente necessario per la salvezza perché ci garantisce che siamo figli e figlie, sempre e dovunque, mai orfani, stranieri o schiavi, nella casa del Padre. Ciò che nel cristiano è realtà sacramentale – il cui compimento è l’Eucaristia –, rimane vocazione e destino per ogni uomo e donna in attesa di conversione e di salvezza. Il Battesimo infatti è promessa realizzata del dono divino che rende l’essere umano figlio nel Figlio».

 

  1. La festa di santa Teresa di Gesù Bambino, dal 1927 proclamata Patrona delle missioni con San Francesco Saverio, segna l’inizio dell’ottobre missionario. Invito i presbiteri e comunità religiose a sensibilizzare i fedeli già nelle SS. Messe del 29 settembre ed a predisporre preghiere, riflessioni, testimonianze soprattutto il 1° ottobre ed il 20 ottobre, “Giornata missionaria mondiale”. Ciò ravvivi la centralità della Missio ad gentes nella vita di ogni battezzato e con grande sollecitudine verso la Chiesa universale, si faccia “pellegrino dalle proprie case verso ogni angolo della terra per portare a tutti “la gioia del Vangelo”.

 

  1. Desidero, inoltre, che sin dalla giornata missionaria ci si proietti verso il 2022, quando ricorreranno tre anniversari importanti per il mondo missionario: i 400 anni della istituzione della “Congregatio de Propaganda Fide” da parte di papa Gregorio XV, il 22 giugno 1622; i 200 anni dalla nascita dell’Opera della Propagazione della Fede per iniziativa della venerabile Pauline Jaricot; il centenario del riconoscimento di “Pontificia” di questa Opera, fatto da papa Pio XI con il motu proprio Romanorum Pontificum.

 

  1. Invito i presbiteri, le catechiste, i catechisti, i movimenti e le aggregazioni laicali a far conoscere ai bambini che si preparano alla prima Comunione ai cresimandi ed ai fedeli tutti, quest’ansia missionaria propria della Chiesa e di ogni buon credente, per condividere con gli altri i grandi doni che abbiamo ricevuto ed a chiedere a Gesù di sostenere tutti i missionari del Vangelo, affinché la buona novella, portatrice di salvezza, si diffonda in tutto il mondo. In proposito rammento che un prezioso aiuto sono i sussidi inviati dal Centro missionario nazionale: essi si possono richiedere anche all’ Ufficio missionario diocesano. Nei giorni feriali di tutto il mese di ottobre, consiglio a tutti i presbiteri che celebrano l’eucaristia di lasciare in adorazione -dopo la comunione- per una decina di minuti l’eucaristia consacrata (la pisside) sull’altare per poi concludere la celebrazione con l’orazione post-communio e la benedizione finale.

Affido questi pensieri a san Francesco Saverio ed a santa Teresa di Lisieux, Patroni delle missioni.

Vi benedico tutti uno ad uno. Anche voi beneditemi e, soprattutto, pregate per me.

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