Di seguito il messaggio integrale di Monsignor Giuseppe Satriano per la festa dei Santi Nilo e Bartolomeo e indirizzata alla cittadinanza di Corigliano Rossano
Saluto con gioia voi tutti e, con voi, saluto il nostro Sindaco e gli amministratori tutti.
È bello vedervi qui numerosi intorno ai nostri Santi Patroni, mentre ci uniamo spiritualmente ad altre comunità che, con noi, fanno memoria di San Nilo il giovane, “il più illustre figlio di Rossano” (Francois Lenormant).
Questa nostra festa, oggi, ha un sapore diverso, poiché ci ritroviamo a vivere una svolta storica che ci vede dentro una nuova realtà urbana con Corigliano e con una nuova amministrazione civica, la prima del nuovo comune di Corigliano-Rossano.
Momenti delicati per tutti, cittadini e amministratori, che nell’assumere una nuova e diversa fisionomia del convivere, devono confrontarsi con le difficoltà e con le opportunità che questo tempo offre.
È proprio in momenti come questo che tornare a contemplare il passato può aiutarci a decodificare il presente, per declinare al meglio la vita, le nostre responsabilità.
Quando guardiamo ai Santi, corriamo sempre il rischio di idealizzarli o incastonarli in un tempo astratto, senza coordinate, rendendo questi uomini e queste donne figure desuete, eteree, poco significative per il presente e tanto meno per il futuro.
Contemplando i nostri Nilo e Bartolomeo, ma con loro vorrei ricordare Santa Teodora da Rossano e il Beato Stefano, sempre da Rossano, non dobbiamo dimenticare come il loro tempo avesse somiglianze con il nostro.
Ieri come oggi, un esasperato e arido individualismo spingevano la società a frammentarsi, dividersi e contrapporsi, anche in nome di Dio.
Tempi duri e oscuri, tempi di tenebra quelli del Medioevo ma che preparavano una nuova stagione di vita, una nuova era.
Nilo e Bartolomeo, incentrando la loro vita nella preghiera e nell’accoglienza, si attestano come veri edificatori del regno di Dio, ma anche realizzatori di percorsi, culturali e di fede, capaci di contribuire alla maturazione di nuove stagioni di vita per la società e la Chiesa stessa.
Nilo diviene ben presto esponente autorevole e amato di questo nuovo e arduo stile di vita che viene a contrapporsi alla decadenza dei valori che affligge il Sacro Romano Impero.
Con la loro audace testimonianza, coltivano e irradiano, nella cultura del tempo, stili di vita incentrati sulla relazione con il divino.
La loro “fuga mundi” altro non è che tempo generativo per declinare un cristianesimo avulso da ogni impedimento familistico e di potere, dove il primato di Dio diviene il valore assoluto.
Quello del monachesimo praticato da Nilo e Bartolomeo è un cristianesimo di frontiera che sa stare a testa alta e con le spalle diritte dinanzi al potere politico e alle derive temporali di una Chiesa, che rischiava di dimenticare le sue umili origini evangeliche.
La loro esistenza si spende in un esercizio di carità radicale, a favore dei fratelli e, animata da una profonda intimità con Dio, diviene per molti sorgente di luce per discernere e districarsi nei meandri della vita.
Ecco l’insegnamento per noi che spesso conduciamo una vita insoddisfacente e anonima. Non partecipiamo alla vita della polis, abdicando ad essere cittadini attivi, coltivando un facile qualunquismo ed opportunismo. Diveniamo facili alla rassegnazione non sostenendo quanti testimoniano, con coraggio e servizio, l’impegno etico, la coerenza, il dedicarsi agli altri, al bene comune. Non riusciamo ad essere guide autorevoli per i nostri giovani che delusi si ripiegano su se stessi.
Nilo e Bartolomeo, come successivamente anche Francesco di Paola, ci scuotono e ci ricordano con viva forza che solo a partire da Dio e dall’amore vero per le Sue creature, troveremo la capacità di divenire luce e speranza per il mondo.
Disponiamoci a fare tesoro di quanto i santi ci consegnano per donare ai nostri figli una vita bella e degna di questo nome.
Auguri a tutti e Buona festa.
+ Giuseppe Satriano