Si è svolta nella giornata di oggi la cerimonia di benedizione del Monastero delle Suore Agostiniane sito a Piana Vernile località Rossano, nel giorno della memoria liturgica del grande padre della Chiesa, Sant’Agostino.
É il primo monastero di clausura femminile agostiniano del sud Italia, e dell’intera Italia. Alla cerimonia, tra gli altri, erano presenti il vescovo mons. Satriano, l'Ordinario Militare d'Italia mons. Santo Marcianò (che all’epoca dell’insediamento delle 4 religiose che compongono la piccola comunità nata 10 anni fa, offrì alle monache dell’eremo di Lecceto, in Toscana, la possibilità di dar vita a una nuova fondazione monastica a Rossano.Erano presenti anche il vescovo di Oppido-Palmi, mons. Milito, e i sindaci di Corigliano-Rossano, Paludi e di Cropalati. Nel corso della cerimonia religiosa, davvero molto partecipata e sentita, il vescovo mons. Satriano ha tenuto l'omelia che qui di seguito riportiamo integralmente: " Il cuore è in festa perché stiamo vivendo una significativa esperienza di fraternità, nella quale ci ritroviamo con gioia attorno alle care monache agostiniane. Esperienza vivificante di lode e di rendimento di grazie al Signore, sorgente di misericordia e dispensatore di vita. La festa di S. Agostino ci avvolge con tutta la sua ricchezza, imprimendo a questa celebrazione un vigore, colmo della passione e della forza di un uomo, di un credente, di un pastore che ha ricercato la verità, la fonte dell’eterno amore e da esso si è lasciato travolgere. Ieri sera abbiamo trascorso momenti intrisi di cielo e “rapiti dalla musica interiore ed estasiati dalla sua armonia”, siamo stati condotti nella terra del cuore cogliendo il viaggio spirituale di Agostino. Abbiamo fatto nostre l’inquietudine della sua anima e l’esplosione del vivere che in quel: “Magnificate il Signore con me”, ci ha introdotti a questo solenne momento di Chiesa.
Abbiamo da poco benedetto questo luogo ricco di una memoria importante per la nostra Chiesa diocesana; spazio di umanità e di fede, dove generazioni di credenti si sono avvicendati in diverse esperienze ecclesiali; realtà che oggi diviene monastero, ovvero scrigno e arca, come le nostre monache, nel loro scritto, lo hanno definito. Per un verso “scrigno”, capace di contenere beni preziosi, quali il silenzio, l’ascolto, lo studio, la fraternità, la preghiera e il pensare e discutere insieme. Scrigno in cui possiamo ritrovare il senso e la preziosità della vita che ci è stata donata. Dall’altro “arca”, realtà capace di custodirci nelle tempeste della vita. “Un guscio per restare a galla in tempi di burrasca”, per quando siamo smarriti, persi sotto il peso della vita o nelle fatiche di una scelta. Non una realtà alienante e alienata, ma uno spazio vivo di umanità vera e di ricerca autentica del senso da dare al cammino che siamo chiamati a percorrere. Per tale ragione, sono convinto che quanto stiamo vivendo con l’inaugurazione di questa nuova realtà ha un respiro grande, un respiro universale di speranza, il respiro della Chiesa. Oggi veniamo immersi in un tempo di grazia, kairòs, in cui la storia della salvezza diviene la nostra storia. Dio intreccia, in questo giorno benedetto, la sua storia d’amore per l’uomo con la nostra storia e la apre alla speranza. La montagna di Rossano torna ad essere abitata da quella vibrante ricerca di Dio che, più di 1200 anni fa, rese gravide di fede queste contrade della Calabria - mi riferisco all’esperienza cenobitica del monachesimo basiliano. La presenza delle monache agostiniane ci consegna, ancora una volta, la possibilità di rinascere dall’alto, attraverso la contemplazione, il silenzio e l’ascolto. Come affermava dieci anni fa S.E. Mons. Santo Marcianò, che torno a salutare con affetto, l’accogliere le Monache di Lecceto diviene opportunità bella per imparare la via della preghiera, strada preziosa per dilatare l’esistenza e coglierla nel suo fluire di grazia. Siamo grati a queste donne coraggiose e innamorate. Immerse in una vita di contemplazione, silenzio e ascolto della preghiera, ci additano con la loro testimonianza, uno sguardo capace di ridare vigore e senso alla vita, uno sguardo dall’alto, intriso della luce che viene da Dio. Uno sguardo in grado di introdurci in un mondo altro, dove il superfluo cede il posto all’essenziale e dove il bisogno dell’effimero si apre al desiderio del cielo, desiderio che pulsa nascosto nel profondo di ciascuno.
Dicevo donne coraggiose e innamorate, poiché hanno messo in gioco il loro cuore, lasciando spazio a Dio e vivendo con amore grande, orientate verso di Lui e verso i fratelli. La Parola risuonata in questa assemblea ci coinvolge e a ci aiuta a comprendere le coordinate esistenziali che, sull’esempio di Agostino, siamo chiamati ad assumere nel nostro pellegrinaggio terreno. L’incontro con la Verità di Dio diviene scoperta della Carità che infiamma la SS. Trinità e, di conseguenza, appello ad amare con tutto se stesso i fratelli: “Un cuor solo e un’anima sola protesi verso Dio” (S. Agostino, Regola, cap.1), facendo eco a quanto la prima lettura ci ha consegnato con il libro degli Atti degli Apostoli. Ma a questa consapevolezza Agostino giunge attraverso una ricerca purificatrice che lo porta alla commozione del cuore, nell’incontro con la Parola di Dio. È proprio la Parola di Dio, un brano della Lettera ai Romani, nella quale Agostino s’imbatte, che lo porta a guardarsi dentro e a cambiare la sua vita mentre disperato, nella sua casa di Milano, invocava chiarezza. Una parola chiara e ferma con cui il Signore lo spinge a vivere un passo deciso e decisivo: “Comportiamoci onestamente… : non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impudicizia e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri”(Rm 13, 13 ss). Come afferma la seconda lettura di oggi, una Parola che giunge in momenti opportuni e inopportuni, ma che sicuramente dirada la nebbia dei nostri capricci e le false dottrine di cattivi maestri. È in questa fervorosa consapevolezza che si fa strada una nuova creazione per Agostino, che dal battesimo in poi dilata il suo cuore alla grazia permettendo a Dio di compiere le sue meraviglie, sino a renderlo Pastore della comunità natia d’Ippona. Oggi, grati e riconoscenti, ci ritroviamo intorno all’altare a celebrare il mistero di Cristo, morto e risorto, ricchi anche noi di una rinnovata consapevolezza cristiana.Oggi veniamo riconsegnati ad un orizzonte di luce, ad un percorso di autenticità e di trasparenza. Oggi siamo chiamati a benedire il “monastero” del nostro cuore, spazio dell’incontro con Dio e con i fratelli. Quanto bisogno abbiamo di tornare al cuore, all’essenziale del vivere, a ciò che conta veramente e dona gioia ai nostri giorni. Quanto bisogno abbiamo di tornare a Dio. Grazie Madre Maria Carmela, grazie Madre Monica, grazie Suor Lucia, Suor Elisa, Suor Clara e voi tutte sorelle qui presenti della famiglia delle agostiniane. Grazie per aver creduto e investito la vostra vita in questa avventura d’amore. Con voi desideriamo ripercorrere le parole del padre Agostino e lasciarci condurre nella terra del cuore:
Tardi ti ho amato,
bellezza così antica e così nuova,
tardi ti ho amato.
Tu eri dentro di me, e io fuori.
E là ti cercavo.
Deforme, mi gettavo
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me,
ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te
quelle creature che non esisterebbero
se non esistessero in te.
Mi hai chiamato,
e il tuo grido
ha squarciato la mia sordità.
Hai mandato un baleno,
e il tuo splendore
ha dissipato la mia cecità.
Hai effuso il tuo profumo;
l'ho aspirato e ora anelo a te.
Ti ho gustato,
e ora ho fame e sete di te.
Mi hai toccato,
e ora ardo dal desiderio della tua pace.
Così sia!
+ Giuseppe Satriano
Arcivescovo